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Domani, a Charleville-Mézières,
nelle Ardenne,

Inizierà uno dei processi più importanti
della storia giudiziaria francese.

A Charleville sono
attesi 400 giornalisti

per seguire il processo
a Fourniret che inizia oggi.

Il presunto serial killer
è accusato di stupro e omicidio

su sette ragazze in Francia e Belgio
tra il 1987 e il 2001.

La moglie, Monique Olivier, è accusata
di un omicidio e di complicità in altri.

Sono stati descritti
come una coppia diabolica.

L'unica utilità che
può avere il processo

è ridare umanità
alle vittime a cui è stata tolta.

Non abbiamo mai conosciuto
un orrore simile in Francia. Mai.

Dovevo mandare il messaggio
che la società non aveva dimenticato

e non dimenticherà
le vittime e le loro famiglie.

Mi sono detto:
"Come difendere un caso così?"

Non sono influenzato dai criminali
o da ciò che hanno fatto.

Non potrei fare questo lavoro.

Non puoi lasciarti
trasportare dalle emozioni.

Un avvocato deve
convincere o è inutile.

Per me, la posta in gioco
è ottenere il massimo della pena

per Fourniret e Olivier.

Per Fourniret, è scontato.

Con quello che ha fatto,
sarà condannato all'ergastolo.

Per Monique Olivier,
non è così chiaro.

Senza Fourniret,
non sarebbe stata una criminale.

Al contrario,
Fourniret lo sarebbe stato comunque.

Lo era già.

È stato lui a renderla così.

Non può avere la
stessa condanna.

Se lui prende l'ergastolo,
lei non deve.

Non è possibile.

Non è proprio possibile.

Non sarebbe stato facile.

Michel Fourniret, guardia forestale
francese accusata in Belgio

di sequestro di
minori e abusi sessuali.

Sua moglie lo ha appena accusato
di aver ucciso nove bambine e ragazze.

Almeno dieci omicidi,
quasi sempre con stupro.

Per gli esperti, è il serial killer
più prolifico di Francia.

Qualsiasi cosa sia successa a Estelle,
deve restituircela.

Gli omicidi del mostro delle Ardenne
e di sua moglie hanno sconvolto l'Europa.

I resti di un'adolescente
scomparsa dieci mesi fa

sono stati trovati in Belgio.

I Fourniret avrebbero stuprato e ucciso
ragazze in Francia e in Belgio

con sadismo e
meticolosità estremi.

La moglie di Fourniret si presenta come
una moglie sottomessa,

che ha paura del marito
e che quindi non ha parlato finora.

È una casalinga che aiuta
a stuprare, uccidere e rapire.

Ma per il resto,
è una casalinga.

IL MOSTRO DELLE ARDENNE:
NELLA TESTA DI MONIQUE OLIVIER

QUARTO EPISODIO -
UNA MENTE DIABOLICA

Il processo si apre
all'inizio del 2008.

L'atmosfera è indescrivibile.

Credo ci fossero 400 giornalisti
dalla Francia e dal mondo.

Il pubblico era numeroso.

Me lo ricordo, il
piazzale era pieno.

C'erano grandi tendoni con 300 posti,
ma non potevano entrare tutti.

Questo caso ha
qualcosa di particolare.

Ne nasce subito una dipendenza.

Le persone che sono lì all'inizio
continuano a tornare.

Ogni mattina, ogni sera,
quando arrivano gli imputati,

sono protetti
dalle forze speciali.

Ci sono palazzi tutt'intorno.

Ci sono residenti
che urlano: "A morte!"

Sono particolarmente aggressivi
nei confronti della coppia.

C'è un'atmosfera molto strana.

Ecco la vecchia!

È disgustosa!

Il pubblico nutriva un odio ostinato
per Monique Olivier.

Era persino peggio,
perché è una donna.

Di sicuro è una
circostanza aggravante:

"Vi rendete conto?
Una madre! Una donna!"

Ma Fourniret è un padre,
Fourniret è un uomo.

Perché è peggio se
lei è donna e madre?

Ma è peggio.

Perché è peggio se è una donna?

Non lo capisco.

Ma l'ho sentito comunque,
perché c'era ostilità.

Come vede Monique Olivier
in relazione a Fourniret?

Che differenza c'è?

Mi faccia un ritratto,
visto che la conosce bene.

Penso che Monique Olivier
sia una persona che ha paura di tutto.

Credo sia debole.

È molto debole.

L'esperto aveva ragione
parlando di abuso di debolezza.

Debole fino a essere colpevole.

Credo che Monique Olivier sia debole
ed estremamente vigliacca.

Sembrava normale.

Sembrava banale.

Ci si chiede come sia possibile?
Come ha fatto? Come ha resistito?

E perché?

Fourniret non è il
fulcro del processo.

Sapevamo che avrebbe preso
30 anni di carcere,

visti i crimini che
aveva ammesso.

Il fulcro è lei,
Monique Olivier.

Monique Olivier era
davvero sottomessa?

È anche lei una vittima
di Michel Fourniret, o no?

Se era sotto controllo,
la pena non sarebbe stata la stessa.

Era una sfida notevole.

27 MARZO 2008 - PRIMO
GIORNO DEL PROCESSO

Chloé Triomphe, lei segue il processo
per RTL a Charleville

e ha visto arrivare Olivier e Fourniret
al banco degli imputati.

Sì, lei è entrata per prima.

Olivier ha i capelli corti,
grigi e bianchi naturali.

Indossa abiti sportivi di colori neutri
per farsi notare il meno possibile,

mentre gli occhi
sono fissi su di lei.

In aula ci sono famiglie,
avvocati, stampa, pubblico e giurati,

tutti rivolti verso di lei.

Sotto le luci dei flash,
ha uno sguardo inespressivo

e prende le misure
delle reazioni che suscita.

Monique Olivier inizia
il processo come una star.

Questa donna con
i capelli tinti male,

con le radici di
cinque centimetri,

che era completamente
tremolante,

tutta molle, tutta curva,

arriva con i capelli corti,
di un biondo elegante,

un tailleur da dirigente.

Era irriconoscibile.

Sembrava una novizia
che entra in convento.

È cambiata fisicamente.

Si vede che l'hanno consigliata,
ma è normale cercare un certo aspetto.

È curata, ma sempre
uguale, silenziosa.

Sembra chiedersi cosa ci faccia lì
e perché sia vicino a Fourniret.

Sembra un pezzo di gelatina.

Le viene posta una domanda

e lei è capace
di guardarvi per dieci minuti,

come se stesse
cercando la risposta.

Balbetta, borbotta.

Sembra sempre paralizzata
e spesso trema quando parla.

Non c'è bisogno di tremare.
Vedo che sta tremando.

Io, io, io ho…

Io ho la pressione alta.

Non può iniziare a
tremare così, eh?

- No, passerà.
- Dai.

L'udienza è aperta.
Accomodatevi ai vostri posti.

Per rispettare il desiderio
di Michel Fourniret

di non essere fotografato,

rientrerà in aula
dopo la fine delle riprese.

Fourniret è
odioso fin da subito.

Ha chiesto al presidente
un'udienza a porte chiuse.

Per cui ha fatto
un grande cartello:

"Senza porte chiuse,
la bocca è cucita".

Ha chiesto le porte chiuse,
ma voleva pilotare le cose.

Perciò, penso subito:
"Ecco, è iniziata.

Finalmente il processo è iniziato
e ora arriva il braccio di ferro".

Lei scopre subito
le carte in tavola.

Dice: "Voglio spiegare
che sono una vittima.

Quando le donne del pubblico
sapranno cosa ho passato,

mi comprenderanno".

Allora c'è una specie di "Oh!"
che si diffonde nell'aula.

Come se si potesse
comprendere Monique Olivier.

Prendo molti appunti
durante il processo.

Trascrivo quasi parola per parola,
per quanto è possibile.

"Chi è Monique Olivier?"
chiede il giudice. "Un commento?"

Lei risponde: "Ero sottomessa.
Non riuscivo a ribellarmi a Fourniret.

Mi sento sempre sminuita,
inferiore agli altri".

Il presidente chiede:
"Che immagine ha degli uomini?"

"Direi che gli uomini
non riesco più a sopportarli.

Posso dire che cos'è l'amore.

Amare qualcuno
ed essere amata da qualcuno.

Questo non so cosa sia".

Racconta di avere paura.

Doveva fare quel
che diceva lui e tacere.

Dice che non
aveva diritto di parola.

In particolare, che dopo i crimini
doveva fare quello che diceva lui,

ed essere quasi
trasparente o sparire,

come se la minaccia
potesse rivoltarsi su di lei.

Quindi non c'è dubbio
che vivesse nella paura.

Quando valuto Monique
Olivier nel 2004,

ogni volta che Monique Olivier
deve parlare di identità maschile,

identifica uomini e mascolinità
come onnipotenti.

La donna, ai suoi
occhi, ha poco valore.

Al contrario, gli
uomini sono in cima.

Verosimilmente, abbiamo a che fare
con una personalità dipendente.

Esiste solo attraverso il desiderio
di Michel Fourniret,

che deve seguire come
una brava soldatina.

Ha la capacità di
essere estremamente influenzabile.

Vale a dire che entra in sintonia
con il suo interlocutore,

nel bene o nel male.

Credo sia la sua forza.

Rendersi utile a qualcuno.

È strano come la vita abbia portato
una complice perfetta a Michel Fourniret.

Lui diceva che lei era intelligente
quanto un pollo lobotomizzato.

Spiegava che era
scema come un mulo.

In generale, non è ritardo mentale,
ma non ci va troppo lontano.

Per lui era una povera donna,
un oggetto della sua perversione.

Una donna che picchiava di continuo
e poteva manipolare.

Deve essere chiaro a tutti
che era lui a dominare, era lui il capo.

Attenti, tocca a noi.

Nelle sue dichiarazioni filmate,
Fourniret dice, tra le altre cose,

di aver minacciato di uccidere
Monique Olivier e il loro figlio Selim,

se Monique Olivier
l'avesse denunciato.

"Resta lì, non muoverti,
non dire niente", ha detto.

"Questo era il messaggio
tra me e Monique Olivier."

Quello che intendo è che non credo
che Monique Olivier sia sottomessa.

MONIQUE OLIVIER:
"SONO UNA VITTIMA DI FOURNIRET"

Non aveva senso come
strategia di difesa,

perché nessuno poteva credere

che potesse fare cose così mostruose
mentre era terrorizzata.

Lui la domina?

Per gli psichiatri, si
dominano a vicenda.

È quel che penso anch'io.
È quello che ho pensato da subito.

Ecco, è la solita
Monique Olivier.

Monique Olivier si pente
di non aver detto la verità prima.

ma ancora non la dice.

Oggi pomeriggio, i
periti psicologi prenderanno la parola.

Dopo un mese e mezzo,

i periti esaminano
la personalità di Monique Olivier,

in particolare la
sua intelligenza,

e tutti restano sbalorditi.

Sono psicologo laureato
e perito per i tribunali.

Un giudice mi ha chiesto
di incontrare la signora Olivier,

con lo scopo di determinare
il suo quoziente intellettivo,

per vedere se è facilmente
influenzabile e suggestionabile

o se è autonoma.

Abbiamo dei test
piuttosto accurati.

Sono test scientifici,
non fondi di caffè.

Ci sono dei blocchi
e bisogna creare delle forme.

È cronometrato.

Si parte da una figura
semplice e veloce.

Poi la difficoltà aumenta.

Questa è la media
della popolazione francese.

Monique Olivier è riuscita
a farla senza problemi.

Questa, senza problemi.

Questa, senza problemi.

Si è fermata qui.

Ne ha fatte 36 su 40.

La media standard è 11.

Quindi, per una persona
che è stata descritta da Fourniret,

ma soprattutto nei dossier,

come una persona un po' tarda,

c'è qualche problema.

C'è un altro sottotest,
che noi chiamiamo "i codici".

Ci sono nove numeri,
dall'uno al nove.

A ogni numero
corrisponde un codice.

Chiediamo di memorizzare i simboli
e poi li mascheriamo.

Abbiamo fatto degli esempi,
due, uno, tre, sette, nove, eccetera,

e anche qui è andata molto bene.

Lei è a 76, la popolazione
francese a 17.

È una constatazione.

Ci ha sorpresi,

ma abbiamo calcolato,
ricalcolato e controllato,

e ne siamo sicuri.

Ho la scheda originale
di Monique Olivier.

Monique Olivier ha ottenuto
un risultato davvero notevole.

Per fortuna ero seduto.

Ha fatto 131.

SCALA DELL'INTELLIGENZA

LIVELLO MOLTO ALTO = 2,2%

Il 131 corrisponde al 2,2%
della popolazione francese.

Una volta stabilito che Monique Olivier
ha un livello intellettivo

superiore a quello
di Michel Fourniret,

è difficile che
sia manipolabile.

Questo per noi cambia tutto.

Mi dico: "Ci ha fregati del tutto.
Ci ha presi per il naso".

Quando l'ho visto…

Non avrei mai pensato…

Sospettavo fosse intelligente,

ma non avrei mai pensato
a un'intelligenza superiore.

Ma Monique Olivier
ha un'intelligenza superiore.

Quando la vedi, quando le parli,

pensi che abbia un QI
inferiore alla media, francamente.

Se il suo QI è così
alto come si dice,

francamente, non si
vede a occhio nudo.

Dev'essere una
grande attrice per…

Beh, se recita, recita bene.

La consideravo un'ottima
manipolatrice e dissimulatrice.

Ero consapevole, all'epoca,

che questo avrebbe agitato le acque,
se si può dire così.

Si irrita, quando
parlano di lei così.

Non corrisponde all'immagine
che vuole dare al banco degli imputati.

Si innervosisce, protesta.

Dice: "Non è vero,
non capiscono niente".

Ricordiamo che era
una corte d'assise.

Era presente una giuria,
che ascoltava attentamente,

e questo avrebbe potuto
influenzare il verdetto.

Un QI di 131, all'improvviso,
racconta tutta un'altra storia.

Potenzialmente,
poteva essere lei a manipolare.

Se non è più la vittima del marito,
la pena aumenterà.

30 APRILE 2008
UN MESE DOPO L'INIZIO DEL PROCESSO

Doveva essere l'ultimo
giorno di aprile.

Prima di un giorno festivo.

Si discute il caso di Manyana

e le circostanze
della sua morte.

Sento che sta per
emergere qualcosa.

Dato che so che
Fourniret non parlerà,

io parlerò con Monique.

Mi metto al centro
dell'aula di giustizia.

Prendo il microfono e le parlo.

Volevo parlarle della
loro vita sessuale.

È dura, lei non vuole parlare.

Devo scuoterla,
dirle certe cose.

Alla fine di questo
lungo interrogatorio,

a un certo punto, mi dice:

"Sì, va bene, so
cosa vuole che le dica.

Vuole che le dica

che nei nostri rapporti sessuali

chiedevo al signor Fourniret

di fare l'amore con me".

"Gli chiedeva di
fare l'amore con lei?"

"Sì, facevo come le vittime.

Dicevo: 'Signore, per favore,
mi stuprerebbe per bene?'"

La vittima doveva implorare
il suo aggressore, infatti.

È ciò che hanno
subìto tutte le vittime.

Dovevano implorare
Fourniret di stuprarle,

poco prima di morire.

In quel momento, viene rivelato a tutti
qualcosa di davvero violento.

Si è sentita una specie
di onda oscura attraversare l'aula.

Si è capito che tra loro,

replicavano, nella
loro vita sessuale,

i crimini che avevano commesso.

In altre parole, lei gioca alla vittima
anche dentro il letto.

Perché lui si eccita,
lei si eccita a farlo eccitare,

e tra loro funziona così.

In questo schema,

era lei a gestire tutto,
soprattutto sessualmente.

Va notato che Michel Fourniret
era relativamente impotente.

Aveva difficoltà ad
avere un'erezione.

Per stuprare una vittima,

era lei ad aiutarlo,
per così dire.

Lo accompagnava.

Lo preparava, in un certo senso.

A volte controlla
con le sue dita

che le vittime siano vergini.

Quindi si spinge ben oltre.

Dice che non le
piaceva, ma lo faceva.

Non è possibile.

Lei è una donna,

e toccava una bambina,
al massimo una ragazzina.

Mi diceva che non
provava emozioni.

Ma non è affatto vero.

È rimasta con lui 18 anni.
Non è una cosa da poco, diciamo.

Aveva chiaramente un interesse,
un interesse perverso.

Poteva andarsene,
ma non l'ha mai fatto.

Poteva fuggire.

Poteva denunciarlo prima.

Poteva, non so…

Ma non l'ha fatto.

Quindi doveva provare
un enorme piacere a restare lì.

Lì aveva trovato il suo piacere.

Perciò emerge questa idea
di una donna criminale sessuale.

In realtà, lavorano insieme.

Il fiammifero.

La tanica.

Se il diavolo esiste, potrebbe avere
questo doppio volto, Fourniret e Olivier.

Monique Olivier e Fourniret
non hanno niente di umano.

Proprio niente.

Sono mostri disumani,
crudeli e freddi.

Davvero.

Davanti a un tale orrore,
non puoi restare indifferente.

Ti colpisce profondamente.

Quindi posso trasmettere
il mio carico emotivo ai giurati.

Quel che serve è
commuovere i giurati,

far sentire loro la
stessa convinzione.

La requisitoria
è la mia sincera convinzione.

È ciò che sento davvero.
Voglio che i giurati provino lo stesso.

26 MAGGIO 2008
REQUISITORIA DEL PUBBLICO MINISTERO

Il processo a Michel Fourniret
e Monique Olivier sta per finire.

Oggi è stata l'ora
della requisitoria.

Il procuratore ha chiesto l'ergastolo
senza condizionale per il serial killer.

E l'ergastolo
anche per sua moglie.

Il sostituto procuratore
inizia la requisitoria.

Parole ed
espressioni fanno colpo.

A Fourniret:

"Lei è un clown grottesco
al servizio del male".

A Monique Olivier:

"Lei ha tradito la causa
di tutte le madri e le mogli.

Fourniret ha
trovato il suo doppio.

Chi si somiglia, si piglia".

Una coppia assassina, che l'accusa
paragona alla barbarie nazista.

Monique Olivier è
un ragno viscido.

C'è il piccolo e
patetico Fourniret

e accanto la strega,
l'ispiratrice, la musa dei crimini.

"Senza di lei", per il magistrato,
"niente sarebbe stato possibile."

L'avvocato di Monique Olivier crede
che il processo sia cambiato.

È una requisitoria
contro Monique Olivier,

che assolve Michel Fourniret,

non c'è altro da dire.

Entro in aula e vedo l'invettiva
contro la mia cliente:

"Il ragno, la strega" …

Non ha detto "troia",
ma mancava poco.

Un linguaggio volgare.

Immagini, trucchetti…

Dico: "Chi se ne frega?"

La mia posizione è "Chi se ne frega?"
Dica quel che vuole, ce l'aspettavamo.

All'epoca, quando l'ho fatto,

l'ho scritto e pensato
fino all'ultima virgola.

Mi attengo a ogni parola.

Dopo otto settimane, per convincere
della complicità di Monique Olivier,

dobbiamo parlare
del sesso orale prima dello stupro.

Dobbiamo parlare
degli esami intimi.

Dobbiamo dire che la ragazzina urla
e lei è completamente indifferente.

O che le ha fatto prendere tranquillanti,
Roipnol o cose del genere.

È importante parlarne
un'ultima volta.

Poi nessuno ne parlerà più.

Cinque ore di requisitoria,

durante cui gli imputati
sono rimasti impassibili.

Fourniret ha chiuso gli occhi,
senza fiatare.

Olivier ha abbassato la testa,
per farsi dimenticare.

Sapevamo che sarebbe stata dura.

Ma su di lei si sono cristallizzati
tutto l'odio e il risentimento.

L'attenzione del processo
era tutta su di lei.

Lei incarnava Michel Fourniret,
la coppia incarnava tutto.

Lei è diventata il diavolo.

Io ero l'avvocato del diavolo.

L'AVVOCATO DEL DIAVOLO

Il suo avvocato, Richard Delgenes, è solo
davanti a sette famiglie delle vittime.

È un compito difficile.

Rappresenta la donna
che la società detesta.

Una donna che aiuta
a uccidere bambine.

Il processo a
Michel Fourniret e Monique Olivier

sta per finire a Charleville.

È il momento delle
arringhe della difesa.

Siamo riusciti a fare 300 metri
senza sputi addosso.

Se volete entrare prima di me,
non c'è problema, lo capisco.

Quando difendi
qualcuno che ha ucciso,

che è colpevole,

quando ti alzi per difendere
la persona dietro di te al banco,

nessuno vuole ascoltarti.

È normale.

Ma devi alzarti.

Quanto canti da solo in bagno,
non è un problema.

Quando canti allo stadio,
è meglio se canti bene.

Per gli avvocati è lo stesso.
Non devi pensarci.

- Richard Delgenes?
- Sì.

Aspettiamo che arrivino tutti.

Richard Delgenes,

non ha l'impressione che oggi pomeriggio
dovrà difendere l'indifendibile?

Come pensa di riuscirci?

Faremo come abbiamo
fatto fin da subito.

Tutti hanno diritto a una difesa
e ci sono delle cose da dire.

Spero mi ascoltino.

Quando è arrivato
il momento delle arringhe,

è successa una
cosa sorprendente.

Le parti civili
avevano pianificato,

quando io avessi
preso la parola,

di alzarsi in piedi,

di uscire dall'aula,

mettendo una rosa e le foto
delle vittime davanti ai giurati.

Si tratta di una
cosa inaccettabile,

perché chiunque ha diritto
a essere difeso.

Quindi c'è un momento di tensione
tra la Corte e le famiglie delle vittime.

Lasciano l'aula deliberatamente

per non sentire le arringhe
della difesa di Monique Olivier.

Ecco.

Ci siamo alzati e siamo usciti.

Era il nostro modo di reagire.

Di dire ciò che pensavamo
pur non potendo dirlo a parole.

L'abbiamo fatto
fisicamente, uscendo.

Credo che lei sia colpevole
quanto Michel Fourniret, se non di più.

Anche se avrà 90 o 110 anni,
non voglio che esca.

Lei non è difendibile.

È responsabile quanto Fourniret.

Fourniret era la manodopera.

Olivier era la mente.

La mente.

La mente pensante.

La vittima va rispettata.

Ma bisogna rispettare la difesa.

Che tu sia accusato o meno,

non dovresti scusarti
perché fai il tuo lavoro.

Questa è democrazia.
Oppure si cambia e c'è una dittatura.

Era il nostro modo
di rendere omaggio a quelle bambine,

invece di ascoltare un'arringa

che avrebbe reso omaggio
a Monique Olivier,

che consideravamo…

peggiore di lui.

Allora dico:
"Ok, hanno messo le foto, ma…"

Sono stressato per l'arringa.

Ho 35 anni, ho di meglio da fare
che affrontare quello.

Per me, non è
nemmeno concepibile.

Decidiamo di lasciare le foto,
come compromesso.

Mentre parlo, tutto è calmo.

Si punta il dito contro Monique Olivier
perché è una donna e una madre.

Ma qualcuno ha puntato il dito
contro Michel Fourniret

rimproverandolo
di essere un padre, un uomo?

Monique Olivier non
è come la descrivete.

Io lo so, perché la conosco.

So che è colpevole.

Fourniret e Olivier
non usciranno dal carcere, è chiaro.

Ciò che chiedo è
una distinzione. Quale?

Di non condannare Monique Olivier
al massimo della pena.

Parliamo di una distinzione
piccola ma simbolica:

tra le mani di un assassino
e gli occhi di una complice.

28 MAGGIO 2008 - VERDETTO

C'era la violenza
simbolica del processo.

l'espressione della rabbia,
l'espressione della sofferenza,

a volte l'espressione
dell'odio, va detto.

È stato detto tutto.

In un processo di questo tipo,
il verdetto mette fine a uno scontro.

Fourniret morirà in carcere.
Il verdetto è arrivato.

La sua moglie e
complice potrà uscire,

ma dopo una pena
non riducibile di 28 anni.

La decisione era attesa.

Olivier e Fourniret
sono stati condannati all'ergastolo.

È una coppia assassina.

La corte d'assise
ha fatto una distinzione.

È una sentenza che
non era mai stata pronunciata prima

per una donna criminale.

Ma è leggermente più leggera
di quella di Michel Fourniret,

il che dimostra che la Corte
ha fatto una distinzione tra i due.

Essere il diavolo e guardarlo agire
non è la stessa cosa.

Per definizione,
non è lo stesso ruolo.

È la differenza tra
complice e autore.

Mi sono sentito utile.

Mi sono sentito al mio posto.

È strano che i due
non abbiano avuto la stessa pena.

Per me non cambierà niente.

Non possiamo essere felici.

Abbiamo perso una figlia.
A questo non c'è rimedio.

Non c'è remissione della pena
per le vittime.

Lei meritava di più.

Non perdonerò mai ciò che hanno fatto.
Mai. Non è possibile.

La giustizia…

non sostituirà mai una figlia.

Non sostituirà mai
ciò che abbiamo perso.

Perché…

quando perdi
qualcuno, è per sempre.

Questa è una delle cose
che mi ha fatto morire.

Perché in un certo senso
anche una parte di me è morta.

Sono soddisfatto di aver ottenuto
il massimo della pena per entrambi.

E intendo per entrambi.

Era la risposta necessaria,
la maggior fermezza.

Ma non è finita.

Sono convinto che
ci siano altre vittime.

La cronologia mostra
una o due vittime all'anno.

Ma per tutto il periodo
tra il 1990 e il 2000

non c'è niente, nessuna vittima.

Non è possibile.

Una perversione profonda
come quella di Fourniret e Monique Olivier

non permette
un'interruzione di dieci anni.

Ho conosciuto Michel Fourniret

durante la mia custodia cautelare
a Fleury-Mérogis nel 1984.

Mi fidavo di lui.
All'epoca lo rispettavo molto.

Il serial killer Michel Fourniret
e sua moglie, Monique Olivier,

sono stati condannati all'ergastolo dopo
un processo estenuante,

per gli omicidi
di sette ragazze.

Ero sbalordito. Come
aveva potuto fare una cosa simile?

A quel punto,
dovevo dirgli quello che pensavo.

Non potevo lasciar perdere,
era impossibile.

Michel, so bene
che non uscirai mai dal carcere.

Dovresti fare pace con te stesso

e avere il fegato
di ammettere ciò che hai fatto.

Avrai il coraggio, Michel?

L'unica cosa che ha fatto
è stato rispondermi

con tutti i sordidi dettagli
dei suoi omicidi.

Però…

la cosa peggiore
è stata che dopo,

lo ricorderò per sempre,

ha tirato delle linee
sulle pagine bianche,

dicendo che avrebbe lasciato
quelle righe vuote

perché la polizia
le riempisse per lui.

La lista delle
vittime è la seguente.

Nove.

Dieci.

Undici.

Dodici.

Sedici. Tredici.

Diciassette. Quattordici.

Diciotto.

Diciannove. Trenta.

Venti. Ventidue.

Ventuno. Trentatré.

Trentaquattro.

Trentacinque.

È stato completamente folle.

In quel momento,
l'indagine ricomincia da capo.

L'unica persona che sa la verità
e che può parlare…

è Monique Olivier.

CARCERE FEMMINILE
RENNES, FRANCIA

So chi è Monique
Olivier e come ragiona.

Quando si fida,
si lascia andare.

Se capiamo meglio come ragiona,
sarà più facile farla parlare.

Se riusciamo a capirla,
potremmo risolvere altri casi.

Ciò che conta è il risultato.

Risolviamo i casi o no?

Senza Olivier,
non abbiamo niente.

Signora Olivier, come sta?

La detenzione va bene.
Non do fastidio alle guardie.

- Mi dica.
- Sì?

Stanno facendo domande
su altri casi, lo sa?

Per esempio, il caso Mouzin.

Stanno cercando
di scoprire se ci sono altri casi.

Restiamo sulla stessa linea?
Collaboriamo o no?

Se so qualcosa, parlerò,

ma è inutile insistere
per farmi dire qualcosa che non so.

Non riescono a capirmi.

Quando dico:
"Non so niente",

loro dicono il contrario:
"Sì, lei lo sa".

Ma non lo so.

- Lo so.
- Mi sta facendo impazzire.

A volte vorrei uccidermi,

per essere lasciata in pace.

Sì, ma se lo sa…

- Ho sempre collaborato, ma…
- Lo so bene.

Ma se lo sa, vuole parlare o no?

Sì.

Non c'è motivo…

di rifiutare.

Sottotitoli:
Jacopo Oldani