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Ero seduto in giardino, a casa, e ricevetti una telefonata

in cui mi dissero che mia figlia Lucie era scomparsa.

La mia prima reazione fu chiedermi: "Come sapete che è scomparsa?"

Non la sentivamo da un paio di giorni.

Non rispondeva al telefono e non avevamo ricevuto email.

Lavorava in Giappone.

Pensai subito che dovesse esserci una spiegazione razionale,

che dovesse esserci una ragione per cui non ci aveva contattato.

La polizia giapponese chiesto aiuto ai cittadini

per ritrovare una donna britannica di 21 anni.

Lucie Blackman è scomparsa

dopo aver lasciato il bar in cui lavorava come entraîneuse.

Ci chiamarono altre tre o quattro volte.

E capii che c'era qualcosa che non andava.

Quella sensazione di panico cieco e totale

semplicemente ti travolge.

Tokyo, la metropoli più grande del mondo.

Un posto pieno di fascino per molti, un incubo per una persona.

È passata più di una settimana dalla scomparsa di Lucie Blackman.

Ogni anno, centinaia e centinaia di giovani ragazze piene di entusiasmo

partono per le luci di Tokyo.

Il Dipartimento della Polizia Metropolitana

sta indagando su possibili collegamenti con una setta religiosa.

Le autorità giapponesi sono ora a caccia di un predatore sessuale

che si aggira per le strade di Tokyo da decenni.

MISSING: IL CASO
LUCIE BLACKMAN

TOKYO, GIAPPONE

Dopo aver finito la scuola, Lucie voleva vedere il mondo,

come tanti giovani voleva viaggiare.

È un'esperienza fantastica.

Ma ricordo che Lucie diceva: "Beh, vorrei andare in Giappone".

PADRE DI LUCIE

"Mi affascina la cultura di quel Paese

e sarebbe un'esperienza interessante."

Si pensa che il Giappone sia sicuro, no?

GIORNALISTA

Il Paese della cortesia.

Dove non c'è crimine.

Perdi il portafoglio nella metro e te lo restituiscono.

Negli anni 2000 Tokyo era un posto emozionante.

E molti stranieri venivano qui per lavorare.

Si poteva guadagnare bene e divertirsi.

Sì, come il resto di Canale Quattro, sono in Giappone.

Il Paese la cui esportazione culturale più conosciuta sono i Pokemon.

Konnichiwa, e benvenuti a Japanorama.

L'immagine di un Giappone sicuro ed educato era così dominante.

Nessuno sospettava che potesse esserci un lato nascosto tanto terribile.

Mi contattò un amico che gestisce una pensione…

e disse che era preoccupato per una ragazza di 21 anni di nome Lucie

che alloggiava nella sua pensione e che non riusciva a contattare.

Era la prima volta che al mio amico succedeva una cosa del genere

ed era molto turbato.

E dalla sua aria tesa,

capii che la situazione era seria.

3 LUGLIO 2000 3 GIORNI DALLA SCOMPARSA

Si mormoravano cose sui media giapponesi.

HOSTESS BRITANNICA RAPITA DA UN CULTO

Ma all'inizio, nessuno sapeva… C'era forse…

Forse c'era un piccolo gruppo di stranieri che sapeva

che qualcuno era scomparso.

Mi occupavo di cronaca nera in Giappone.

Il mio capo mi chiamato e mi detto: "Ehi, gaijin!"

Che è un termine usato per gli stranieri.

Mi detto: "Ci servi. In questo caso è coinvolta una gaijin".

Pensai che fosse andata in Thailandia con il ragazzo

senza avvertire nessuno, che non fosse successo niente.

Andai al quartier generale della Polizia Metropolitana.

Mi spiegarono la situazione.

POLIZIA
METROPOLITANA DI TOKYO

Ero il sovrintendente responsabile per il caso di Lucie.

SOVRINTENDENTE

POLIZIA
METROPOLITANA DI TOKYO

All'inizio, pensavamo fosse possibile che si trattasse di una semplice fuga,

quindi dovevamo capire dalla famiglia

se avesse un qualsiasi motivo per farlo.

All'epoca,

molti stranieri si trattenevano più del dovuto o lavoravano illegalmente,

e spesso molti di loro sparivano.

VICE ISPETTORE POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

Così, la prima volta che ne sentii parlare,

non ero sicuro che si trattasse di un reato.

11 GIORNI DALLA SCOMPARSA

Il padre di Lucie, Timothy Blackman, è atterrato a Tokyo,

dove la polizia teme possa essere stata rapita.

Le ho parlato circa tre settimane fa.

Una normale figlia che chiama il padre dicendo:

"Ciao, papà. Mi sto divertendo in Giappone".

Detto qualcosa, qualcosa la preoccupava qui in Giappone?

Detto che si divertiva e che è una bellissima città.

Era successo qualcosa e dovevamo ritrovarla.

Qualsiasi preoccupazione riguardo al non sapere come

parlare alle telecamere o cose così,

sparisce perché vuoi solo ritrovare tua figlia.

Quando arrivò Tim, c'era una folla di giornalisti e persone,

all'improvviso la storia divenne molto più grande

e dopo poco tutti ne parlavano.

Cos'è successo a Lucie Blackman?

L'ex hostess della British Airways è sparita il primo luglio.

La polizia giapponese chiesto informazioni al cittadini

riguardo alla ventunenne britannica sparita a Tokyo 11 giorni fa.

Ma Tokyo è una città enorme

con 27 milioni e mezzo di abitanti.

È proprio come cercare un ago in un pagliaio.

Ho incontrato Tim Blackman e Sophie, la sorella minore di Lucie.

Ebbi l'impressione che fosse davvero preoccupato,

ma che fosse anche uno showman molto esuberante

e che avrebbe usato il suo carisma per smuovere le cose

e ottenere risultati.

Si sarebbe assicurato

che tutti muovessero il culo e cercassero Lucie sul serio.

Jake di sicuro capiva i sistemi giapponesi

e, naturalmente, era bilingue, quindi era un'altra grande risorsa.

Penso avesse anche dei contatti nella polizia grazie al suo lavoro.

Qualsiasi informazione.

Ci chiami, grazie.

Anche prima del suo arrivo la polizia cercava informazioni.

Richiedevano informazioni attivamente.

Trentamila manifesti di Lucie Blackman sono stati affissi a Tokyo.

La polizia indaga sulle piste fornite dai cittadini,

ma dubitano che gli avvistamenti siano credibili.

Salve.

Salve.

SCOMPARSA

Lucie era la nostra primogenita.

E cambiato completamente le nostre vite.

Aveva un posto speciale nella famiglia.

Era molto arguta.

Influenzato molte persone attorno a lei.

Credo che tutti quelli che l'hanno conosciuta mentre cresceva

orbitassero intorno alla sua luce,

come se lei fosse al centro di tutto.

Decise che un buon modo per viaggiare

era lavorare per una compagnia aerea.

Era una cosa molto importante.

Ma era sparita, era in pericolo.

In quel momento bisognava ritrovare Lucie.

STAZIONE DI
POLIZIA DI AZABU

Mi incontrai con Tim come rappresentante della polizia e gli spiegai la situazione.

Non mi era capitato spesso

di parlare con persone di altri paesi,

per cui fui sorpreso dalle sue domande riguardo a certi argomenti.

Mi chiese se avessi controllato bene tutte le telecamere di sicurezza.

In quell'occasione,

gli spiegai che le telecamere di sicurezza avevano un uso limitato in Giappone

per motivi di privacy.

Mi disse: "Mitsuzane, sta scherzando?

A Londra ci sono telecamere in ogni strada

e sono tutte fatte in Giappone".

La polizia reagì come ci si aspetterebbe, erano estremamente gentili.

Ma qualcuno venne a parlarmi.

Un inglese sposato con una donna giapponese

e mi disse:

"Lucie non è una cittadina giapponese, la polizia non indagherà".

Questo mi colpì nel profondo.

Dati quei segnali di allarme, pensai:

"Devo trovare un modo per far sì

che ci sia un'indagine".

AMBASCIATA BRITANNICA

Quindi pensai che innanzitutto i media dovessero parlarne.

Dopo l'incontro con la polizia di ieri pomeriggio,

abbiamo l'impressione

che stiano battendo ogni pista,

che pensino al quadro generale

e che ora tengano in considerazione qualsiasi ipotesi.

Organizzammo una conferenza stampa per avere maggiore visibilità a Tokyo.

Dovettero spostare la conferenza stampa nel loro auditorium più grande

perché tutti i media giapponesi volevano essere presenti.

Io guardai la folla dei presenti e dissi a Sophie:

"È così che ritroveremo Lucie, Sophie.

Loro troveranno Lucie per noi".

Riguardo a
come mi sento ora…

Credo che tutti voi possiate capirmi. Mia sorella è scomparsa.

Voglio solo che torni a casa.

Quindi, se qualcuno può essere d'aiuto,

gli sarei grato se si facesse avanti.

La stampa britannica si interessò al caso.

I media giapponesi tendono a evitare di fare congetture,

mentre quelli britannici non avevano problemi

a pubblicare diverse teorie

e a cercare chiunque potesse dire qualcosa al riguardo.

Che sapessero o no qualcosa sul Giappone,

l'importante era avere un bel titolo.

UN CULTO MISTERIOSO RAPITO NOSTRA FIGLIA?

Girava voce che Lucie fosse viva

e mi dissero che era stata caricata su una nave per Hong Kong.

Che fosse vittima della tratta delle bianche.

Che fosse stata rapita da un culto.

RAPITA DA UN CULTO

SCHIAVA SESSUALE

Lucie è una ragazza scettica.

L'idea che, chissà come, all'improvviso, si fosse interessata

a un qualche culto religioso

non ci sembrava plausibile.

Per noi era un'idea ridicola.

Attirò così tanta attenzione sul caso

che il governo giapponese

e la polizia di Tokyo dovettero mettere in campo tantissime persone.

Quando scompare qualcuno, di solito,

indagano quattro, cinque poliziotti.

Ma 100 persone?
Non è normale.

La polizia inizia a concentrarsi su Roppongi, dove Lucie lavorava.

E a Roppongi c'erano tanti bar,

tanti club con entraîneuse.

E una vita notturna particolare.

Tanti stranieri, tanti soldi.

C'erano, avete presente, Goldman Sachs,

Lehman Brothers, tutte queste persone della finanza.

Era come una festa, denaro a fiumi.

Roppongi iniziava a capirlo.

Alcune persone erano disposte a spendere

una barca di soldi in una sera.

Ho lavorato al Casablanca,

lo stesso club in cui lavorato Lucie Blackman.

In realtà era un locale piccolo e anonimo.

È difficile spiegare questo lavoro, perché non c'è un equivalente occidentale.

Sei in un locale pieno di uomini più vecchi

e parli con loro e gli servi da bere.

Ma non ci
vai a letto. No.

Non sembrava un lavoro sordido o difficile.

Non era diverso da quello che già facevo,

avevo vent'anni,

andavo nei bar e parlavo con le persone.

Si guadagnava bene con quel lavoro.

Ci pagavano circa 50 dollari americani l'ora.

Poi c'erano i bonus, se bevevi tanto.

E si lavorava per cinque, sei ore al massimo.

Volendo, poteva essere un lavoro semplice e onesto.

Credo che fare l'entraîneuse

attirasse ragazze che volevano fare un'esperienza interessante,

vivere al massimo.

C'erano tantissime ragazze fantastiche e indipendenti

che volevano viaggiare.

Incontrare persone con quel coraggio

e quella visione più grande della vita

era davvero fantastico.

Il dohan è probabilmente l'aspetto più equivoco del lavoro.

Consiste in pratica in andare a cena col cliente prima del lavoro

e poi porti il cliente con te al club e una volta lì

vieni pagata un extra per la cena e ti offrono da bere.

È il cliente che paga per tutto questo.

Credo che i limiti si confondessero, perché naturalmente uscire

fuori dal club con un tuo cliente,

nel tuo tempo libero,

porta certi clienti a pensare che ci sia qualcosa di più.

Mi sono sentita spinta a portare più clienti

o fare dohan,

ma non mi sono mai sentita,

personalmente, in pericolo nei club.

Credo che i veri pericoli

si annidassero fuori dai club.

Lavoravo come giornalista a Londra per una una rivista femminile

che era interessata al concetto di entraîneuse in Giappone.

Quindi andai in Giappone

per studiare il mondo dei club e cercare di saperne di più.

Mi sembrò che i soldi

fossero un fattore importante e un gioco di potere tra gli uomini e le donne.

Gli uomini avevano i soldi e le donne no,

quindi gli uomini erano in posizione dominante.

Così nei club si potevano osservare le politiche del sesso in atto.

SOVRINTENDENTE POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

La prima squadra a indagare sul caso Lucie sin dall'inizio

fu la squadra Teramae.

La nostra squadra seppe da loro solo che avevano identificato un sospettato.

Un uomo giapponese che frequentava i club nell'area di Roppongi,

tra cui il Casablanca.

Quindi ci ordinarono di prendere quel sospetto

in custodia e scoprire

se fosse o no innocente.

Temevamo che il colpevole

scoprisse cosa stavamo facendo

e uccidesse la ragazza, se era ancora viva.

Ci siamo avvicinati alla sua auto prima che andasse al lavoro.

Gli abbiamo chiesto di seguirci per un interrogatorio.

L'abbiamo preso e accompagnato

alla stazione di polizia più vicina per interrogarlo.

Aveva un alibi e alla fine lo confermammo.

Il sospettato non era

il rapitore di Lucie.

Fummo costretti

a ricominciare tutto da capo.

15 GIORNI DALLA SCOMPARSA

Dopo una settimana con Tim Blackman,

è chiaro che è un padre amorevole e solerte,

che crede che sua figlia sia ancora viva in questa città,

ma deve ritrovarla al più presto.

Dave Russell da Tokyo, per Meridian Tonight.

Divenne chiaro che Tim aveva un piano.

Se smetti di parlare della storia

i media passeranno ad altro

e Lucie non sarà più al centro dell'attenzione.

Quindi doveva riportare Lucie al centro dell'attenzione.

Andava in giro ad appendere i manifesti, voleva che si vedessero in TV

e che tutti conoscessero il suo volto.

Tra Tim e la polizia giapponese ci furono incomprensioni culturali.

Potete appendere il poster sui pali, ma non qui.

Io non li stacco.

Mi arresti.

Bisognava trovare Lucie

e qualsiasi genitore farebbe di tutto per ottenere il risultato migliore,

per cercare di risolvere il problema.

Non avrei permesso che mi ignorassero o limitassero.

Tim era stato completamente tagliato fuori.

Agiva in un modo che faceva sembrare incompetenti i poliziotti

e questo li fece infuriare.

Credo che la sua ansia

e diffidenza nei confronti della polizia giapponese, che comunica molto male,

gli abbiano fatto sentire che avrebbe avuto risultati migliori

facendo più pressione possibile.

19 GIORNI DALLA SCOMPARSA

Sapevo che si sarebbe tenuto il G7

e che Tony Blair sarebbe venuto in Giappone

e che i media del Regno Unito erano molto interessati alla vicenda.

Per cui approfittammo della situazione.

Il Primo Ministro Blair si è fermato a Tokyo

per usare la sua influenza

nel caso di Lucie Blackman, l'hostess scomparsa.

Collaboriamo con le autorità giapponesi,

ovviamente chiediamo ai cittadini giapponesi

in possesso di informazioni

di farsi avanti e fornirci degli indizi,

perché è un caso drammatico e naturalmente

la famiglia è sconvolta.

Il Primo Ministro giapponese aveva detto:

"La polizia giapponese catturerà il colpevole".

Ci sembrava una cosa facile da dire, ma difficile da fare.

Sentivamo noi stessi la pressione.

Sentivo che c'era

una leggera incongruenza nella politica d'indagine.

Così, alcuni dei miei agenti iniziarono a muoversi da soli.

Quei mastini, i detective suppon,

avrebbero seguito ogni pista fino in fondo.

Pensammo fosse meglio iniziare l'indagine da capo,

invece di perdere tempo con piste false.

SERGENTE POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

Kuku è tenace e persistente.

Quando morde, non molla la presa. Come un mastino.

Passammo notti intere a studiare i rapporti giornalieri

che la squadra investigativa principale aveva redatto sin dal primo giorno

e controllammo ogni singola cosa.

Mentre controllavo i rapporti

per capire come era stata condotta l'indagine,

trovai una segnalazione

proveniente dall'area di Roppongi dove si trovavano molti club.

Una entraîneuse straniera che lavorava in un club

era stata invitata da un cliente abituale ad andare in macchina al mare.

Ma a un certo punto, aveva perso conoscenza

e aveva dormito per molte ore.

Si era svegliata con un terribile mal di testa

e sospettava di essere stata drogata.

Dissero che il direttore del club che aveva fatto la segnalazione

era inaffidabile.

Che non bisogna credere a quello che diceva.

Dopo aver letto quella segnalazione, pensammo che fosse ridicolo.

Una persona del genere poteva fornirci una pista legittima.

Sembrava ci fosse un collegamento col caso di Lucie Blackman.

Così iniziarono a spulciare i vecchi rapporti

e a cercare questi casi per vedere se erano connessi.

Ma la polizia agisce a livello locale.

Le segnalazioni erano ignorate.

Quindi, nonostante le segnalazioni,

non c'era stata alcuna indagine.

I proprietari dei club dicevano che

era successa la stessa cosa a una ragazza che lavorava per loro.

Storie del genere saltavano fuori

qua e là.

VICE ISPETTRICE POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

Così decidemmo di parlare con ogni singola impiegata

di ogni club.

All'inizio, le ragazze che lavoravano nei club

non volevano farsi avanti.

Ogni tre mesi, la polizia arrivava

e tutte le ragazze senza visto

dovevano scappare dal retro,

e quelle ragazze si trovavano in una posizione vulnerabile.

Se succedeva qualcosa a una entraîneuse straniera,

parlare con la polizia sarebbe stato un bel rischio,

perché era molto probabile che la polizia la arrestasse

per questioni di visto.

Se una entraîneuse è vittima di un reato, è inutile andare dalla polizia.

Non potevamo parlare con loro mentre lavoravano,

così all'inizio le fermavano per strada

e facevamo lì le nostre domande.

Ma poi diverse donne si fecero avanti

perché volevano aiutarci a trovare Lucie.

Alla fine,

scoprimmo che molte avevano avuto esperienze davvero simili.

Diverse entraîneuse avevano denunciato

di essere state drogate e verosimilmente stuprate da un ricco uomo giapponese.

La maggior parte dei criminali non cambia i propri metodi.

Proprio come i ladri hanno i loro metodi di entrare nelle case,

si tratta di abitudini.

E queste abitudini non cambiano.

Le faceva salire in auto di lusso,

Porsche, Mercedes-Benz,

eccetera.

Le invitava in posti sull'oceano

o a mangiare da qualche parte.

E usava delle droghe.

Le vittime dicevano che si sentivano come drogate.

Si svegliavano provando sensazioni spiacevoli in tutto il corpo.

Alcune avevano vomitato.

Altre avevano provato una sensazione di bruciore.

Mi dispiacque molto per loro.

Così, con tutte queste testimonianze

di entraîneuse giapponesi e straniere,

scoprirono che c'era un predatore sessuale

in attività da anni a Roppongi, e che non era mai stato preso.

Non era mai stato assicurato alla giustizia.

52 GIORNI DALLA SCOMPARSA

La famiglia deciso di offrire una ricompensa di

1,5 milioni di yen per nuove informazioni

che porteranno a trovare Lucie.

Dal nostro punto di vista,

era di nuovo il momento di riportare i riflettori sul caso.

Le gente pensava che lo facessi perché mi piaceva essere intervistato.

Volevo solo che la ricerca di Lucie fosse al centro dell'attenzione

e l'unico modo per farlo era nutrire gli avvoltoi.

Tim era circondato da molti giornalisti.

Secondo noi,

rischiava di rivelare qualcosa

nuocendo alle indagini.

Dopo ormai sette, otto settimane,

questa sta diventando una situazione molto stressante.

Il punto è che ancora non mi vengono fornite

informazioni dalla polizia sui loro progressi,

dato che considerano il caso estremamente delicato.

Ogni volta dicevo:

"L'indagine procede in modo costante.

Non posso ancora parlarne".

I giapponesi pensavano fossi maleducato,

e probabilmente sembrò così, perché non lo ero,

non avevo né il tempo né la forza mentale

di assecondare i loro protocolli.

Mentalmente, ero a pezzi.

Era un week-end lungo

e c'erano tanti fuochi d'artificio

e noi eravamo lì a guardare i fuochi e, immaginate,

tutti festeggiavano e si divertivano,

ma non Tim, naturalmente.

All'inizio ero solo un giornalista, uno gli stava sempre appresso.

Gli sbattevo la telecamera in faccia e lui mi diceva di sparire.

Col tempo, Tim iniziò a fidarsi di me

perché eravamo entrambi in un Paese straniero

e cercavamo di capire cosa fare per aiutare Lucie.

Mi chiamava alle quattro del mattino.

"Vuoi andare a fare due passi, perché non riesco a dormire?"

Ma era stanco, naturalmente.

È una cosa che mette a dura prova. Era un uomo provato.

E inizio a sentirmi stanco e distrutto.

I giorni diventano settimane e settimane

e inizi a perdere
le speranze…

Sei sempre sul punto di chiederti "E adesso cosa facciamo?"

Grazie. Ok.

E sono il padre di Lucie Blackman,

la ragazza britannica scomparsa in Giappone.

Avevamo pensato di creare una linea telefonica dedicata

in modo che le ragazze europee od occidentali che erano lì

potessero parlare con noi.

Era molto probabile che avessero delle informazioni.

La polizia di Tokyo non capiva bene

perché lo facevamo e cosa ci aspettavamo di ottenere.

Non credevano davvero che avremmo ottenuto

delle informazioni facendoci chiamare, ma non potevano fermarci.

62 GIORNI DALLA SCOMPARSA

La madre e il fratello hanno un messaggio semplice.

"Buon compleanno, Lucie."

Mentre migliaia di palloncini sono saliti in cielo

per festeggiare il 22° compleanno dell'ex hostess sparita.

Vogliamo che Lucie sappia che non abbiano scordato il suo compleanno,

perché oggi compie 22 anni,

e sempre voluto festeggiarlo alla grande.

E voglio che sappia che,

ovunque sia, non l'abbiamo dimenticata.

Dunque, avevamo scoperto diverse segnalazioni

riguardo a un uomo che portava le entraîneuse a fare un giro

e le drogava per molestarle.

Una delle vittime era Jessie, dall'Australia.

Il suo incidente era avvenuto tre anni prima.

VICE ISPETTORE POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

Aveva scritto

il nome e il numero di cellulare dell'uomo

nel suo vecchio taccuino

che aveva lasciato in Australia.

Il taccuino è arrivato dall'Australia.

Chiedemmo al padre

di rimandarlo in Giappone per studiarlo di persona.

Lei si era arrabbiata così tanto che aveva scarabocchiato tutto il numero.

Lo mettemmo in controluce per cercare di leggere il numero.

Il suo nome era "Yuji Honda"

e il suo numero di cellulare che finiva in 3301 era scritto nell'agenda.

Così iniziammo a controllare

le chiamate effettuate da quel telefono.

REGISTRO CHIAMATE

Il numero era ancora attivo.

Abbiamo recuperato i tabulati telefonici.

Abbiamo trovato circa dieci numeri di telefono elencati.

E tra questi

c'era il numero di Lucie.

Era un indizio concreto. Era un bel passo in avanti.

Per la prima volta,

si dimostra che la persona sospettata del rapimento di Lucie Blackman

è realmente connessa a lei, che hanno avuto un contatto.

Il sospettato aveva creato

molte false identità, in modo che non si risalisse a lui.

Chiedemmo alla compagnia telefonica di trovare la posizione

per scoprire dov'era chi chiamava.

Alle tre in punto,

un'antenna vicino alla Torre di Tokyo captò una chiamata.

TORRE DI TOKYO

Dopo un minuto o cinque,

il segnale venne captato in una direzione completamente diversa.

Dopo altri cinque minuti,

l'antenna a ovest captò la chiamata.

Dopo altri cinque minuti, un'antenna a est captò la chiamata.

Non esiste auto

che possa spostarsi tra quelle posizioni tanto velocemente.

Era un mistero.

Poi pensai che

se le chiamate erano state captate da quattro antenne,

c'era la possibilità che venissero effettuate

da un punto in mezzo a esse.

Ricordate che parliamo del 2000.

Non è come nei film

in cui si localizza il punto esatto da cui è partita la chiamata.

La si rintraccia in un'area più o meno estesa.

Riescono quindi a localizzare la chiamata in un quartiere di lusso, Akasaka.

La chiamata sembra essere partita dalle Moto-Akasaka Towers,

un complesso residenziale di lusso

con telecamere di sicurezza e cose così.

Non è un posto in cui possa entrare chiunque.

Mostrammo i distintivi all'amministratore.

Al sesto piano, due stanze erano usate

da un'azienda chiamata Plant Orihara.

L'amministratore disse che il locatore era una persona particolare.

Entrava e ignorava l'amministratore,

non salutava mai,

guardava sempre in basso e nascondeva il viso.

Guidava diverse auto di lusso straniere.

Porsche, Mercedes-Benz, Aston Martin, Rolls-Royce.

Tutte le auto menzionate nelle testimonianze erano lì.

Non sapevo se P. Orihara fosse il nome di uno straniero o un'azienda.

Non c'erano informazioni.

Il nome del locatario non era indicato.

E pensano di aver trovato il loro sospettato,

ma non hanno abbastanza prove per un mandato.

Si basano su supposizioni, quindi l'indagine si ferma lì,

non va più avanti.

Tra le entraîneuse di Roppongi con cui avevamo parlato,

alcune donne erano disposte a testimoniare.

Una di loro era Monica, dall'Inghilterra.

Penso fosse un uomo che si faceva chiamare Koji.

Era il 10 ottobre 1997.

Lei aveva incontrato un certo Koji a Roppongi,

ed erano andati in auto in un appartamento di un resort

con vista sull'oceano.

Ci disse che ricordava una fila di palme

e la Marina di Zushi

era l'unico posto in zona con delle palme così.

Forse si sarebbe ricordata di altri particolari,

per cui andammo insieme alla Marina di Zushi.

La Marina di Zushi è a circa un'ora e mezza da Tokyo,

e in pratica è un resort composto da condomini di lusso

e si trova in un'area costosa riservata a ricchi e benestanti.

Monica identificò il posto.

Era stata portata in un appartamento del resort.

Girammo intorno agli edifici,

lei pensava fosse il condominio quattro o sette,

ma non poté identificarlo con certezza.

Ricordo che andammo in un ristorante lì vicino

e mostrammo la foto di Lucie a una cameriera.

Mi disse che era sicura che quella donna

era venuta lì il primo luglio.

ALTEZZA: 175 CM CORPORATURA MEDIA

Le chiesi se era da sola,

e rispose che era con un uomo.

Volevo l'elenco dei residenti della Marina di Zushi.

Andai a parlare con il vice-amministratore.

Gli dissi che era una questione urgente e lui capì.

SERGENTE

POLIZIA
METROPOLITANA DI TOKYO

Dovetti escluderli uno a uno.

È un lavoro lungo e complicato,

ma se lei era ancora viva, dovevamo liberarla al più presto.

Esaminai ogni elenco a uno a uno, non trovai nulla,

ma avevo la sensazione che uno di loro fosse sospetto.

Così cercai un uomo

che possedesse molte auto straniere di lusso.

E iniziai a sospettare di un certo Obara.

Quando lo sentii,

ricordai

che alle Moto-Akasaka Towers

c'era una società chiamata Plant Orihara.

O BARA

I caratteri
kanji di "Obara" …

ORI HARA

…possono anche essere letti come "Orihara".

Mi venne la pelle d'oca e iniziai a tremare.

Quello fu un momento fondamentale per l'indagine,

perché per la prima volta c'era un collegamento.

A310 JOJI OBARA

La polizia finalmente un nome.

Scoprimmo che Joji Obara

era stato arrestato a Wakayama

per essersi travestito da donna

e aver fatto delle riprese di nascosto in un bagno delle donne.

Parlai con gli agenti che avevano lavorato a quel caso

e gli chiesi che persona fosse.

Risposero: "Estremamente refrattario".

Al momento dell'arresto,

si era rifiutato di fare una foto segnaletica.

Aveva distolto il volto dall'obbiettivo e non voleva collaborare.

Chiesi che mi faxassero la foto segnaletica.

I fax di allora erano di bassa qualità, la foto era molto scura.

Così raccogliemmo un centinaio di foto di sospettati

e le mostrammo alle vittime.

Monica e Jessie

indicarono la foto di Obara senza esitare.

Per la prima volta,

avevamo un nome vero per tutti quegli pseudonimi.

Ora hanno identificato il sospettato e capiscono che

se sta tenendo Lucie Blackman in ostaggio,

il tempo stringe e devono sbrigarsi.

103 GIORNI
DALLA SCOMPARSA

Non potevamo inchiodarlo per il caso di Lucie,

ma potevamo arrestarlo

per gli altri casi.

Alle sei del mattino, eravamo già in posizione.

ISPETTORE POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

Gli investigatori sono sempre nervosi quando arrestano qualcuno.

Io ero molto nervoso.

Mettemmo due agenti all'uscita di emergenza,

due alla finestra

e uno alla porta a fare la guardia.

C'erano circa sette persone in tutto.

Per radio dissero che il sospetto si era svegliato e aveva acceso la TV.

Così continuai a monitorare la situazione.

Usciva sempre a comprare il giornale verso le sette,

quindi pensavo che non ci fosse bisogno di fare irruzione.

Obara non sembrava una persona irascibile.

Pensavo che non sarebbe stato violento.

Ma temevo che si buttasse dalla finestra.

Non pensavo ad altro.

Poco prima delle sette, la porta si aprì.

Gli chiesi: "Sei Obara?" Rimase sconvolto.

Disse: "Sì, sono io".

Credo sapesse che il suo arresto era imminente.

Joji Obara, presidente di una società di gestione immobiliare,

è stato arrestato stamattina.

Secondo la polizia, frequentava l'area

dove lavorava la ventiduenne Lucie, dal Kent.

Sentimmo che avevano un sospettato e poi,

dopo poco, che era stato arrestato.

Erano grandi notizie.

Forse quell'uomo sapeva dov'era Lucie.

Joji Obara era un playboy che aveva ereditato molto denaro.

Grazie a suo padre, era ricco,

ma secondo tutti i vicini era un tipo solitario.

Aveva diverse proprietà,

e la polizia iniziò a perquisirle tutte.

Indietro, grazie.

Ero a capo della scena del crimine nell'Edificio 4 della Marina di Zushi.

Trovammo grandi quantità

di droghe e alcool.

Quello che ricordo bene,

era l'attacco metallico nel soffitto.

Ricordo che mi chiesi

che genere di attacco fosse.

Ero responsabile delle perquisizioni e dei sequestri alle Moto-Akasaka Towers.

L'oggetto più memorabile era il suo taccuino.

Non so quando la scrisse,

ma una voce diceva che sarebbe diventato malvagio,

che si sarebbe consacrato al male.

Cambiò in fretta modo di pensare per diventare completamente malvagio

e si trasformò in una specie di mostro.

Dopo l'arresto di Joji Obara,

la polizia perquisì varie proprietà che aveva a Tokyo,

era una specie di magnate immobiliare,

tra cui l'appartamento vicino al mare alla Marina di Zushi

dove aveva attirato diverse vittime.

Sequestrammo un sacco di videocassette,

e non intendo solo due o tre.

Le etichette sulle cassette riportavano dei nomi, anche se non completi.

Quello che Obara registrò sulle cassette…

Credo sia qualcosa di cui è meglio non parlare mai più.

La polizia trovò

più di 400 cassette in cui donne,

in apparente in stato comatoso,

stese su letti, subivano le sue violenze sessuali.

Roba da film horror.

Abbiamo scoperto che gli attacchi di metallo sul soffitto…

erano usati per alzare le gambe della vittima.

Per lui gli altri non sono persone,

ma solo bambole.

Non avevo mai
visto un caso…

Non avevo mai visto niente di più spregevole.

Non pensavo potessero esistere persone come lui.

Le cassette erano tantissime

e i detective dovettero guardarle una per una.

Ma non trovarono nessuna cassetta con Lucie Blackman.

L'obiettivo era trovare Lucie.

Quindi sentivo la pressione.

Ma avevamo moltissime prove contro di lui, pensai che avessimo una chance.

Mentre gli parlavo,

avevo la sensazione che fosse una persona davvero perversa.

Negò ogni cosa riguardo i suoi crimini.

Anche quando gli mostrai le prove,

insistette che era tutta finzione.

Che le aveva pagate.

Trovava scuse del genere. Ma non ammise altro.

Obara nega di conoscere Lucie.

Nega di averla incontrata, di aver avuto qualsiasi contatto con lei.

Il fulcro dell'indagine deve ora

basarsi sulle prove che hanno.

Obara sostiene che il sesso ripreso nelle videocassette è consensuale.

Quindi ora devono identificare delle vittime perché si facciano avanti

e confermino che non erano consenzienti,

che sono delle vittime,

in modo da poter costruire un processo contro di lui.

Quando vidi le prove video,

pensai che fosse un crimine equiparabile a un omicidio.

Per una donna, i crimini sessuali sono terribili quanto un omicidio.

SERGENTE POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

Ricordo che sistemammo una squadra di analisti in una grande stanza.

La stanza poteva contenere dozzine di persone.

Eravamo a corto di personale,

quindi chiamammo dei giovani agenti dell'Antisommossa ad aiutare gli analisti.

Le vittime cambiavano,

ma guardavano gli stessi crimini ancora e ancora.

Molti di quei giovani agenti

ebbero dei crolli nervosi.

Andai a casa di alcune delle vittime

e parlai con loro.

Si erano svegliate e non sapevano cosa fosse successo loro,

dicevano tutte questo.

Ma noi potevamo dimostrare loro che qualcosa era successo.

Mostrare le prove era la parte più difficile.

Si coprivano gli occhi.

Una disse: "Mi dica che non sono io. Sono io?"

Altre dissero: "Ormai è successo, per me è meglio chiuderla qui".

A una vittima sanguinò il naso.

Doveva soffrire molto.

Dicevo che dovevamo arrestare il colpevole e punirlo

e che per farlo

dovevano aiutarci.

Obara non poteva farla franca.

La pensavo così.

Ed è questo che provai a spiegare alle vittime.

Non c'era altro modo.

La polizia deve quindi dimostrare che il sesso non era consensuale.

Naturalmente, se una persona è drogata, non può consentire ad atti sessuali,

in Giappone è un "quasi stupro".

E la polizia era convinta

che avesse usato cloroformio su una delle sue vittime.

Quindi un investigatore forense guarda tutte le cassette.

Obara prendeva un asciugamano e una bottiglia marrone

e versava del liquido dalla bottiglia.

Poi metteva l'asciugamano sul viso della vittima.

INVESTIGATORE FORENSE
DOTTORE

Le vittime avevano quasi sempre un asciugamano sul volto.

Tra gli oggetti sequestrati, c'erano droghe soporifere,

e c'erano grandi quantità di etere, cloroformio

e altre droghe illegali

che inducono il sonno.

Mentre guardavo i video delle vittime,

notai una donna in particolare.

All'improvviso,

le sue mani iniziarono a tremare.

Mi chiesi perché si muovesse a quel modo mentre era priva di sensi.

La tossicità del cloroformio può portare all'epatite fulminante

che può portare all'encefalopatia epatica.

E scoprii che uno dei sintomi viene chiamato tremore a battito d'ali.

Studiando più a fondo la situazione di quella vittima,

scoprii che era una donna di 21 anni di nome Carita

e che era deceduta.

Carita Ridgway aveva 21 anni, come Lucie,

ed era scomparsa otto anni prima, nel 1992.

Incontrai Samantha, la sorella maggiore di Carita.

Entrambe avevano già viaggiato per il Giappone e l'Australia.

Erano entrambe avventurose.

E poi Sam era venuta a insegnare inglese a Tokyo.

Carita l'aveva raggiunta, ma non trovava lavoro.

Quindi aveva deciso di lavorare temporaneamente come entraîneuse.

Un giorno, Carita viene portata in ospedale

da un uomo che dice che un'intossicazione alimentare.

I dottori non capiscono cosa le sta succedendo.

I suoi organi stanno collassando.

Dopo una settimana in ospedale,

furono costretti a staccare le macchine che la tenevano in vita.

Ma la polizia non voleva intervenire,

pensavano fosse un'intossicazione alimentare

e non credevano che si trattasse di un crimine.

Non fecero l'autopsia.

Ma per fortuna conservarono un campione del fegato di Carita.

Dopo l'arresto di Obara, la polizia fece il collegamento ed esaminò

il campione di fegato, trovando tracce di cloroformio.

E così poterono arrestare Joji Obara per il rapimento

e l'omicidio colposo di Carita Ridgway.

Ma ancora non si sapeva cosa ne avesse fatto di Lucie

e chiaramente aveva distrutto

la cassetta che riprendeva quello che le aveva fatto.

Quindi era difficile incriminarlo per il rapimento e le violenze su Lucie.

134 GIORNI
DALLA SCOMPARSA

Tim Blackman e sua figlia Sophie ancora ignorano la sorte di Lucie.

La ventiduenne è scomparsa a Tokyo mentre lavorava come entraîneuse.

Joji Obara, l'uomo d'affari arrestato un mese fa, rivelato

ulteriori informazioni,

ma nega ancora il coinvolgimento nella scomparsa della ragazza.

È trapelato che ammette di aver conosciuto Lucie al Casablanca.

Ora sappiamo che è successo una settimana prima della scomparsa.

È una persona che più e più volte

rapito ragazze bionde e occidentali

e, guarda caso, una settimana dopo Lucie sparisce.

La speranza che l'arresto di Obara ci restituisse Lucie

durò poco, perché la situazione iniziò a sembrare

davvero cupa.

Sei talmente a pezzi che non riesci a distinguere

gioia o sollievo o depressione o ansia o

una rabbia molto profonda.

È tutta una massa di emozioni.

Eravamo ancora concentrati su Lucie.

Dovevamo analizzare ogni singola prova

per salvarla.

Obara aveva l'abitudine di collezionare cose

e teneva molti scontrini nel suo appartamento.

Il team di analisi delle prove li esaminò con attenzione

e creò una cronologia delle azioni di Obara.

Conservava ogni scontrino.

E così ricostruirono,

grazie ai suoi scontrini, dov'era stato quel giorno.

Secondo la nostra ricostruzione, il primo luglio, intorno alle 15:00,

Obara incontra Lucie e insieme vanno a Zushi.

Sulla strada per Zushi,

Obara e Lucie si fermano in un ristorante vicino alla Marina.

All'epoca venne confermato dal vice ispettore Asano.

1° LUGLIO 2000

Poi, la sera, intorno alle 17:00,

vanno all'appartamento di Obara alla Marina di Zushi.

A quel punto Lucie svanisce nel nulla.

2 LUGLIO 2000

Tra la notte del 2 luglio e le prime ore del 3 luglio,

Obara torna a Tokyo.

Il 4 luglio,

Obara fa molti acquisti.

Il 5 luglio, Obara va in un appartamento al Blue Sea Aburatsubo,

uno dei tanti che possiede.

Il giorno dopo,

un inquilino si lamenta del rumore proveniente dall'appartamento di Obara.

E tra i vari scontrini, ne trovano uno con degli acquisti particolari.

Una motosega, cemento e una tenda portatile.

E iniziano a capire

che probabilmente sono stati usati per nascondere le tracce del crimine.

La nostra analisi portò alla conclusione che…

Lucie aveva perso la vita la notte del primo luglio.

Nei giorni seguenti,

il suo corpo venne portato da Zushi al Blue Sea Aburatsubo.

E molto probabilmente venne smembrata lì.

Dopo aver analizzato varie prove,

non avemmo altra scelta che giungere a questa conclusione.

Per il caso di Lucie, inoltre,

volevamo prove concrete,

ma avevamo solo prove circostanziali della colpevolezza di Obara.

Ci servivano prove concrete per costruire il caso di Lucie,

ma, senza un corpo,

non potevamo accusarlo di omicidio.

Secondo il procuratore, sarebbe stato difficile

costruire un caso senza una confessione,

per cui sapevamo di dover trovare il corpo a tutti i costi.

SOVRINTENDENTE POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

Iniziammo a cercare dei punti

in quella zona in cui si potesse nascondere un corpo.

Non avevamo idea di dove potesse essere.

Non poteva essere troppo lontano dall'appartamento di Aburatsubo.

I superiori ci diedero

un'ultima settimana per le ricerche.

Dopodiché, sarebbe finito tutto.

Avevo un nodo allo stomaco.

"È la nostra ultima possibilità", dissi.

Temevo

cosa sarebbe successo se non l'avessimo trovata.

Dovevamo rinchiudere quell'uomo in galera.

Ecco cosa pensavo.

VICE ISPETTORE POLIZIA METROPOLITANA DI TOKYO

Nei punti in cui cercavamo

il terreno era pericoloso.

Cercammo per giorni,

eravamo puzzolenti e coperti di sporco.

9 FEBBRAIO 2001 223 GIORNI DALLA SCOMPARSA

Siamo andati sulla costa alle 8:15 del mattino.

C'erano delle grotte lì.

Mi sono affidato all'istinto.

L'area era ingombra di cose portate a riva dalla corrente.

Allora ho ripulito completamente l'interno della grotta.

Una volta ripulita,

ho visto una vasca da bagno.

L'ho girata.

"Sono insetti carnivori", dissi.

Liberai l'area e continuai a scavare lì intorno.

All'inizio, sembrava un grosso sacco di iuta.

E non appena l'aprii,

seppi che era Lucie.

Ero in attesa in un'area rocciosa vicino alla grotta

e squillò il telefono.

Sentii la voce di Nozoe dire: "È qui".

Non riuscivo a capire quel che diceva.

Così gli dissi di aspettare lì e che l'avrei raggiunto.

Un enorme stormo di nibbi si era radunato sopra la scena.

Stridevano.

Avevano sentito l'odore della morte e si erano messi a volteggiare in cielo.

La mattina presto, quando trovarono il corpo,

mi dissi: "Ok. Devo chiamare Tim".

Lo aggiornavo io perché la polizia di Tokyo non lo faceva.

Ricordo solo questa…

questa pausa lunghissima quando gliel'ho detto e…

Sapete, non potrò mai dimenticare quella telefonata.

Ricordo esattamente dov'ero, ero in un vicolo,

era una giornata piovigginosa,

e Jake chiamò e disse: "Beh, ecco, l'hanno trovata".

Avevo continuato a sperare

fino a quel momento, fino a quando…

E 20 minuti dopo, credo, l'interprete giapponese mi chiama e dice

che hanno confrontato le impronte dentali, che è Lucie.

Restai immobile per strada a gridare.

Quella fu la primissima volta

che decisi che Lucie potesse essere morta.

Amo moltissimo Lucie.

Per la persona meravigliosa e bellissima che era,

sia dentro sia fuori.

Non mai detto niente di cattivo contro nessuno

e faceva sempre sentire tutti speciali.

Molte persone l'amavano.

Come si può fare una cosa così orribile,

così inumana e così malvagia?

Quando l'assassino di Lucie sarà condannato per il suo crimine,

per me, la giustizia richiede che passi il resto della vita in prigione

a contemplare l'enormità dei suoi crimini.

Ora possiamo accusarlo dell'omicidio di Lucie.

Per il bene delle vittime, dovrebbe ricevere il massimo della pena.

Non posso esprimere giudizi su come si svolgerà il processo.

Ma, se ucciso lui Lucie,

spero non riveda più la luce del sole o non faccia un altro respiro.

JOJI OBARA VIENE ACCUSATO DI RAPIMENTO, STUPRO CAUSANTE LA MORTE

E OCCULTAMENTO DI CADAVERE NEL CASO DI LUCIE

E DI STUPRO CAUSANTE LA MORTE NEL CASO DI CARITA RIDGWAY.

Eravamo nell'aula del tribunale e Obara era lì

e mi è sembrato surreale.

Mi sentivo svuotato, non provavo più niente.

LE PROVE BASTANO AD ACCUSARE OBARA

SOLO IN ALTRI 8 CASI RISPETTO ALLE 400 VITTIME STIMATE.

Se avessi basato tutte le mie speranze sulla condanna di colpevolezza,

allora mi sarei scavato la fossa da solo.

OBARA VIENE CONDANNATO ALL'ERGASTOLO PER LA MORTE DI CARITA RIDGWAY

E LE ALTRE 8
ACCUSE DI STUPRO.

MA VIENE DICHIARATO NON COLPEVOLE NEL CASO DI LUCIE.

Il verdetto di oggi del tribunale dimostra

che Lucie non vissuto invano.

Lucie permesso a Carita Ridgway di avere giustizia

assieme alle altre otto vittime

che hanno avuto il coraggio di farsi avanti per il caso.

Sfortunatamente, non abbiamo ricevuto giustizia per Lucy.

Ero così delusa.

Non riuscivo a credere che non fosse stato condannato.

Gli investigatori allora erano più furiosi che sorpresi.

Obara aveva fatto cose terribili.

Sì?

Potrebbe confermare quale sarà il prossimo passo?

Abbiamo chiaramente dichiarato che crediamo

che la nostra famiglia meriti di ricevere giustizia per Lucie

e che dovrebbero considerare un appello.

La polizia aveva
tutte queste…

piste, ma non erano riusciti a costruire un caso abbastanza convincente

e quello che fecero dopo quando i Blackman fecero appello

fu per rendere il caso più convincente.

APRILE 2007,
SECONDO APPELLO

Mettemmo ogni goccia di sangue, sudore e lacrime in quel caso.

Facemmo quel che dovevamo.

IL 16 DICEMBRE 2008 OBARA È DICHIARATO COLPEVOLE

DELLO SMEMBRAMENTO E OCCULTAMENTO DEL CORPO DI LUCIE.

L'ERGASTOLO DIVENTA IRREVOCABILE.

Oggi, hanno vinto la verità, l'onore e la giustizia,

non solo per Lucie, ma per tutte le vittime di crimini sessuali violenti.

Gli hanno dato l'ergastolo e credo che giustizia sia stata fatta.

SEVENOAKS, INGHILTERRA

Nel 2010, ho avuto l'occasione

di far visita alla tomba di Lucie e renderle omaggio.

Così sono andato in Inghilterra.

Jane ci offerto un tè pomeridiano,

un'esperienza nuova per me.

Ho sentito dire che è una forma di ospitalità

e mi colpito molto quanto lei fosse calorosa.

Lucie è sepolta nel cortile di una chiesa.

Il suo nome era scritto sulla lapide.

UNA STELLA CHE ILLUMINA IL NOSTRO CIELO

"Una stella che illumina il nostro cielo",

questo era inciso sulla lapide.

Il fatto che Lucie fosse venuta da un Paese straniero per lavorare,

e sia stata vittima di un tale crimine

lasciato certe emozioni nel mio cuore.

Da allora, ogni anno andiamo lì per placare il suo spirito

e per pregare che riposi in pace.

Andiamo lì da 20 anni.

Credo sia una cosa rara.

In qualche strano modo,

Lucie ci dato un'esperienza di vita,

per quanto sia stata straziante e bestiale.

È una cosa che…

un'eredità che Lucie lasciato

per me nel mio cuore e nella mia anima.

E quei sentimenti sono

estremamente puri e incontaminati

dall'odio e dalla rabbia e da tutto il resto,

perché ho tenuto tutto quello lontano dal ricordo di Lucie.

Sottotitoli:
Francesco Rossini