All language subtitles for Un Professore - S02E05

- Buongiorno.
- Buongiorno.

Sì. Che fai oggi ? Stai chiuso
in casa tutto il giorno ?

- Sì, non mi va di uscire.
- Che lavoro fa il padre di Viola ?

Mi ha impressionato con quella
bella macchina con l'autista.

- Tua madre non lo conosce ?
- Da giovani si conoscevano.

Se l'avesse sposato, la mia vita
sarebbe stata in discesa.

In questo periodo è nervosa
e insopportabile.

- E' l'arrivo di mia madre. - Mmm.
- Un'ex che ti piomba addosso...

Dici ? Lei ha i suoi casini,
io ho i miei. Non le starò dietro.

Che casini hai tu ?

Sai tenere un segreto ?

- Nina ha una figlia.
- Che cazzo dici ? - Sì.

L'ha fatta a 16 anni, ma non vive
con lei. Una storia assurda.

- Posso darti un consiglio ?
- Dimmi. - Scappa.

- Mi piace troppo.
- Finché sei in tempo, scappa.

- Togliti il pigiama,
sei ridicolo. Ahia ! - Buongiorno.

(insieme) Buongiorno. - Ciao.
- Che hai fatto ? Sei tutta in tiro.

Niente, perché ?
Mi sono truccata un po', non posso ?

- Sì, figurati.
- E allora ? - Che devi fare ?

Niente, che devo fare ?

Forse oggi pomeriggio devo...
fare da interprete per un convegno.

Ah. Tipo quello in cui hai beccato
il padre di Viola ? Che lavoro fa ?

Non lo so. Perché me lo chiedi ?

Che bisogna fare
per avere quei soldi ?

- Invece di pensare a queste cose
e ai soldi, vai a scuola. - Vado.

- Grazie. - Buona giornata.
- A te, amore mio. Ciao.

Tu non vai a scuola ?

Oddio. Scusa, non farci caso.

Ah !

Tutto a posto ?
Gli indirizzi te li ricordi ?

Sì. Non so se riesco a farli tutti,
perché a scuola ci devo passare.

Fai quelli che riesci a fare
e gli altri li fai domani.

- L'importante è che poi porti
tutto quanto a Lori. - Va bene.

Mimmo ?

(in napoletano) Non avere paura.

Pure se sto qui, se sanno
che sei mio, fuori non ti toccano.

- Si è raffreddata.
- Adesso la cambio. - Cambiala.

[SQUILLI DI CELLULARE]

- Ciao. - Sono riuscita a prenotarti
al volo una angio-Tac per oggi.

-Si è liberato un posto
a un collega. -Non so se riesco a...

Non dirmi
che non riesci a liberarti !

- E' importante, non puoi rimandare.
- Vabbè, mandami l'indirizzo.

Scusa un attimo.
Rayan, ti posso parlare un attimo ?

- Mandami l'indirizzo.
Ci sentiamo dopo ? - Okay, ciao.

Ciao.

- Buongiorno, prof.
- Ciao.

Allora, io ho...
un problema con Viola.

- "Viola" ?
- Sì, non vuole più venire a scuola.

Pensavo che potessi parlarci, perché
sullo studio ve la intendete bene.

Sì, io mi ci trovo molto bene.

Penso che tu sia la persona giusta
per convincerla.

Forse è successo qualcosa alla festa
l'altra sera. Tu ne sai niente ?

- Lei non ci voleva venire
e io ho insistito. - Bravo. E poi ?

Lì c'era una che mi girava attorno

e io mi sono un attimo dimenticato
di Viola.

- Lei ci è rimasta male e se ne è
andata. - Hai fatto una cazzata !

- Non l'ho fatto apposta. - E' la
risposta peggiore che potessi darmi.

Da uno che ha passato quello che
hai passato tu non me l'aspettavo.

Che ne sa di ciò che ho passato ?

Non è che lo so.

- Lo immagino.
- Non è vero, lei lo sa.

Sì... Il presidente della squadra
che ti ha acquistato ha parlato

con la preside,
che me l'ha riferito.

- Non doveva, sono cose private.
- Hai ragione.

Anche se... potremmo discutere
del concetto di "privato".

In che senso ?

Ci vediamo in classe.

- Mai vista così.
- Chissà che le è successo.

Luna, che hai fatto oggi ?
Hai cambiato look ?

Sì, mi ero stancata.
Ti piace ? Che ne pensi ?

Hai voglia ! Più che una luna,
oggi sembri una stella.

- Ciao. Hai visto il mio messaggio
stamattina ? - No, ho il silenzioso.

- Neanche quello di ieri sera ?
- No, dormivo. Che dicevi ?

Che sono stata bene con te.

- Grazie.
- Tu sei stato bene ?

- Dove ?
- Nella casa da cui siamo scappati.

- E' stato bello, no ?
- Sì, mi sono divertito.

- Però è durato poco.
- Come tutte le cose belle.

[SQUILLI DI CELLULARE]

- Pronto ?
- Mimmo, ciao.

- Come va a scuola ? - Non sono
a scuola, oggi non ci vado.

Ah. Sei... Sei in carcere ?

No, lì non posso usare il telefono.
Sto fuori.

- "Fuori" dove ?
- Non lo so nemmeno io dove sto.

- Sto facendo una cosa...
- "Una cosa" ? Che cosa ?

- Non te lo posso dire.
- Va bene. Ti serve una mano ?

No, non mi puoi aiutare.

Grazie lo stesso, però.

Ciao.

Per quante persone ?

Perfetto.

Un tavolo per quattro.

Va bene alle 21 ?

Okay. Arrivederci.

- Buongiorno.
- Buongiorno. - Voi siete Paranza ?

- Tu prima dimmi chi sei.
- Mimmo, piacere.

- Mi manda Molosso.
- Ah.

Dice che sapete tutto e che devo
solo prendere la busta di fave.

(in napoletano) Sei il ragazzo
che sta con lui all'estero ?

Sì, ora siamo in Canada, al fresco.

- Sei pure spiritoso ?
- Così dicono.

Aspetta là,
ti vado a preparare la busta.

Oggi vi parlo di un grande filosofo
francese vissuto nel Cinquecento.

Si chiamava Michel de Montaigne.

Mon-taigne.

Okay.

Luna, potresti riprendere la lezione
con il cellulare e girarla a Viola ?

Tu e Laura scambiatevi il posto,
così riprendi meglio.

Scrivile che mi farebbe piacere
se anche lei seguisse la lezione.

- Certo, ma sta male ?
- Eh... Diciamo di sì.

- Allora, Montaigne... Ci sei ?
- Sì.

[SQUILLI DI CELLULARE]

Montaigne, nelle prime pagine
dei suoi "Essais", scrive

"L'argomento del mio libro sono io."

Non affronta le grandi questioni,
le grandi domande

ma punta sé stesso,
i suoi piccoli problemi

come facciamo noi
quando scriviamo un diario

perché serve a cercare noi stessi,
a capire un po' di più noi stessi.

Lui è stato il primo a capire

che facendolo riusciamo a trovare
dentro di noi

quella che lui definisce
come una "moltitudine di io".

Questi "io" sono le esperienze, ciò
che ci succede, ciò che ci cambia.

Ogni tipo di esperienza,
grande, piccola, positiva, negativa.

L'importante è cercare
di comprenderle.

Per comprenderle, secondo Montaigne,
dobbiamo tirarle fuori

dirle, scriverle o,
come in questo caso, filmarle.

Okay ? Vi faccio un esempio.

Allora... Rayan...

vi ha raccontato che cosa ha dovuto
fare per arrivare qui ?

- Vi ha detto che ha attraversato
un deserto ? (insieme) No.

Voi gli avete mai chiesto
che cosa ha dovuto superare ?

(insieme) No, mai.
- Nemmeno. - Mmm.

Rayan prima... difendeva
la sua privacy e io posso capire

però dobbiamo anche pensare

che per tutta la vita Montaigne
ha parlato solo di sé stesso

e la sua opera ha migliorato
intere generazioni.

No ?

- Io non sono Montaigne.
- No, questo lo so.

Però forse se almeno ci provi...

a raccontarci qualche cosa...

Non migliorerei nessuno.

Non sono d'accordo, invece sì

se facessi lo sforzo di raccontarci
quanto ti è costato arrivare qui

e quello che hai perso per strada.
Eh ?

Dopo...
Dopo avere attraversato il deserto

io e mio fratello,
che era più grande di me

e pure lui giocava a calcio

in attesa di imbarcarci, eravamo
chiusi in un lager... fuori Tripoli.

Era un posto molto peggio
di un carcere

dove si moriva di fame...
e di botte.

Una notte le milizie sono entrate
nella camerata.

Hanno iniziato a picchiarci, perché
qualcuno aveva provato a scappare.

Sembrava che non volessero
più smettere, continuavano.

A quel punto mio fratello,
che era molto più coraggioso di me

ha iniziato a protestare.

Gli hanno spezzato le ginocchia

e se lo sono portato via.

- Che cosa gli hanno fatto ?
- Non lo so, non... l'ho più visto.

Tra noi due c'era un patto.

Qualunque cosa fosse successa a uno

l'altro non avrebbe rinunciato
al calcio.

Avrebbe dovuto continuare
a giocare...

e vincere anche per l'altro.

Così ho continuato il mio viaggio.

Un giorno di molti anni fa
mi sono imbarcato

e sono arrivato qui...

anche per lui.

[PIANTO DI RAYAN]

[DANTE SI SCHIARISCE LA GOLA]

Qualcuno vuole aggiungere qualcosa ?

Laura ? No ?

Grazie, grazie.

- Ciao.
- Ciao.

- Scusa, sono un po' in ritardo.
- No, figurati.

Ciao.

Andiamo a mangiare qualcosa
o vuoi stare qui ?

Ho lo stomaco chiuso. Stiamo qui ?

- Sì, stiamo qui. Andiamo di là.
- Sì.

Andiamo di là, è meglio. Vieni.

[CAMPANELLA]

- Dante ?
- Mmm ? - Ti devo parlare.

- Sì. - Abbiamo un problema.
- Ti posso parlare ?

-Sì, che succede ?
-Te lo chiedo io, che succede a te ?

- Niente.
- Perché mi eviti ?

Prima volevi saltarmi addosso.
Che succede ?

- Sono un po' confuso.
- Perché ?

- Per le cose che hai detto.
Non è facile. - Non è facile per me.

- Ho capito. - E poi non parlo
di Lilli, ma di noi.

- Pensavo che stesse nascendo
qualcosa. - Sì, ma hai una figlia !

Abbassa la voce. E allora ?

Tu hai i tuoi problemi
e a me non va di entrarci.

Ho capito. Vaffanculo, Manuel.

Mimmo, quando esce dal carcere,
deve venire qui a scuola.

- Se non lo fa, dobbiamo avvisare
la preside. - No ! - Deve saperlo.

Ci sarà stato un problema, vedrai
che il carcere adesso ci chiamerà.

Scusami, ora non ti posso seguire.

- Va bene.
- Scusa. - Ciao.

Ehi, Nina, che succede ?
Tutto bene ?

Succede che Manuel è uno stronzo.

- Perché ? Che ha fatto ?
- E' una storia complicata.

- Prova a raccontarmela.
- Io non sono quella che sembro.

-Mmm. -Per tutti, sono quella che va
bene a scuola e andrà all'Università

ma non andrò da nessuna parte.
- Perché non dovresti ?

- La mia vita è un mare di casini.
- Raccontami il casino più grande.

- Dài. - No, già l'ho detto a Manuel
e me ne sono pentita.

Io sono il professore. Se non parli
con me, che vengo a fare a scuola ?

Coraggio, dài.

Ho una figlia.

Si chiama Lilli.

Ah, una figlia.

- E' una cosa bella.
- Sì.

- Però è anche brutta.
- Perché ? Non ha un padre ?

No, c'è.
Si chiama Goran, ha 25 anni.

Era in brutti giri
e l'hanno arrestato, ma meglio così

tanto lo odio e non voglio
più vederlo. - Vai avanti.

Mi sono fatta trascinare
nei suoi casini.

Un giorno mi ha portato a un rave.
Io non lo sapevo, era una sorpresa.

Girava droga di tutti i tipi...
e io ero lì con Lilli di pochi mesi.

Certo, però, porca miseria...

Poi uno si è sentito male
ed è arrivata la polizia.

Ha arrestato Goran per spaccio

e gli assistenti sociali
si sono portati via Lilli.

Per il giudice non ero una madre
idonea e l'hanno affidata ad altri.

Non possono portartela via
per sempre, devi riaverla.

- Io vorrei tanto. - Eh !
- Però che vita posso offrirle ?

Non ho una casa, non ho un lavoro.
Come la tiro su ?

In tutto questo Manuel che c'entra ?
Perché ti ha fatta piangere ?

Mi faceva la corte, ma quando gli ho
detto questa cosa, si è spaventato.

Volevo essere sincera,
ma la sincerità è una cazzata.

Non è vero, non sempre.

Ora devo andare per una cosa mia.

Se non ti va di rientrare in classe,
vai a casa e ti giustifico io.

- Okay, grazie, prof.
- Eh.

Per oggi puoi tenere il cappuccio,
eccezionalmente.

Dài.

[SOSPIRO]

- Ah, sei qui. - Sì, che... - Non ho
tempo per dirti ciò che penso di te.

E' una situazione difficile,
ma tu potevi essere meno stronzo.

- Di che parla ?
- Sai benissimo di che sto parlando.

Rayan ci ha dimostrato
che vuol dire avere coraggio.

- Tu con Nina che vuol dire
avere paura. - Non ho paura.

Dimostralo.
Mi ha detto della bambina.

Capisco che per un ragazzo
può essere una situazione pesante

ma devi dirglielo.
- Dirle che ?

Che non te la senti,
che non sei all'altezza !

O le dici che non le vuoi bene,
lei piange e la cosa finisce.

- Le voglio bene e non voglio che
pianga. - Che pensi stia facendo ?

Nonna, non ho capito,
che stiamo facendo ?

Sto cercando di scegliere un copione
adatto al mio corso di teatro.

Non voglio fare il solito "Romeo
e Giulietta", ma qualcosa di forte.

Scusa, che c'è di più forte di una
che si innamora, si finge morta

lui si ammazza, lei si sveglia,
lo vede morto e si ammazza ?

Edipo, per esempio. Uccide il padre
e va a letto con sua madre.

[NOTIFICA DI CELLULARE]
Edipo...

Io mi faccio una doccia ed esco.

- Dove vai ? - Devo fare una cosa,
me ne ero dimenticato. - Mmm.

Manuel pensa
che suo padre non esista.

Gli ho sempre raccontato che era
sparito prima che lui nascesse.

Perché gli hai nascosto la verità ?
Perché non me l'hai detto ?

Io ho scoperto di essere incinta
dopo che ci eravamo lasciati. Ecco.

Poi tu eri così tanto preso
da quella tua occasione di lavoro.

Non volevo che tornassi da me
solo per senso del dovere.

Però ora a Manuel bisogna dirlo.

No. Stai scherzando ?
Nicola, no, scusami.

Sì, ha incontrato Viola,
è sua sorella.

No, è presto ! Io non sono pronta,
lui non è pronto.

Per favore, Nicola. Ti prego.

- D'accordo.
- Grazie.

Non lo so, se posso aiutare...
Economicamente come siete messi ?

Hai appena scoperto di Manuel
e pensi a questo ?

Non vuoi sapere chi è,
che cosa fa, che cosa pensa ?

Certo, che cosa c'entra ?
Non mi hai detto niente per 18 anni.

- Ci ho parlato per la prima volta
ieri. - Ah, ci hai parlato, a posto.

- Ascolta... - Che ascolto ?
- Siamo sempre stati diversi.

- Pure tanto.
- Vediamo le cose in modo diverso.

Sto facendo una cosa carina.

E' una domanda semplice.
Avete bisogno di soldi ?

Certo, Nicola ! Certo !

Ci farebbero comodo, ma non può
essere questa la priorità.

Lo capisci ? No, forse no.

Non ho bisogno di niente da te,
né io né Manuel.

Lo apprezzo.
Te ne vai, per favore ? Grazie.

- Anita...
- Ciao.

Mimmo ?

Eccomi. Tutto bene ?

Eh ?

- Lo sai che c'è qui dentro ?
- No.

- Diecimila euro.
- Sei impazzito ?

- A chi li hai rubati ?
- Che "rubati" ?

Sono soldi di riciclaggio,
di pizzo... Non voglio saperlo.

- Chi te li ha dati ?
- Il proprietario di un ristorante.

Devo darli alla moglie
di uno che è in cella con me.

Devo fare questi servizietti
in ristoranti diversi

prendere i soldi e portarli a...

Calmo, calmati.

Un cazzo. Sai quanti anni ha preso
quello che doveva fare questa cosa ?

Dieci anni.
E sai quanti ne danno a me ?

Troppi,
perché io sono pure pregiudicato.

Non sei solo. Ci sono io con te,
adesso ci ragioniamo.

- Che cosa vuoi ragionare ?
- Ci ragioniamo, così non rischi.

Va bene,
ma devo liberarmi di questi soldi

perché non posso girare così,
è pericoloso.

Ti accompagno io, dài.

No, già sei nei guai con Ernesto,
che poi è colpa mia...

Basta con i sensi di colpa !
Sei Edipo ?

- Chi è EPIDO ? - "Edipo" !
Mi sono capito da solo, andiamo.

Dài.

Scusi, non mi ricordo più
dove si fanno le angio-Tac.

- Mi sa dire...
- Al secondo piano.

- Può prendere qui l'ascensore.
- Ah, già, grazie. - Prego.

Professore.

- Salve.
- L'ha saputo anche lei ?

- No, che cosa ? - Grazie a Dio,
Ernesto si è svegliato.

-Come sta ? -E' sotto osservazione,
ma non ha subìto danni.

-Mi fa piacere. -Ora c'è la polizia,
stanno parlando con lui.

Non è che potrei venire con lei ?

E' importante per me e Simone sapere
quello che dirà Ernesto.

Va bene. Venga.

Grazie.

Nina ?

- Che ci fai qui ? - Mi dispiace
per come mi sono comportato.

- Ti va di fare un giro ?
- No, non voglio fare nessun giro.

Io sì, voglio.
Voglio che mi porti da tua figlia.

- In che senso ? - Voglio andare
da lei, così me la presenti.

- Non posso farlo.
- Perché no ?

Te lo spiego mentre la aspettiamo.
Lilli sarà qui a momenti.

Posso ?

[VOCI NON UDIBILI]

La bambina sull'altalena è Lilli

e la signora con lei è
la mamma affidataria.

Sembra identica a te.

No, è più bella di me e sicuramente
più contenta. Guarda come ride !

- Le piacciono i palloncini ?
- Sì, soprattutto quelli rossi.

La sogno tutte le notti.

Sogno che non posso riaverla, perché
non sono stata una buona madre.

-Che hai che non va come madre ?
-E' arrivata che ero troppo giovane.

Anche io con mia madre, ma guardami.
Sarà lo stesso per Lilli, no ?

Il padre com'è ?

- E' una merda.
- Mai quanto il mio.

Non avevi detto
che non sai neanche chi è ?

E' una merda uguale.

Tutti pensano che fare la madre sia
una cosa naturale.

Non è così. La maternità dovrebbe
essere una disciplina olimpica.

Vero. Io darei una medaglia d'oro
a tutte le mamme giovani.

Hai detto una cosa bella.

Stammi lontano, è meglio.

Io non sono come quel tipo
del film di Tarantino.

Quello i problemi li risolve,
io li creo.

Tranquilla, per me
dove c'è un problema c'è casa.

- Ispettore. - Buongiorno.
- Eccomi. Come sta il ragazzo ?

Sta bene, è lucido e ha raccontato
quanto è avvenuto quel pomeriggio.

- Che ha detto ? - Che non è stato
Simone a ridurlo così.

Ha confermato
le parole di suo figlio

cioè che si erano massacrati
di botte per futili motivi.

Simone aveva avuto la peggio
ed era a terra mezzo svenuto.

Ma... ha detto chi è stato ?

- Non l'ha visto,
l'hanno aggredito alle spalle. - Ah.

- Mi spiace per i brutti giorni che
avete passato in famiglia. - Vabbè.

Io ero convinto
che fosse stato suo figlio.

Chiamerò subito la preside
per comunicarle gli sviluppi.

Grazie mille, buona giornata.

- A lei, stia bene.
- Anche lei.

- Arrivederci. - Grazie.
- Professore. - Eccoci.

Mi scusi per le brutte cose
che le ho detto, ero fuori di me.

- Ho già dimenticato tutto.
- La posso abbracciare ?

Certo che mi può abbracciare.

Okay, bene. Signora, io devo andare.

- Le auguro una buona giornata,
mi saluti suo figlio. - Grazie.

- E tutto il bene.
- Arrivederci. - Arrivederci.

Tieni, tieni !
[VOCIARE INDISTINTO]

[FISCHIO]

> Dài ! Dài !

Viola ? Che ci fai qui ?

- Volevo vederti.
- Ah.

- Posso aspettare
finché non hai finito ? - Sì

però abbiamo ancora un'ora qui.

- Tranquillo, mi piace il calcio.
- Davvero ? - Sì.

- Non fare brutte figure, non farti
placcare. - Quello è un altro sport.

- E' il rugby. Qui nessuno placca
nessuno. - E' uguale, vai.

- Vado.
- Ti aspetto. - A dopo.

Mancano sei pezzi. La prossima volta
devi dirlo a Paranza.

- Sta in arretrato, ha fatto male
i conti. - Va bene, glielo dico.

Tieni, questo è per te.

No, non posso accettare.

Va bene, allora vattene.

Meno stai qui e meglio è.

Buonasera.

[SQUILLI DI CELLULARE]

- Papà ? - Ciao, sei a casa ?
- No, sono in giro.

- Ho una bella notizia per te
e Mimmo. - E' qui con me.

Ah, allora raggiungetemi.

Non pensavo che fossi capace
di dire quelle cose.

Forse in ognuno c'è una moltitudine
di io, come dice Montaigne.

E' stato difficile... raccontare
la tua storia alla classe ?

Non pensavo alla classe,
mentre lo dicevo.

- Pensavo a te.
- A me ?

Sì, pensavo
a come sarebbe stato dirlo a te

e ascoltare
quello che mi avresti detto.

Non dico grandi cose. Le cattiverie
sono la mia specialità.

Ce l'ho con il mondo
perché il mondo ce l'ha avuta con me

ma sentendo quello che il mondo
ha fatto a te... - Perché sei qui ?

Sono stata una stupida
a offendermi l'altra sera

perché stavi rimorchiando Flavia.

- Aspetta, era lei
che stava rimorchiando me. - Mmm.

- Come è finita ? Avete...
- No.

Mi fa piacere.

Non ti merita.

Dài, andiamo a berci una cosa.

Sai qual è il brutto
di questa carrozzina ?

Chi spinge parla
e non vede l'altro in faccia.

- Un giorno te lo dico io
qual è il brutto. - Sarebbe ?

- Non oggi. - Dài,
qual è il brutto delle carrozzine ?

Ti fa il culo a strisce.

[RISATA]
Ridi pure ? Dài !

Non ho fatto niente.

Quindi è andata ?
L'abbiamo scampata ?

Sì, questa volta la fortuna è stata
dalla vostra parte

e questa vostra cazzata, perché
trattasi di cazzata, è passata.

Beh, bene. No ?

- Ne state facendo un'altra ?
- No !

- Può rispondere Mimmo ?
Ho chiesto a Mimmo. - No.

Mmm. E perché tu non eri a scuola ?
Perché lui era con te ?

- Perché...
- Può rispondere Mimmo ?

-Sono andato a trovare a mio cugino.
-Questo cugino che ha ?

- Niente.
- E perché dovevi vederlo ?

Professore, mamma mia,
non vi posso dire bugie.

- La verità ?
- Eh, magari.

- Io ho incontrato Dalila.
- La tua ex ? - Sì. - Mmm.

- Era in zona e abbiamo deciso
di vederci. - Non ti aveva mollato ?

Infatti era una trappola.
Volevo farle una faccia tanta.

Quella sarebbe stata una stronzata.
Meno male che c'era lui

sennò non so come sarebbe finita.

- E' vera questa cosa ?
- Sì.

- Gli ho detto che quello non era
il modo, se una ti tradisce. - Eh.

E quale sarebbe il modo, per te ?

Il disprezzo.

Infatti l'ho disprezzata proprio.

Per sfogarmi, l'ho disprezzata,
forse anche un po' troppo.

- "Il disprezzo" ?
- Mmm.

Posso dire che non vi credo ?

- Professore ! - E' la verità.
- Lo dico, non vi credo.

[SOSPIRO]
Andiamo, va'.

- Ciao !
- Ciao.

- Dante, mi aiuti a travasare
i fiori ? - Sì. - Prendi i gerani ?

- Okay, arrivo. - Grazie.
- Dillo tu a mamma. - Sì.

- Mamma ? - Sì ?
- Ernesto si è svegliato.

-Dài ! -Ha detto
che non sono stato io. -Oddio ! -Sì.

- Quanto sono felice
per te e per lui ! - Anch'io.

- Che bello !
- A dopo.

- Ciao. - Ciao. - Arrivati
a destinazione. Sono 20 euro.

- Non ti do una lira.
- Non ti posso fare... - Ssh.

- Ciao. - Ciao. - Aiuto Floriana
in giardino. - Torno a scuola.

- Veramente ?
- Sì. - Bella, frate'.

- Che c'è ? - Domani torna a scuola.
Tutto risolto, lui non c'entra.

- Che bello ! - Sì.
- Sono contenta, ma io lo sapevo.

- Sono contento. - A dopo.
- A dopo. - Ciao.

Ernesto si è svegliato
e Simone può tornare a scuola.

- E' fantastico !
- E' una bella cosa.

-Che ti hanno detto per quel referto
medico ? -Sono "sano come un pesce".

- Vi sotterro tutti quanti,
rassegnatevi. - Scemo.

Ti ricordi quelle rose rosse ?

- Le abbiamo prese quando Jacopo
e Simone hanno fatto un anno. - Sì.

Saremmo dovuti andare a Copenaghen,
ma si presero la varicella.

Sì, ma è stata un'estate bellissima
lo stesso. Te la ricordi ?

- Sì, è stata una bella vacanza.
- Bellissima. - Eh !

Devono essere stati
una coppia molto bella.

Mmm. Davvero lo erano.

Peccato che si siano lasciati
senza riuscire ad affrontare

quello che gli era accaduto

e questo non si deve fare.

Non si può lasciare
il proprio passato in sospeso

perché prima o poi ritorna
e ti chiede il conto.

Forse cercano di fare adesso quello
che avrebbero dovuto fare allora...

parlarsi,
ma gli è sempre mancata la forza

e hanno vissuto il dolore da soli,
ognuno chiuso nel suo guscio.

Parlarsi... e anche ritrovarsi.

Certo. Il rischio che possano
tornare a sentirsi vicini c'è

se è di questo che hai paura.

- Ma a Dante non accadrà.
- Perché no ?

Perché dopo Floriana non ha
mai amato nessun'altra donna

e invece adesso con te...

vedo che è di nuovo innamorato.

E tu ?

Tu sei innamorata di lui ?

Sì, molto...
però io mi innamoro sempre.

Se sto con una persona,
è perché sento di amarla.

Poi però mi risveglio e
di solito sono risvegli bruttissimi.

Eh...

[VOCI INDISTINTE]

- Ciao.
- Ciao.

- Com'è andata oggi ?
- Bene, tutto bene.

-So che Ernesto si è svegliato. -Sì,
è un sollievo per me e Floriana.

Sì. Anche per me è un sollievo.

- Sì, lo so.
- Ah. - Mmm.

- Novità a scuola ?
- "Novità a scuola"...

Sì, una mia allieva ha deciso
di non venire più... ed è Viola.

- Ah.
- Mmm.

Il padre è venuto a parlarmene.
Per caso tu l'hai visto ancora ?

- No. - "No" ? - E' da quel giorno
che non lo sento.

-Mmm. -Perché me lo chiedi ?
-Magari potresti aiutarmi con Viola.

- Parlando con lui ?
- Mmm. - Ah.

Ehm... Vado in camera, finisci tu
di apparecchiare ? Manca la sedia.

Ciao, bella !

Eccoci. Che si mangia ?

Boh, chiedete a nonna.
Finite di apparecchiare ?

- Che allegria ! - Davvero.
- Virginia ? - Nonna ?

Sì.

Elsa, so che è difficile trovare
un altro appuntamento per la Tac.

No, non mi sono dimenticato,
ho avuto un contrattempo.

Te lo giuro ! Non sto prendendo
la cosa sottogamba.

Se riesci a trovarmi
un altro appuntamento

io ti giuro che vengo. Eh ?

Dài, questa è una promessa.

Scusami ancora. Va bene, grazie.

Grazie. Ciao, buonanotte.

- Tu quanti ne hai ?
- C'è chi ha tanti cugini ? - Io ?

- Io ne ho pochi.
- Io pure, appunto... - Ciao !

- E' incredibile.
- No !

- Guarda chi c'è !
- Ciao.

- Si stava bene a casa.
- Sapevo che non eri stato tu.

- Si sa chi è stato ? - No, che io
sappia no. - Non lo scopriranno mai.

No, non può girare per la scuola,
devono arrestarlo.

Grazie per i vostri messaggi,
mi hanno fatto piacere.

Uè, guardate chi c'è !

- Guarda un po' !
- Ciao.

- A quanto va ?
- Fino a sei chilometri orari.

- Una scheggia ! - Mi ero stancata
di venire con l'autista.

Se l'autista non ha niente
da fare, può accompagnare me.

- Glielo dico ?
- Con una modifica la mandiamo a 12.

No, ha il motore elettrico.

- Ciao.
(insieme) Buongiorno.

- Viola, mi fa piacere rivederti.
- Anche a me. - Molto.

- Ci vediamo in classe.
(insieme) Sì.

- Andiamo ? - Andiamo, dài.
(insieme) Andiamo.

- Sono contento che sei tornata.
- Anch'io.

La sfida per Montaigne è
quella di capire

quanto noi siamo diversi
da quello che pensiamo di noi.

- Posso ancora salvarmi ?
- Sì, tutti possono.

L'importante è non fossilizzarsi
nel ruolo che ci siamo dati

o che gli altri ci hanno attribuito.

Dobbiamo cercare di affrontare
le nostre debolezze

e le nostre paure.
- Lei lo fa, prof ?

- Non ho capito. - Lei è ingessato
nel ruolo di bravo professore ?

- Non lo so, forse sì. - E affronta
le sue paure e debolezze ?

- Non lo so. - A chi racconta
se stesso ? - Ce l'avete con me ?

E' un interrogatorio ?
Perché non vi fate i fatti vostri ?

-Applichiamo la filosofia di
Montaigne. -No, fate l'Inquisizione.

Questo dimostra che non avete capito
niente di quanto ho spiegato.

- Stavamo scherzando.
- Sì, va bene.

- Era per giocare. - La prendevamo
in giro. - Oggi è permaloso. - Già.

Mi sono ricordato
di avere un impegno.

Leggete da pagina 32 a pagina 38.

Io cerco di tornare appena posso.

- Leggete, forza.
- Dove va ? - Si è arrabbiato ?

- Per forza. - Ragazzi,
comunque non sta per niente bene.

- Che è successo ? - E' impazzito ?
- Perché ha fatto così ? - Boh.

Codice...

- Uno, due...
- C'è nessuno ?

- Sì, eccomi.
- Ehi.

- Ciao.
- Ti devo parlare. - Sì ?

- Sì, ho anche lasciato
una lezione a metà. - Perché ?

- Perché anche io ho
delle debolezze. - Ah.

- Ieri ero passato di qua...
- Mmm.

- E ti ho vista con Nicola.
- No... - Aspetta.

Poi la sera, a casa,
tu non mi hai detto niente.

E' normale questo ?

- Ti devo parlare.
- Sì, faresti bene a spiegarmi.

- Ho fatto delle ipotesi.
Avete una storia ? - No, macché !

Magari vi siete ritrovati, perché
può succedere, però io devo saperlo.

Non abbiamo nessuna storia,
però c'è una cosa...

che io non ti ho detto
ed è che...

Eh. "Che" ?

Nicola è il papà di Manuel.

- "Di Manuel"...
- Mmm.

Ma... Scusa, tu avevi detto
di non sapere chi fosse il padre.

- Ti ho detto una bugia.
- Perché ?

Perché non mi... andava di ricordare
quello che era successo

però adesso che Nicola è riaffiorato
nella mia vita...

- Aspetta, scusa.
- Che c'è ? - Devo sedermi.

- No, non fare così. - Mi gira solo
un po' la testa. - Mannaggia.

- Vuoi un po' d'acqua ? - No, è solo
questo affastellarsi di notizie.

- Adesso mi passa. - Mi dispiace
tantissimo. - Mi passa.

- Allora, all'epoca...
- Sì.

Lui stava per trasferirsi all'estero
e noi ci eravamo appena lasciati.

Solo allora io ho scoperto
di aspettare un bambino.

Io non me la sentivo
di rovinargli tutto. Capito ?

- Da quanto sa di Manuel ?
- Gliel'ho detto l'altro giorno.

Quando gli ha dato un passaggio,
hanno parlato

e Nicola stava per capirlo da solo.

Ora con Manuel che succede ?

Niente.
No, Manuel non deve sapere nulla.

Io devo pensare bene
a che cosa dirgli, a come dirglielo.

- Dante, ascoltami, guardami.
Oh, Dante ! - Sì. - Senti.

- Sì. - Giurami, per favore,
che non dirai niente neanche tu.

- Sì, lo... - Eh ?
- Sì, lo... - Sì ?

- Sì, lo giuro.
- Grazie.

Io penso che io e te dovremmo stare
più vicini.

- In che senso "più vicini" ?
- In questo senso.

- Ci prendiamo una casa insieme ?
- "Una casa" ?

- Sì, anche piccola.
- La villa è grande, c'è spazio.

No, è diverso, non è casa nostra,
non è casa mia e tua.

E' che questa non è... Non è
una cosa che si può decidere così.

Perché ?

- Forse non è il momento giusto.
- Che aspettiamo ?

Sembra una cosa folle da innamorati,
ma non sei innamorato di me ?

- Sì, certo che sono innamorato.
- Allora ?

Non pensi
che la nostra storia sia speciale ?

- Sì, certo.
- E' come tutte le altre ?

- Buongiorno.
- C'è...

- C'è...
- Sì, ho sentito.

Arrivo !

[# E POI COSI', TU SEI QUI... #]

- Buongiorno.
- Buongiorno.

Cercavo un saggio di storia
della politica italiana.

Sì, mi dica il nome dell'autore.

Certo. Aspetti, ce l'ho scritto.

[# E' SOLO UNA FOLLIA]

[# UN APPUNTAMENTO]

[# UN BATTITO PERPETUO
CHE DURA UN MOMENTO. #]

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