All language subtitles for Un Professore - S02E12

Come ha fatto a fidarsi
dei genitori affidatari ?

Avevano promesso
di non chiamare la polizia.

- Promessa mantenuta !
- No.

Grazie. Ciao, Manuel.

- Ciao, Anita, Dante.
- Ciao.

Ma... l'hai avvertito tu ?

- Io ? No.
- Vi presento l'avvocato Lorenzoni.

- Salve. - Buonasera.
- Hai chiamato tu la polizia ?

Sì. L'avvocato è per tirarti fuori
dai guai, se la bambina sta bene.

Sì, sta bene, ma in che senso
tirare fuori lui dai guai ?

Nina rischia di perdere la bambina.
A lei chi pensa ?

L'avvocato penserà a tutti,
anche a te, se ne hai bisogno.

- Non mi serve. - I ragazzi
erano nascosti a casa tua.

Sì, ma se tu non avessi chiamato
la polizia

non saremmo in questa situazione.

Manuel è venuto nel mio ufficio
a chiedermi dei soldi per scappare.

- Io ho finto di assecondarlo.
- Ah. - Complimenti, bella mossa.

La follia è stata coprirli.
Il mondo non funziona come pensi tu.

Affidarsi al senso di responsabilità
di due adolescenti

non mi è parsa una grande idea.
- Penso che loro siano meglio di noi

di sicuro di me. Ti do un consiglio,
non parlare di cose che non conosci.

- Sapevo qualcosa di questa
situazione. - Che succede ?

- Ci hanno appena chiamati. Lilli ?
- E' con l'assistente sociale.

- E' tutto a posto. Vi accompagno.
- Sì, sta bene. - Sì.

Sì, ho capito...

ma la denuncia ci sarà o no ?

No, la famiglia è stata convinta
dall'avvocato del padre di Manuel

e ha dichiarato
che si è trattato di un malinteso.

Amore mio !

Si sono portati via la bambina.

Nina è disperata, ma dal punto
di vista legale non rischia niente

anche se qui la polizia ha capito
tutto.

Risolviamo tutto.

- Immagino che sarai a pezzi.
- Sì, abbastanza.

Prendiamo una boccata d'aria ?

Riaccompagno Anita
e poi vengo a casa, va bene ?

- Va bene, a dopo.
- Vabbè, ciao.

- Questa cosa di Nina
mi ha sconvolta. - Eh.

Io mi sono rivista
poco più grande di lei

quando ero da sola
con Manuel piccolo.

L'idea che qualcuno, per qualsiasi
motivo, possa toglierti un figlio...

è atroce.

E' una brava mamma, la riavrà.

Sì.

- Ciao, Anita, buonanotte.
- Ciao.

Ho un peso addosso
che non posso tenermi dentro.

Sono andata a letto con Nicola.

Non... Non lo volevo,
non l'ho cercato, è successo.

Mi dispiace.

Io non lo so
quello che provo per lui.

Forse è stata una reazione alla
solitudine, perché ti sento lontano.

Non perché non viviamo insieme,
ma perché...

Non lo so perché.

Forse inconsciamente ho pensato
a Manuel...

alla possibilità di dargli qualcosa
che finora non aveva mai avuto.

Una situazione stabile,
un po' di pace...

E' curioso, chi si ama prima
o poi finisce per farsi del male.

No ?

Mi dispiace tanto.
Mi dispiace, tanto tanto.

Sono andato a letto con Floriana.

Se ti non avessi detto nulla,
me lo avresti detto ?

Non lo so, forse no.

- E' tardi, sono stanco.
- Anch'io sono stanca.

- Dormi bene.
- Ci provo.

Flo ?

Ciao, vecchio mio.

[CLACSON]

Palo', ti aspettavo sabato.

Dobbiamo anticipare.

Quello doveva arrivare oggi, invece
sta qua da ieri e sabato riparte.

- Ah, quindi... - Quindi quella cosa
si deve fare oggi !

- E quando ? Dove la dobbiamo fare ?
- Al suo ristorante preferito

il Peschereccio a Fregene,
prima di pranzo.

Dammi un minuto
per dirlo alla preside.

Se oggi non mi presento, mi denuncia
al giudice di sorveglianza.

Muoviti. Vai !

- Ciao, Mimmo.
- Ciao, Simone.

- Tutto bene ?
- Tutto a posto.

- Che voleva da te ?
- Niente.

- Sei incazzato con me ?
- Ho i cazzi miei. Scusa.

[SQUILLI DI CELLULARE]
- Scusami. - Sì.

- Ti raggiungo subito.
- Va bene, a dopo.

- Dante, dimmi.
- Ciao, Elsa.

Eh, io...

ho deciso di operarmi
e vorrei farlo il prima possibile.

Certo. Va bene.

Parlo subito con il chirurgo.

Se non mi avessi chiamato tu,
oggi ti sarei venuta a cercare.

Lo so e ti ringrazio per questo.

- Ora che devo fare ?
- Vieni in ospedale.

Poi le cose burocratiche
le risolviamo.

- Va bene, grazie ancora.
- Figurati.

- Ciao.
- Ciao.

L'hanno anticipato a oggi.
Non ci voglio andare.

Se non vai con lui,
potrebbe capire che hai parlato

e Palamito lo ammazzano lo stesso.
- Che me ne frega ?

Uccide uno che non vale niente.
Io non c'entro.

- Ti fidi di me ? - No. - Accendi
la geolocalizzazione del telefono.

Io vi seguirò fino a Fregene.
Non succederà niente.

- Te lo garantisco.
- Non mi fido.

Mi avevi detto
che potevo tirarmi indietro.

Ti ho detto una cazzata. Se non
ci aiuti, per te sarà un problema.

- Ti hanno mai detto che sei un uomo
di merda ? - Sì, ma a fin di bene.

Vabbè, aspetta un attimo.

- Mi senti ?
- Sì.

Controlla con me,
sto accendendo questo coso.

- Mi vedi ?
- Ancora no.

- Mi vedi adesso ?
- Adesso sì, va bene così.

- Tutto a posto con la preside ?
- Sì.

- Ciao, ragazzi.
- Buongiorno.

Scusate, oggi sono in ritardo

perché cercavo
questo libro in biblioteca.

Epicuro l'ha scritto
tra il IV e il III secolo a.C.

però non vorrei parlarne qui.

Preparate le vostre cose
e seguitemi fuori.

- Va bene.
- Oggi sarete con me un po' di più.

Niente corso di teatro, perché
mia madre è a un seminario a Berlino

di quello che definisce un "genio
finlandese", Jacobson o Jackson.

Pare uno molto bravo. Andiamo.

Hai visto Mimmo in biblioteca ?

No. Avevo detto alla preside che per
qualche giorno non sarebbe venuto.

Ma io oggi l'ho visto.
Secondo me, sta succedendo qualcosa.

Si dirigono verso il mare.
Il segnale è disturbato

ma li raggiungo tra poco.
- Rimaniamo in posizione. - Okay.

- Sapete che cosa fare.
- Ricevuto.

- Perché l'ospedale ?
- Ora ve lo dico.

Potremmo ricoverare Matteo
nel reparto... Non so, Casi Persi ?

- Legge "Lolita" solo perché pensa
sia porno. - No, anche per quello.

No, quella è un'ossessione d'amore.
Accomodatevi, così cominciamo.

Mettetevi per terra, comodi.

Va bene ?

Allora, perché vi ho portati qui ?

Quello verde dietro di me è
il padiglione di Neurochirurgia.

Preso da un momento di superomismo

che un giorno vi spiegherò che
cos'è, ho deciso di farvi assistere

al momento in cui il vostro
professore, cioè io, entrerà...

per farsi operare.
- In che senso ? - Sta scherzando ?

- No.
- Operazione di che cosa ?

Qui ci sono medici
che passano la loro vita

ad aprire le teste degli altri.

I rischi non sono pochi
e tra questi rischi...

c'è anche il rischio più grande,
quello... di lasciarci le penne.

- Non è vero.
- Simone, è uno scherzo, vero ?

No, non è uno scherzo.
Deve fare un intervento.

- Simone, che dici ?
- Ma quando ? - Eh, oggi, domani...

Comunque, prima di farlo,
voglio raccontarvi

che cosa pensa Epicuro
di tutto questo.

Lui si pone la più grande
di tutte le domande

quella che ci poniamo tutti, cioè:
"Che cos'è la morte ?"

"Perché ci fa così paura ?"

Secondo Epicuro, la paura della
morte, questo scandalo insostenibile

il fatto di pensare che un giorno
non ci saremo più è la causa

di tutte le nostre angosce,
però dice anche

che questa è una paura insensata,
perché in realtà

quando noi ci siamo...
la morte non c'è.

Quando invece la morte arriva
per prenderci, noi non ci siamo più.

No ? Che senso avrebbe vivere
all'infinito ?

Ve lo immaginate un film
o uno spettacolo senza un finale ?

Prima di nascere, noi non ci siamo.

Perché dovremmo avere paura
di non esserci più dopo ?

Mmm ? La verità, ragazzi, è che noi
non temiamo il nulla della morte.

Ciò che ci spaventa è che la morte
possa arrivare prima del dovuto

come quando muore una persona
giovane come voi, un ragazzo...

o un bambino.

Anita, ciao.

- Ciao. - Avevo provato a chiamarti,
ma non rispondevi.

Ieri sera ho staccato tutto,
perché avevo un brutto mal di testa.

In libreria mi hanno detto
che non andavi

e mi sono preoccupato.
- No, sto bene, grazie.

Manuel come l'ha presa
per l'altra sera al commissariato ?

Male. Non dovevi farlo
o forse non in quel modo.

Ho evitato guai peggiori
a lui e a Nina.

Tu non conosci Manuel.
Lui non pensa mai a se stesso.

Vengono sempre prima gli altri,
le persone a cui vuole bene.

Adesso è molto preso da quello che
accadrà a Nina ed è in pena per lei.

Secondo te, che posso fare
per recuperare ? O per aiutarlo ?

Vuoi aiutare Manuel ?
Allora devi prima aiutare Nina.

Okay, ci penso. Va bene.

Grazie.

- Ti va di accompagnarmi
a vedere una cosa ? - "Una cosa" ?

- Una cosa bella, forse.
- "Bella, forse" ?

Non l'ho ancora vista nemmeno io.

- Okay, va bene.
- Andiamo.

- Buongiorno.
- Buongiorno a lei.

Le tesi di Epicuro non convincevano
i suoi detrattori, che si chiedevano

"Che razza di vita è la nostra ?"

"Dobbiamo assistere alla morte
di chi amiamo, dei nostri genitori"

"e poi dobbiamo morire noi stessi."

Dicevano: "E' una beffa."

- No ? - Sì, è una beffa.
- No, non è una beffa.

Questa è...

E' la giostra della vita.

La scienza ci viene in soccorso
in questi casi

perché la scienza dice
che... nulla muore.

Tutto questo... è solo...

E' solo materia che...

Che cambia.

- Mi siedo un attimo, scusate.
- Prof ? - Sto bene.

(insieme) Prof !
- Aiuto !

- Papà ! Mi senti ? - Aiuto !
- Infermiere ! - Fatelo respirare.

- Aiuto !
- Fate spazio.

- Fate spazio. - Ci pensiamo noi.
Tiragli su le gambe. - E' caduto.

- Prof ?
- Papà ?

- Prendo una barella e avviso
il Pronto Soccorso. - Svegliati !

- Dài, prof !
- Professore ?

- Che cosa dicono ?
- Oddio...

- Qui non potete entrare.
- Sono il figlio.

Signor Balestra ? Signor Balestra !

- Papà ?
- L'ossigeno, vai !

Svegliati, papà.

- Che succede ? - Il battito
è accelerato. Ha una patologia ?

- Un problema di circolazione.
- Al cuore ? - No, alla testa.

Presto, a fare la Tac. Dài, forza !

No, mi dispiace,
tu non ci puoi seguire.

[SQUILLI DI CELLULARE]

- Non sei a scuola ?
- Sono al Santa Costanza.

Papà si è sentito male
e l'hanno ricoverato d'urgenza.

- Come sta ?
- Sembra grave. - Arrivo subito.

Guarda !

Il giardino gira tutto intorno.

- Bellissimo. - Vero ?
- Perché mi hai portato qui ?

Volevo che vedessi questa casa.

Me l'ha trovata la mia compagnia per
spostarmi dall'hotel. Come ti pare ?

- Magnifica.
- Vero ? - Sì.

Dopo tanti anni in giro

forse posso mettere radici qui
a Roma e venirci a vivere con Viola.

Certo.
A Viola piacerebbe tantissimo.

- Andiamo a vedere dentro.
- Sì.

E adesso ?

Siamo in anticipo.
Ci prendiamo un po' d'aria di mare.

Apri lì.

- Qui ?
- Mmm.

Prendila.

Senti com'è pesante.

So come è fatta una pistola. Tieni.

Lo so che lo sai, ma non sai
come si uccide una persona.

No, infatti non lo so.

Io non devo uccidere nessuno. Erano
diversi gli accordi con Molosso.

Sto scherzando, guaglio'.

Lo so... lo devo uccidere io.

Eh... Da fuori sembrava grande,
ma non così grande !

Ho contato cinque stanze
e quattro bagni.

- Che ci fate tu e Viola ?
- Potreste venire anche tu e Manuel.

Sarebbe bello se tu e Manuel
veniste qua a vivere insieme a noi.

Ehm...

- Forse te l'ho detto un po' male.
- Sì.

Non devi comprare una casa,
se mi devi dire...

Cerco di essere più diretto.
Ti va di tornare a stare insieme ?

Oddio... Non so che rispondere.

Rispondi di sì.

Sono un po' stordita adesso.

Anita, l'altra sera,
quando siamo stati insieme

siamo stati bene, anzi, molto bene.

Sì, siamo stati molto bene

ma non mi sembra giusto vivere oggi
ciò che non abbiamo vissuto allora.

Io penso che sarebbe bello
riprendere da dove abbiamo lasciato.

Ah.
[SQUILLI DI CELLULARE]

Scusa.

- E' Viola, devo rispondere.
- Certo.

Tesoro, dimmi, che è successo ?

Sono in ospedale,
il prof Balestra si è sentito male.

Come "male" ?
I medici che cosa dicono ?

Ha avuto un'emorragia interna.

- Adesso vengo.
- Non serve che mi vieni a prendere.

D'accordo, ciao.

- Viola ha qualche problema ?
- E' in ospedale.

- Che è successo ?
- A lei niente, solo che...

Non so come dirtelo.
Dante ha avuto un'emorragia interna.

[SQUILLI DI CELLULARE]
- Che dici ? - Sì.

- Pronto ?
- Sono in ospedale.

Dante si è sentito male,
lo stanno operando.

A che cosa lo stanno operando ?

Non sono un medico ! Simone dice che
è una cosa alla testa, tipo ictus.

Oddio mio !

(altoparlante)
E' desiderato in sala d'attesa.

Oh, stai qua.

Hai visto che brutti scherzi
tira il destino ?

- Ho visto.
- Sembra un brutto sogno.

Andrà tutto bene.

- Vero ? - Simone,
io questo non te lo posso dire.

Però non sei da solo,
ci sono io con te.

Mmm ?

Dài, vieni qua.

Dài.

Quando si sveglierà,
ricomincerà a rompere come prima.

Ne sono sicuro.

- Lo spero.
- Sì, certo, come no !

Ditela la verità, che non mi fate
entrare perché non sono la moglie !

- Che vi importa ? - Chi urla ?
- Sono l'altra moglie, ne ha due.

- Mi sa che è mia madre.
- Siete la buon costume ?

- In reparto non c'è, è nel
blocco operatorio. - E dove sta ?

All'ultimo piano. E' la prassi, dopo
l'intervento tornerà qui in reparto.

- Oddio...
- Mamma. - Amore.

Non mi fanno entrare, non mi dicono
niente. Sono disperata. Ciao.

- Sta sotto i ferri, c'è solo da
aspettare. - Mamma tua è entrata ?

- No. - No ?
- Non fanno entrare nessuno.

- Non so dove sia andata.
- Mi dispiace tanto.

Niente,
non riesco ad avvertire Virginia.

D'altra parte, se vai
a un seminario di Benedikt Jonsson

è chiaro che tagli i ponti
con tutto il resto. Scusate. - Sì.

Scu... Scusate, ci sono novità ?

No, nessuna novità. Scusate.

- Ciao.
- Ciao.

- Hai qualche notizia ?
- No, nessuna novità.

E' anche colpa mia.

Io lo sapevo che Dante era malato.

Dovevo convincerlo a venire prima
in ospedale, dovevo costringerlo.

Credo che nessuno possa costringerlo
o convincerlo a fare qualcosa.

A te quando l'ha detto ?

A me non l'ha detto.

L'ho saputo venendo qui.

D'altra parte, è giusto,
perché sei tu la moglie.

Gli sei stata vicina più di me.

Sei rimasta quando sono andata via

e quando io non ci dormivo più,
lo facevi tu.

E' successo solo una volta
e mi dispiace.

Mi sento in colpa anche per questo.

Dante ti ama.

Eppure...

Che ti devo dire ?
Tra noi è stato così naturale...

- Che cos'è questo ? Non è amore ?
- No. - "No" ? - No.

E' tante altre cose.
Non ti è mai successo ?

Sì, ma io non so perché.

Io... non ho la lucidità
per capire quello che faccio.

Lo faccio e basta.
Questo mi crea tanti guai.

Pensavo che Dante si stesse
allontanando da me

perché si riavvicinava a te.

E' dipeso solo dal fatto
che non voleva dirti della malattia.

- Però a te l'ha detto.
- L'ho scoperto da sola.

- Lui mi ha fatto promettere
di non dirtelo. - Ma perché ?

Per proteggerti, per non farti stare
male come stava male lui.

- Elsa !
- Flo, ti stavo cercando. - Allora ?

Io l'avevo scongiurato.

C'è stata la rottura della vena,
sono intervenuti d'urgenza.

La situazione è molto critica ?

Purtroppo sì.

- Devo rientrare.
- Arrivo.

Ti piace qua ?
E' un bel posto per morire.

Quello viene all'ora di pranzo.
E' proprio l'ora sua.

Tu entri con lui e ti siedi
come se fossi un cliente.

- Poi mi mandi per messaggio
il numero del tavolo. Capito ? - Sì.

Mimmo, questo è il momento
di tirare fuori le palle.

Eccolo. Vai.

Oh, muoviti !

[NOTIFICA DI CELLULARE]

Bravo, guaglio'.

- Fermo, polizia !
- Tu chi sei ?

Metti giù l'arma !
[SIRENE]

- Chi sei ?
- Metti giù l'arma !

- Mettila giù !
- Adesso ! - Fermo !

- Getta l'arma !
- Adesso ! - Mettila giù !

Chi ha parlato ?

- Chi ha parlato ?
- Prendetelo.

- Dài ! - Sei stato tu, vero ?
Mimmo, sei un morto che cammina.

Hai capito ? Un morto che cammina !

Dài, portatelo via !

[SIRENE]

Hai fatto la cosa giusta.

- Da quante ore lo stanno operando ?
- Sei.

- Sei stanca ? - Io non sono niente,
non sento niente, solo ansia.

- Eccolo. - Buonasera.
(insieme) Buonasera. - Allora ?

Allora, l'intervento è finito.

- Dal punto di vista tecnico
è andato tutto bene. - Buono.

Il suo fisico è andato molto
sotto stress durante l'operazione.

Ora bisogna fare passare la notte.

Vorrei rimanere con i familiari.
Gli altri si accomodino fuori.

- Sì. - Simo, se tu aspetti,
aspettiamo anche noi con te.

No, grazie,
forse è meglio fare come dice.

Andiamo, ragazzi, su.

- Prendo la borsa.
- Sì. - No, voi non andate.

Andiamo a casa.

Allora,
data la gravità della situazione

il paziente avrebbe potuto
non sopravvivere.

Bisogna aspettare le prossime ore
e una volta sveglio

solo i test ci potranno dire se è
tutto okay o se ci sono stati danni.

- Che tipo di danni ? - Ora
non pensiamoci. - Voglio saperlo.

- Dài, Manuel.
- Quindi ?

Possono verificarsi danni
nell'articolazione del discorso

alla vista, all'udito,
alla deambulazione, all'equilibrio.

Se uno di voi vuole rimanere qui
questa notte, può farlo. Uno solo.

- Grazie. - Arrivederci.
- Arrivederci. - Coraggio.

- Resti tu ?
- Io ?

Non ce la faccio, non sono in grado.
In queste cose sono una vigliacca.

- Se dovesse peggiorare...
- Resto io.

- Sì.
- E' giusto così.

- Ciao, Anita.
- Ciao.

Papà è forte.

Dagli un bacio per me.

- Ciao.
- Ciao.

- Per qualsiasi cosa chiama,
sto qua. - Grazie.

Papà,
lo sai che ieri erano tutti qui ?

Sono rimasti fino all'ultimo.

Tutta la classe.

C'erano la preside, Lombardi...
pure la professoressa di matematica.

Quella ha ancora una cotta per te.

Però tranquillo...
non lo dico ad Anita.

C'era anche Manuel.

Erano qui perché ti vogliono bene.

Però io più di tutti.

Quindi non abbandonarmi.

Per favore.

Ehi.

Mi senti ?

[VOCI NON UDIBILI]

[VOCI NON UDIBILI]

"Nulla nec auctoritate"

"nec verecundia"...

[BUSSANO ALLA PORTA]

Scusi il ritardo, prof.

- "Nec imperio virorum"...
- Che vuoi ? Hai sentito ?

Scusa, Balestra,
come mai questo ritardo ?

Mi ha chiamato il chirurgo,
papà ha superato tutti gli esami.

- "Daje" ! - Grande !
- Sì ! - Buoni, buoni, buoni.

- Quindi ?
- Continua la riabilitazione.

- Parla bene, vede bene,
pensa bene. - Sull'ultimo avverbio

sospenderei il giudizio, non è che
anche prima pensasse chissà come !

Quand'è che torna
a fare danni qui da noi ?

- Prestissimo.
- Come "prestissimo" ? - Sì.

Non c'è fretta, con calma.

Riprendiamo il nostro Tito Livio.

"Omnes vias urbis"...

- Buongiorno.
- Buongiorno.

- Prego.
- Grazie. - Arrivederci.

Ciao, Anita.

Nicola, ciao.

Ardenzi è ancora qui ?

- Sì. - Ma lo sa
che questo posto non è più suo ?

In verità, gli ho chiesto...
di mantenere una quota.

Tu non potresti lavorare
in una multinazionale.

No, certo che no, decisamente no.

- Ti serve un libro ?
- Sì, mi serve un libro.

- Ah.
- Avete qualcosa sulla felicità ?

Su come arrivarci, come tenersela
stretta quando ci arrivi...

C'è un libro così, sulla felicità.

Epicuro.

Ehm... Eccolo.

I ragazzi impazziscono per questo.

E' lui che scrive una lettera
a un suo allievo, Meneceo.

E' bellissimo.

"Non si è mai troppo giovani
o troppo vecchi"

"per la conoscenza della felicità."
- Eh. - Lo prendo. - Bravo.

Magari imparo qualcosa, perché
finora non ci ho capito molto.

Però ho capito una cosa sull'amore.
Me l'hai fatto capire tu.

- Io ? - Che cosa vuol dire amare
profondamente una persona.

Ti ho vista smarrita, quando
ti ho chiesto di vivere con me.

Poi quando ti ho lasciata
davanti alla porta dell'ospedale

ho capito di dovere fare
un passo indietro.

- Non competo, se so di perdere.
- Sei venuto a dirmi questo ?

- No, sono venuto a comprare
un libro sulla felicità. - Certo.

- Quanto ti devo ? - Dieci euro.
- Posso pagare con la carta ? - No.

- Scherzo, te lo regalo. - Voglio
pagare. - Vaffanculo, te lo regalo.

- Va bene, grazie.
- Prego.

- Leggilo.
- Lo leggo.

- Grazie, Anita.
- Prego.

Ciao.

Da quando ti sei sentito male...

Mimmo è sparito.

Non è più venuto a scuola?

Né a scuola né altrove.
Quando lo chiamo, non risponde.

- Dice che il numero non esiste.
- Quando l'hai visto l'ultima volta?

- Quel giorno. - Eh. - Lui parlava
fuori scuola con uno, poi è entrato.

- Hai chiesto a De Angelis ?
- Sì. - Eh.

- Non è mai arrivato in biblioteca.
- La preside lo sa ?

- Mimmo era affidato alla scuola.
- Certo.

Ha chiamato il carcere
e hanno detto che non è più lì.

- E' stato trasferito di carcere ?
- Non lo so, non è più lì.

- Lei era furibonda.
- Posso immaginarlo, conoscendola.

- Devo andare. - Okay.
- Ti accompagno ? - No, resto qui.

- Prendo un po' d'aria.
- Sicuro ? - Sì, vai.

- Noi ci vediamo, no ?
- Domani.

Grazie. Sto bene, eh.

- Sto bene.
- Ciao. - Ciao.

- Pronto ? - Pantera, come stai ?
- Bene, tu ? - Io meglio.

Direi quasi bene, fra poco esco.
Tutto bene.

- "L'erba cattiva non muore mai".
- Eh !

Devo chiederti un favore. Non è che
troveresti un minuto per passare ?

- Devo dirti una cosa importante.
- Arrivo.

- Sei sempre gentile, grazie. Ciao.
- Ciao, Dante.

Nina ?

- Nina ! - Oh ! Prendi a calci
la porta ? Non c'è nessuno a casa.

- Sa dov'è Nina ?
- Per caso sono il suo tutore ?

- E' venuto un tipo a prenderla.
- Che tipo ? - Uno ricco.

- Che ne sa ?
- Il suo orologio valeva

quanto tutte le pensioni
del palazzo.

- Sì... - Anzi, quanto tutte quelle
del quartiere. "Li mortacci sua" !

- In che senso "è venuto a
prenderla" ? - Aveva un macchinone.

L'autista si sentiva "stocazzo".

C'era una ragazza
con una sedia a rotelle.

Andavano verso il bar qui dietro.

- Non poteva dirmelo prima ?
- Non potevi chiedermelo ? - Salve.

Maria, qui sono tutti fulminati !

Quindi Mimmo rischia
di essere ammazzato ?

Sì, per questo
non veniva più a scuola.

Abbiamo arrestato tanta gente e
smantellato il giro del riciclaggio.

- Ora dov'è ? - In un posto sicuro,
ma non posso dirtelo.

Quando testimonierà in tribunale

entrerà a fare parte
della protezione testimoni. - Cioè ?

Cioè dovrà dire basta
alle sue vecchie abitudini

tagliare i ponti con tutti,
con la propria città

cambiare nome
e avere un'altra identità.

- Mimmo questo lo sa ?
- Ancora no.

Però tu dovresti farmi un favore.

- Un altro ?
- Eh. - Eh.

Quando sarà ora di trasferirlo,
posso vederlo un'ultima volta ?

Tu lo sai che i trasferimenti
non dipendono da me.

Non te lo posso promettere.

- Ci provo, ma non te lo posso
promettere. - Va bene. - No.

- Grazie.
- Come stai ? - Come mi vedi.

- Certo, questo zuccotto...
- E' brutto ? - "Ammazza" !

- Lo vuoi provare ?
- No, non ci tengo proprio.

Ah, stai qua !

- Ciao, Manuel.
- E' una riunione di famiglia ?

Hai avuto un'altra bella idea
come chiamare la polizia ?

- No.
- Sentilo.

Siediti.

Posso ?

Stavo dicendo che per rimediare
alla serata al commissariato

per cui non chiedo scusa,
perché era l'unica cosa da fare

potrei offrire a Nina un lavoro
part-time nella mia società.

Una specie di avvio al lavoro.

Nina è bilingue, parla polacco
e italiano, e ha 135 di IQ.

Ehm... Sarebbe ?

E' il quoziente di intelligenza.
135 è un livello molto alto.

- Tu come fai a saperlo ?
- Ho fatto le mie ricerche.

Questo la stabilizzerebbe
da un punto di vista economico

e le permetterebbe di presentarsi in
maniera positiva ai servizi sociali

che devono decidere per la bambina.

- Quello era mio. - Davanti
ai tramezzini perdo la testa.

- Come fai a sopportarlo ?
Qual è il suo segreto ? - E' bello.

- Ah, ecco. - "Bello",
poi vai avanti con l'elenco.

- "Avanti" come ?
- Con l'elenco.

- L'elenco è finito.
- "E' finito".

- Capito perché questa mi manda
al manicomio ? - Sì.

Comunque,
non volevo dirvi solo questo.

Il responsabile Asia della società
si è dimesso

e mi hanno proposto di sostituirlo.
- Perché ce lo stai dicendo ?

Perché se accetto,
dovremo andare via da Roma

e trasferirci a Tokyo per un po'.

- Io voglio rimanere qua. - Come fai
da sola ? - Non sarebbe da sola.

- Ci sono io. - Beh, se ci sei tu,
allora siamo più sereni. - Vabbè.

- Ci sono anch'io.
- Non ho bisogno di nessuno.

Non dobbiamo decidere ora.

Ne parliamo e troviamo una soluzione
che vada bene a tutti.

Vabbè... lo finisco.

Ma certo.

Quello che oggi cercheremo di fare è
un'improvvisazione primaria.

La usa quel genio islandese
di Benedikt Jonsson

con cui ho fatto un laboratorio
interessante che è caduto

nei giorni in cui mio figlio subiva
quella terribile operazione

e io non ho potuto stargli vicino
come avrei voluto.

Ma torniamo all'esercizio.

Matteo e Laura,
mettetevi uno di fronte all'altra

a una distanza moderata. Perfetto.

Adesso cercherete
di avvicinarvi piano piano

fino ad arrivare quasi a toccarvi,
ma senza sfiorarvi.

A quel punto, ciascuno di voi dirà

la frase più devastante
che gli viene in mente.

Io non ho nulla
di devastante da dire.

Su, concentrati e vedrai che
al momento giusto ti verrà in mente.

Io avrei una cosa devastante
da dire. E' una citazione.

Bene. Puoi usarla, se ti coinvolge.

Abbastanza. La dice Humbert Humbert,
il protagonista di "Lolita"

quando la rincontra.
- E vorresti dirla a Laura ?

- Sì.
- E ti devasta ?

- Abbastanza.
- E allora dilla.

Avvicinatevi ancora di più.

"Se mi tocchi, muoio."

Bello ! Bellissimo !

A me è venuta in mente
una cosa di Shakespeare.

A Giulietta non importa niente
di come si chiama Romeo.

Lei dice di darsi nuovi nomi.

Non "Montecchi", non "Capuleti".

Non "Laura", non "Matteo".

Lui dice: "Allora ribattezzami."

"Chiamami: Amore mio."

- "Amore mio."
- "Amore mio."

Oh !
[APPLAUSI]

[ACCLAMAZIONI]

[FISCHI]
Questo non era previsto.

Diciamo che l'esercizio...
Speriamo che non entri la preside.

- Prof !
(insieme) Prof !

Ciao, ragazzi !

Ciao. Ciao, mamma.
Ciao, Viola. Ciao a tutti.

Non ho voluto dirvi che venivo oggi
perché volevo farvi una sorpresa.

Sto bene,
anche meglio di prima, modestamente.

Voglio rinverdire una tradizione
che voi conoscete ormai bene

e quindi vorrei proporvi
di andare a fare una lezione fuori !

- Uh !
- "Daje" ! - Vai !

Andiamo !

Simone, tu no, devo parlarti.

Ehm...
Volevo dirti che tu potresti...

venire al Pincio dopo. - Voi andate
al Pincio e io che faccio ?

Potresti andare in biblioteca,
dove penso che ti aspetti qualcuno.

- E' dentro ?
- Sì. Hai solo dieci minuti.

Mimmo !

Mi hanno detto che abbiamo
dieci minuti. Che vuol dire ?

Tante persone mi cercano.

Molosso mi ha condannato a morte.

Il giudice mi fa entrare
nel programma di protezione.

- Lo Stato mi mette al sicuro.
- Bene, no ? Per fortuna !

Sì, ma...

in un'altra città,
con un altro nome.

Fra poco... Mimmo non esisterà più.

Che vuol dire ?

Sto per lasciare Roma.

Non so dove hanno deciso
di farmi vivere, so solo che...

per tanti anni non vedrò più
questa città...

né Napoli...

né te.

Non lo possono fare.

Lo fanno per salvarmi la vita.

- Ma ci potremo scrivere ?
- No.

E telefonarci ?

Dobbiamo andare.

Dottore ? Dovremmo andare,
l'aereo parte tra due ore.

Arrivo, aspettami fuori.
Grazie, Marcello.

Ciao, Anita.
Sono in partenza per il Giappone.

Starò via qualche mese.

Viola non verrà,
le ho preso una casa a Roma.

Potete andare a viverci anche tu
e Manuel, parlatene insieme.

E' stato bello rincontrarti.

Ricordate che ci siamo detti
all'inizio dell'anno

e le domande che ci siamo posti ?

"Da dove veniamo ?
Perché siamo qui ?"

"C'è un motivo per tutto questo ?"

E' praticamente la stessa domanda
che un bambino fa ai genitori.

"Dove ero... prima di esserci ?"

Quasi tutti i filosofi hanno cercato
di dare una risposta alla domanda.

Heidegger, ad esempio, se la poneva
in questo modo. Diceva...

"Perché c'è qualcosa
invece di nulla ?"

Quale filosofo è andato
più vicino a dare una risposta ?

Eh, direi quasi nessuno.

Agostino,
che era un santo, Sant'Agostino

sosteneva che fosse una domanda
inutile, perché se uno crede

la risposta ce l'ha dentro di sé.
- E se uno non crede ?

Se uno, come me, non crede...

deve...

Scusate, ragazzi, ho da fare.

- Non può lasciarci così.
- Ma come ?

- Mi tieni questo ?
- Come finisce ?

Prof...

- E' la mamma di Manuel.
- Ciao. - Hai visto, eh ?

- Mi ha chiamato Manuel, mi ha detto
lui che eri qui. - Ah. - Pensa tu !

Non ti ho più cercato perché pensavo
che non ti facesse piacere vedermi

ma volevo dirti che hai fatto male
a non dirmi della tua malattia.

Questo segreto non ha fatto altro
che allontanarci.

Hai ragione, ho sbagliato.

Sì, hai sbagliato.

- Sai che ho pensato ?
- Eh.

Che in fondo,
due come te e me, comunque...

non sarebbero andati
da nessuna parte. - No.

Avresti potuto evitare di andare
a letto con Nicola, però...

- Perché, tu con Floriana ?
- E' stata la scelta più banale.

Io volevo dirti
che non ti ho mai amato tanto

come quando...
ho creduto di perderti

quando eri là dentro
e chissà come andava a finire.

Uno dovrebbe stare sempre
tra la vita e la morte

per essere amato da te ?

Sarebbe una cosa bellissima
da grande romanzo

ma non ti chiedo tanto.
- Grazie. - Non si può avere tutto.

Un abbraccio posso averlo ?

- Anche due.
- Sì ?

"L'erba cattiva non muore mai".

- Dovresti farci una lezione.
- No, aspetta un attimo.

Vorrei fare un esperimento. Vediamo
se stai zitta per dieci secondi.

- Vai.
- Io non ci riesco a stare zitta.

- Neanche due secondi ?
- Forse è il mio bello. - Eh.

Stai zitto tu e dammi un bacetto.

(insieme) Eh !
[RISATE]

Dante !

- Che fanno, ricominciano ?
- Che ne so ? Non ci capisco niente.

[# SI PREPARA
TUTTI I GIORNI PER TE.]

[# CANTA UN PO' "ALBACHIARA"
E UN PO' "MY WAY".]

[# SCHIACCIA IL TASTO REC
E IL TASTO PLAY.]

[# E POI COSI', TU SEI QUI]

[# NATALE IN UN QUALSIASI LUNEDI']

[# HOUDINI CHE TOGLIE
LE CATENE AL MONDO.]

[# IN FONDO, UN INGANNO NON E'.]

[# E' SOLO UNA FOLLIA]

[# UN SALTO NEL VENTO]

[# UN'ORA NELLO SPAZIO]

[# UN PUNTO NEL TEMPO. #]

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