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NARRATORE: "Questi fu quel Dante
che fu dotato di speciale grazia da Dio.

< Quel Dante per cui
la morta poesia si può dire rinata."

(TUONO)

NARRATORE: Così Giovanni Boccaccio
iniziava il racconto

della vita di Dante Alighieri,

denunciando la somma riconoscenza
che avrebbe meritato

e la somma ingiustizia che aveva patito.

< Se non ci fosse stato quel legame
di così indissolubile amore

che provò Boccaccio per lui, non
avremmo questa storia da narrare.

I MOMENTI DELLA SUA VITA

- (in latino) Da ogni peccato.
- (insieme) Liberaci, Signore.

- Dalla morte eterna.
- Liberaci, Signore.

Attraverso la tua incarnazione.

NARRATORE: Fu una notte speciale quella
tra il 13 e il 14 settembre del 1321.

< Quella notte,
malgrado un'inclemente tempesta,

le nobildonne Maddalena Malatesta
e la marchesa Lieta degli Argogliosi

scortarono in quella povera casa
la contessa Catarina de' Molvicini

a cogliere l'ultimo respiro
del più ineffabile dei poeti.

DONNA: Non era sposato?
- Sì, con una dei Donati,

una nipote di Corso.

L'ambasceria che aveva fatto
a Venezia non ha avuto l'esito

che mio cugino sperava.

DONNA: Al ritorno, per non essere visto,
ha pernottato a Pomposa

zona di malaria.

DANTE: "Donne,
che avete intelletto d'amore,

io vo' con voi della mia donna dire

non perché io creda sua laude finire

ma ragionar per isfogar la mente."

< "lo dico che pensando il suo valore

amor sì dolce mi si fa sentire,

che se io allora non perdessi ardire

farei parlando innamorar la gente."

Così l'Alighieri fu ingiustamente
condannato all'esilio perpetuo

e se catturato con i suoi figli,
alla decapitazione e al rogo.

Per questa sua fuga infinita
conclusasi con la morte,

noi diamo incarico
a messer Giovanni Boccaccio,

che dell'opera di Dante
è appassionato didattico,

di consegnare a sua figlia,
monacata in Ravenna,

una tasca di dieci fiorini d'oro.

È il risarcimento per le ingiuste pene

che la città di Firenze ha inflitto
al genitore di lei.

NARRATORE: Fu tale la gioia per l'incarico
di andare a incontrare la figlia,

da indurlo a compiere
una sorta di pellegrinaggio.

Erano qui le case degli Alighieri?

Forse, anche se io non ero ancora
nato. Lui lo sa di sicuro.

Erano queste le case degli Alighieri?

Dopo la condanna di quel barattiere
e la sua fuga,

il gonfaloniere le lasciò saccheggiare,

davanti a quella povera moglie
con tre bambini piccoli da crescere.

Tutte le loro proprietà?

Alla povera Gemma solo 26 staia di grano,

sulle rendite delle proprietà confiscate.

- Dicono che sia tornata, l'hanno vista.
- Ogni mattina veniva qui.

Si trascinava una sedia e urlava
che voleva ancora la sua famiglia.

Iacopo!

Pietro!

Antonia!

Antonia...

Vi rivoglio.

Li rivoglio.

Antonia!

Li rivoglio!

È morta?

Volevo solo dirle che...
andrò a trovare sua figlia.

Spendete bene i vostri soldi.

Era la bambola di nozze
di una signora di grande riguardo.

Ma ha un occhio... crepato.

Per questo lo avete a così poco.

Non so se basterà a fare un miracolo.

- È per le nozze di...
- No.

È per una mia figlia bambina,
l'unica che mi è rimasta.

Vorrei che... che le piacesse...

e soprattutto che sua madre
le insegnasse a chiamarmi padre.

- Che nome ha questa vostra figlia?
- Violante.

È un nome di regina.

No, io non so generare... regine.

Le piacerà e vi bacerà.

NARRATORE: Era dall'anno terribile
della peste che non faceva un bagno.

< Qualche sera immergeva mani
e piedi ulcerati dalla scabbia

in una bacinella di acqua calda
e sale di Cervia,

detergendosi viso e mani
nella pezza umida dell'acquaio.

< Poi copriva il suo olezzo
con l'elisir di alloro,

donatogli alla corte Angioina.

< Dopo essersi asciugato, rabbrividendo,

essendo chierico e
apprestandosi a un viaggio liturgico,

si sottopose al rinnovo della tonsura.

Già a venire da Certaldo,
avete sofferto il freddo,

poi il grande caldo
e sempre il vostro grande prurito.

Vi sono occorse tre soste per orinare.

Ora... tanti giorni di viaggio
fino alle Romagne.

Se il Signore Iddio
non vi facesse tornare?

Lo dite con timore o speranza?

"Se in questo pellegrinaggio morissi

voglio essere sepolto nella chiesa
di San Jacopo di Certaldo,

in quella parte di essa
prossima agli amici.

Lascio all'opera della chiesa
di Santa Reparata soldi dieci

e altrettanti alle mura
della città di Firenze.

Ancora lascio...

a Bruna,
figliola di Ciango da Montemagno,

che lungamente è stata con me,

il letto nel quale dormiva a
Certaldo, è una lettiera d'albero,

una coltricetta di penna, un piumaggio,

una coltre bianca, piccola di quel letto,

un paio di lenzuola buone,

una panca
che sta ai piedi di quel letto.

Ancora voglio che quello che
dovessi avere del suo salario...

sia interamente pagato."

Sei armato?

- C'è ancora il puzzo della peste.
- È il puzzo dei morti.

Prima o poi lo facciamo tutti.

Ci sei mai stato là sotto?

lo due anni fa, con la peste nera.

Non trovavo più mio padre.

NARRATORE: Dalla grande peste del 1348,

che ridusse di un terzo
la popolazione di Firenze,

questa torre fu chiamata
Torre del Guardamorto.

< Nei sotterranei venivano accolti
i corpi delle persone morte in città

e non riconosciute da nessuno.

- È un maschio?
- Sì.

Se dovesse accadermi qualcosa,
un malore, non so che cosa,

tu toglimi di dosso questa tasca

e riportala al capitano
della congregazione di Orsanmichele.

- Me lo giuri?
- Ve lo giuro.

Sì, bravo.

Ehi!

"Cavalcando l'altrier per un cammino,

pensoso dell'andar che mi sgradìa,
trovai Amore in mezzo della via."

- Che cos'è?
- Una poesia bellissima.

Di chi?

Di un prescelto.

(VERSO DELLA CORNACCHIA)

(in latino) Perché
presso il Signore vi è misericordia

e abbondante presso di Lui la redenzione.

Ed egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe

e splenda a essi la Luce perpetua.

(RESPIRO AFFANNATO)

- Dante, vuole te.
- Vai.

(SINGHIOZZA)

Bacia la mamma.

Dante, ubbidisci a tuo padre.

NARRATORE: Era in uso, quando in famiglia
non ci fosse chi potesse giovarsene,

vendere gli effetti personali del defunto.

< Nel trigesimo della sepoltura
di Bella degli Abati,

il padre di Dante rispettò la tradizione.

- Posso provarle?
- Vi aiuto.

- Grazie.
- Prego.

NARRATORE: Tra le donne del vicinato,
la giovane Lapa di Chiarissimo Cialuffi

fu capace di suscitare la curiosità
del vedovo inconsolabile.

Vieni, Dante?

Ti ho detto di venire!

Lapa è la tua nuova mamma.

Piangevi perché non avevi una mamma,
adesso ce l'hai.

Sai che ti regalerà un fratellino?
Dille che sei contento.

NARRATORE: Folco Portinari apparteneva
a una famiglia mercantile di rilievo

nello stesso sestiere
dove abitavano gli Alighieri,

quello di Porta San Piero.

< Aveva avuto da sua moglie
Cilia di Gherardo Caponsacchi,

sei figlie femmine.

< Ravignana, Beatrice, Vanna,
Fia, Margherita e Castoria

e cinque figli maschi.

< Manetto, Ricovero, Pigello,
Gherardo e Giacomo.

< Il primo maggio raccoglieva
nella sua ricca casa tutti i vicini.

< Così Alighiero e Lapa fecero
il loro ingresso in quella corte

che li intimoriva.

< Tra loro, il piccolo Dante
ignaro che di lì a poco

avrebbe avuto un incontro
destinato a mutargli la vita.

(VOCI NON UDIBILI)

(VOCI INDISTINTE)

Facciamo il gioco dell'amore.

DANTE: Beatrice era al principio del suo
nono anno e io alla fine del nono.

< Da allora l'amore signoreggiò
la mia anima.

< Mi costrinse a cercare,
ovunque mi fosse possibile

questo giovanissimo angelo

temendo di essere visto,
intimorito dalla bellezza di lei.

(RUMORE DI PIOGGIA E TUONO)

(TUONO)

Vi saluto.

Vi saluto.

DANTE: Erano passati nove anni

e l'ora in cui mi salutò era
fermamente la nona di quel giorno.

< Quella fu la prima volta

che le sue parole si mossero
per venire alle mie orecchie.

< Mi dettero così tanta dolcezza,

che come inebriato mi partii
dalle genti e presomi a pensare

di questa cortesissima.

(RINTOCCO DI CAMPANE)

DANTE: E pensando di lei,
mi sopraggiunse un soave sonno,

nel quale mi apparve
una meravigliosa visione.

Mi sembrava...

Amor...

"Tenendo meo core in mano.
Meo core in mano."

"Meo core in mano."

"Amor tenendo meo core in mano."

DANTE: "E nelle braccia avea madonna
involta in un drappo dormendo.

< Poi la svegliava

e di questo core ardendo
lei paventosa umilmente pascea."

Solo dopo averci lavorato così tanto,

quel sonetto che racchiudeva
il suo sogno, gli parve così bello,

da farne copia per tutti
i più celebrati poeti di Firenze.

(NITRITO)

(APPLAUSO)

Porta bene toccare la sposa.

Bambini, toccatela, porta bene.

Accettate questa bambola nuziale
promettendo

che il vostro ventre perpetui,
con una nobile e santa progenie,

il nome dei Bardi per l'eternità.

Lo regalarono anche a me,
eppure non ho avuto figli.

- Dài, Beatrice, prendilo.
- Coraggio, prendilo.

- Dài, prendilo.
- Dài!

Coraggio.

- Su, bacialo.
- Bacialo.

Allora l'uomo disse:

"Essa è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.

La si chiamerà donna
perché dall'uomo è stata tolta.

Per questo l'uomo abbandonerà
suo padre e sua madre

e si unirà a sua moglie
e i due saranno una sola carne."

Le vostre mani.

DANTE: Negli occhi la mia donna
porta Amore.

Tanto gentile e tanto onesta pare...

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia

- quand'ella altrui saluta.
- Che ogni lingua divien tremando muta.

BEATRICE:
Che ogni lingua divien tremando muta.

E gli occhi non l'ardiscon di guardare.

Non l'ardiscon di guardare.
Ella si va sentendosi laudare

- benignamente e d'umiltà vestuta.
- Benignamente... d'umiltà vestuta.

E par che sia una cosa venuta dal
cielo in terra a miracol mostrar.

E par che sia... una cosa venuta
dal cielo in terra

a miracol mostrar.

SPOSO: Beatrice!

Sei il figlio di Alighiero?

Sei il figlio di Alighiero?

Un sonetto come il tuo meritava
una risposta.

Non volevi la mia risposta?

Voglio leggere ancora versi tuoi.

(TUONO)

DANTE:
"Da Guido Cavalcanti a Dante Alighieri."

(TUONO)

DANTE: "Vedeste, al mio parere,
ogni valore e tutto gioco

e quanto bene uomo sente, se foste
in prova del signor valente."

Ah! Ah!

- Belle. Sono state brave?
- Sì, sono state brave.

- Brava.
- Benvenuti a Vallombrosa.

(in latino) Raccontaci Maria,
che cosa hai visto per strada?

"La tomba del Cristo vivente
e la gloria del Cristo risorto."

Allora si prostrò e disse:

"Nudo uscii dal corpo di mia madre
e nudo vi ritornerò.

Il Signore ha dato
e il Signore ha tolto.

- Benedetto sia il nome del Signore."
- (insieme) Amen.

Mani ghiacce, mani di un morto.

Qui abbiamo appena avuto la scabbia.
Ne siamo usciti da poco.

- Non è che volete riportarcela.
- No!

Qui non sanno che lo abbiamo

e che ci è costato una fortuna
da copisti bolognesi.

"Già si solea con la spada far guerra,

ma or si fa togliendo
or qui or quivi lo pan

che il pio Padre a nessuno serra."

Sapete a chi si rivolge il vostro Dante?

A Giovanni XXII, il Papa.

Lo accusa di negare quei sacramenti
che Dio non negherebbe a nessuno

e di usare la scomunica come arma
per imporre il suo potere.

Ma non basta.

"Ma tu che sol per cancellare scrivi,

pensa che Pietro e Paolo moriron
per la vigna che guasti."

"Per la vigna che guasti."
Per la vigna che guasti!

Ha scritto che la vigna che
sua Santità distrugge è la Chiesa.

La nostra santissima Chiesa!

- O lo interpreto male?
- Non poteva scrivere libro più santo.

"Ed io che al fin di tutti i disii."

Ha cercato Dio e Dio è là.

Alla fine di tutti i disii.
È là ad attenderci, tutti!

"L'amor che move il Sole
e l'altre stelle."

Quando sapranno
che vi recate dalla figlia,

non aspettatevi un'accoglienza come
la nostra dagli altri monasteri.

Ehi!

Donato!

Pensavo che arrivaste ieri.

- Ancora quelle bestiacce?
- Non se ne vogliono andare.

Firenze ne è infestata.

Credo di sapere come aiutarvi.

È aperta. Ci sono le suore.

Lui è morto più di cento anni fa.

Il suo corpo è rimasto
miracolosamente intatto.

Segno della santità di questa acqua.

Guarisce la malattia delle donne
e la scabbia.

Basta un mestolo.

Le suore vogliono una libbra di cera
o due soldi.

NARRATORE: Per la guerra
ai ghibellini di Arezzo,

furono chiamati alle armi i fiorentini.

< Dante, ventiquattrenne,
dovette obbedire alla chiama.

Vuoi provarla?

NARRATORE: Nella sua famiglia il solo uomo
d'armi era stato lo zio Brunetto,

che trent'anni prima aveva preso
parte alla battaglia di Montaperti

come uno dei pediti destinati
a scortare il carroccio.

Dopo la disfatta
andammo con delle carrette

a cercare i corpi dei poveri morti
del nostro sestiere.

Per il puzzo delle migliaia
di cavalli e dei cadaveri...

NARRATORE: In quella battaglia
tra le truppe ghibelline di Siena

e quelle guelfe di Firenze, questi
ultimi patirono un'immane sconfitta.

- Con il cavallo come fai?
- C'è chi me lo dà.

- Chi?
- Uno, per poco.

Non è che fai ancora i debiti?

- Tu chi sei?
- Dante degli Alighieri

del sesto di Porta San Piero

- della schiera dei feditori.
- Questo non è una bestia da guerra.

Ha fatto la cavallata
di Poggio Santa Cecilia.

Ne sai più di lui?

- No.
- Hai mai fatto la guerra?

Allora togliti di mezzo.

- Si vede che è una bestia forte.
- Noi lo diciamo per il suo bene.

- Questo non è un cavallo da guerra?
- Sì, ma è da ferrare.

- Noi lo ferriamo, vero?
- Certo.

Devi armarlo.

- Non è che hai paura?
- Solo poca.

- Quindi è vero quello che dicono?
- Purtroppo sì.

A Ravenna per sposare
mia sorella, non venne lo sciancato,

ma il fratello di Gianciotto.

Era talmente bello che tutte
le donne, compresa mia sorella

si innamorarono di lui. Fu solo
quando Francesca raggiunse Rimini

che scoprì chi fosse il suo vero uomo.

Fu costretta a dividere il suo letto
con quello storpio... e lo fece.

Ma ormai era innamorata di Paolo
e... lui di lei.

Lo zoppo li ha scoperti e li ha uccisi.

Dopo qualche mese da quel...
da quella tragedia

si è risposato con la figlia
di Zambrasi da Faenza.

Sei di San Martino del Vescovo?

La prima volta in guerra?

- Sai come si fa?
- Che cosa?

A salvarsi.

- Come?
- Mai al centro, sempre di lato.

Magari della terza fila

- e quando attaccano...
- Non mi interessa.

Sei innamorato di una delle Portinari?

Non è vero.

Stai perdendo il tuo tempo.
Lo sai, vero?

Non sto perdendo niente.

Questo è il campo di Campaldino,
dove ha combattuto Dante.

- Mai visto un campo così bello.
- È concimato con i morti di Arezzo.

Signori!

Le guerre in Toscana
si combattevano per bene assalire

e pochi uomini vi morivano.

Ma ora è mutato il modo... e la
guerra che abbiamo combattuto oggi

ci ha costretti a uccidere molti nemici.

- Abbiamo vinto!
- Sì!

Abbiamo vinto.

In questa chiesa,
che fu costruita trent'anni fa

per festeggiare la loro vittoria...

Come simbolo del nostro giorno,

abbiamo trascinato qui
il primo dei nostri avversari,

Guglielmino degli Ubertini
e suo nipote, Guglielmo de' Pazzi.

(insieme) Ah, sì!

Sono un povero frate.

L'unico a non essere fuggito
da questo luogo sacro.

Il vescovo Guglielmino degli
Ubertini teneva a noi come figli.

Aveva cercato con tutto se stesso
di evitare lo scontro di oggi.

Era venuto in questo stesso luogo
a pregare Dio che lo aiutasse.

Ma quando tutti gli aretini
vollero la battaglia,

lui, seppure vecchio, indossò
l'armatura e non si tirò indietro.

La sorte non gli è stata benevola.

Vi ha trovato la morte
insieme al suo amatissimo nipote.

Adesso vi chiedo di fare quello
che avete fatto agli altri.

Toglietemi la vita perché non saprò
sopportarla dopo questa sconfitta.

Gli aretini fanno buone armi,
ma non sanno adoperarle.

Le vostre figlie
vi stanno facendo armaiolo.

Le sta sfiancando.

- È un male avere un padre così.
- Vi hanno preso, eh?

Non da ammazzarmi. Per lui
è la prima guerra, deve festeggiare.

Avete fatto tanti morti, oro niente?

È il vantaggio di avere due figlie
femmine. Anello e bracciale.

Per fare il loro dovere, devono mangiare.

Non sta bene! Non sta bene
quello che fate alle vostre figlie.

- Siamo stanche!
- Quella lì è mia.

- Trattami con delicatezza, sono ferito.
- Non preoccuparti.

- Non sei il primo.
- Non vieni?

Fai veloce, vero? Mia sorella è
fortunata, ha sempre quelli veloci.

- Dài, vieni, facciamo noi.
- Va bene.

Nostra sorella adorata era la più bella.

La più bella di tutte le ragazze
di Firenze.

La più bella!

- Era la più bella!
- Di tutte le ragazze.

Nostra sorella.

Beatrice, è la neve
dello scorso inverno, del tuo bosco.

È buona la tua neve e non ti fa sciupare.

Ah!

DANTE: "Piangete, amanti

poi che piange Amore

udendo qual cagion lui fa plorare."

DANTE: "Pietosa mia canzone,
or va piangendo

e ritrova le donne e le donzelle

a cui le tue sorelle erano usate
di portar letizia.

E tu, che sei figliola di tristizia,

vatten disconsolata a star con elle."

Beatrice.

C'è tua sorella Ravignana, non sei sola.

- Il gioco del lupo.
- Il gioco delle cieche.

- Il gioco della Luna.
- Il gioco dell'amore.

DANTE; Se lo vorrà colui
per il quale tutte le cose vivono

che la mia vita duri abbastanza anni...

(SINGHIOZZI)

DANTE: lo spero di dire di lei...

quello che non fu mai detto
di nessun'altra donna.

Lasciami! Lasciatemi!

NARRATORE: I suoi parenti, vedendolo
precipitato in tanta disperazione,

si consultarono per aiutarlo,
ragionando insieme di dargli moglie.

< Come quella donna perduta
gli aveva dato tristezza,

così la nuova donna
gli avrebbe portato in dono letizia.

(BUSSANO ALLA PORTA)

Eccolo, sta per venire lo sposo.

È giunto il tempo delle nozze,
il giorno della sua gioia

e della sua felicità.

Potete procedere.

Le mani.

(RESPIRI CORTI)

Un po' di caldo.

- È il mio fratellastro, Francesco.
- Mia figlia con te non è felice.

- Non hai mantenuto la promessa.
- Quale promessa?

Che avresti continuato il lavoro
del tuo povero padre

e non le avresti dato angustie di denaro.

Adesso vuoi fare il priore?

Mi sono iscritto all'arte
degli speziali per questo.

Se sarò eletto,
Gemma non avrà più problemi.

Ma se ti eleggono,
sarai priore per due mesi e poi?

Un priore ha incarichi importanti
anche dopo.

Voi lo sapete.

Siete stato podestà.

- Da quale parte stai?
- Dei Bianchi, di Vieri de' Cerchi.

Contro di noi, contro me.

Contro mio cugino Corso, contro il Papa.

Hai il coraggio di metterti
contro il Papa.

Voglio che questi odi finiscano.

Non fu una buona cosa per lui
essere eletto priore.

Lo ha scritto, lo ha ripetuto.

Proprio da lì si dipartirono
tutte le sue disgrazie.

- Anche il suo rapporto con Guido?
- Guido era un nobile.

Non avrebbe mai accettato
di iscriversi a una delle arti...

per il priorato.

- Vi mettete contro la mia famiglia?
- Loro che hanno fatto per me?

Siamo indebitati. Se vi eleggono
priore, a questo può servire.

- Non l'ho fatto per i debiti.
- Avete tre figli da crescere.

Fate questo passo solo se riuscite
a non guardare in faccia nessuno.

(RINTOCCHI DI CAMPANE)

Sai che cosa succede?

Sai che cosa succede della nostra
amicizia, se entri lì dentro?

Tu non eri un mio amico.

Tu sei il mio amico.

Ora butti alle ortiche vent'anni
di studi, i nostri progetti.

Per quanti fiorini, Dante?

Quanto costa la nostra amicizia?

La gente, il popolo, non quelli come
te, ha bisogno di chi li difenda.

Saresti tu... il salvatore del popolo?

Se passi quella porta e ti eleggono,
tra noi l'amicizia è morta.

Dicono di entrare, cominciano.

Perdonami.

Messer Noffo Guidi
per il sesto di Oltrarno.

Neri Del Giudice per il sesto
di San Piero Scheraggio.

Nello Arrighetti per il sesto di Borgo.

Dante Alighieri
per il sesto di Porta San Piero.

Bindo Bilenchi
per il sesto di San Pancrazio.

La mia prima proposta...

BOCCACCIO: Dante scegliendo il priorato
aveva scelto il popolo.

< Da quella elezione furono esclusi
i cavalieri, quindi i nobili.

- Dicevano che li facevate uscire.
- Mi dispiace.

Possono entrare solo i priori.
Gli altri devono rimanere fuori.

- Su, fuori!
DANTE: Un momento!

DANTE: Ciao, amore. Ciao.
GUARDIA: Forza!

Entrate. Mi dispiace, gli altri
non possono entrare. Rimanete fuori.

Non potete fare a meno di noi.

Abbiamo combattuto per voi a Campaldino.

- Abbiamo difeso le vostre famiglie!
- Ci avete esclusi da ogni carica!

- Oh!
- Aaah!

(RUMORE DI SPADE)

Aaah!

(SIBILO DEL VENTO)

Sei bianche.

Esiliato.

Ora votiamo per messer Guido Cavalcanti.

< Tre

quattro, cinque...

(VOCI NON UDIBILI)

< Sei bianche.

Esilio.

DANTE: "Guido..."

io vorrei che tu, Lapo ed io
fossimo presi per incantamento

e messi in un vasel,
che ad ogni vento per mare andasse

al voler vostro e mio,

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento

anzi, vivendo sempre in un talento,

di stare insieme crescesse il disio."

- E voi?
- lo sono spadaio.

- lo sono scambiatore.
- Adesso vi riceve.

Sua Santità.

(BISBIGLIANO UNA PREGHIERA)

- Siete dell'ambasceria dei fiorentini?
- Aspettiamo da giorni.

Il Papa vi riceve dopo la Compieta.
Seguitemi.

Il Papa sa la ragione
della vostra ambasceria.

Essendo i rappresentanti
della parte Bianca, temete

che la venuta a Firenze del fratello
del re di Francia come paciaro,

possa favorire la parte Nera.

Per la salvezza di Firenze e per la pace

che dite di volere,
vi preghiamo di fermarlo.

Perché siete così ostili?
Perché siete così ostinati?

Perché non vi fidate di chi il
buon Dio vi ha dato come pastore?

In verità vi dico che non ho altro
interesse che la vostra pace.

I vostri nomi.

- Corazza da Signa.
- Maso di Ruggerino dei Minerbetti.

Dante Alighieri.

Voi due potete tornare a Firenze
con la nostra benedizione

e fare in modo che la nostra volontà
di pace sia obbedita da tutti.

Quindi non invierete più il paciaro
di Francia?

Sei tu quel Dante che ha votato
contro i cento cavalieri

che io avevo chiesto alla tua Firenze?

Tu resterai con noi per vedere
come venga obbedita...

la mia volontà.

- Carlo di Valois è a Firenze!
- Non credetegli!

Carlo di Valois
ha fatto rientrare tutti gli esuli!

- I Neri riprendono il potere!
- Siete di Firenze?

< Si stanno vendicando!

< Carlo di Valois farà strage di Bianchi.
- Il Papa ci ha traditi.

Non fatevi trovare.
Nascondetevi il prima possibile.

01:02:11,481
NARRATORE: Questa è la condanna
che fu poco dopo emanata.

< "Noi, Cante de' Gabrielli di Gubbio,

podestà della città di Firenze,
condanniamo Palmieri degli Altoviti,

Dante Alighieri, Lippo Becchi,
Orlanduccio Orlandi.

per essersi adoperati
contro il sommo pontefice

e contro messer Carlo di Valois."

< "Che tutti i loro beni siano
confiscati, devastati e distrutti

e se ciascuno dei predetti cadrà
in potere del detto Comune,

sia bruciato con il fuoco finché muoia."

Ci siete?

Messer Boccaccio va a Ravenna
dalla figlia dell'Alighieri

per chiederle perdono da parte
dei fiorentini.

È troppo tardi.

Avete ragione.

A Firenze ancora oggi c'è
chi non vorrebbe vederlo perdonato.

Lui sapeva che sarebbe stato così,
ma non voleva crederci.

< Mi scriveva giorno e notte
tra i topi della farina

che in mulino non mancano mai

ma aveva bisogno di carta
e la voleva bambagina

e inchiostro di galla e candele...
Tutta roba che costa!

DANTE: "O montanina mia canzone, tu vai.

< Forse vedrai Fiorenza, la mia terra,

che fuor di sé mi serra,

vota d'amore e nuda di pietate."

- Un lenzuolo?
- Lo portava addosso.

Era la cosa più cara che avesse.

Un lenzuolo bello, da signori.

< Nella sua fuga era stato
in tante signorie.

< La sola cosa che avesse...
che teneva arrotolata al petto.

Aggiungete sempre delle parole?

Sono nomi.

Di chi?

- Di morti.
- Scrivete un libro solo di morti?

Solo di morti.

Se riesco...

ad avere... la forza, le energie

e la concentrazione...

l'immaginazione per un'opera...

un'opera che va...
che va oltre la mia immaginazione

mi richiameranno a Firenze...
per farmi poeta

in San Giovanni.

Sono 26, non 25.

- Ne ho contati 25.
- Ma dovete pagare per 26.

Siete troppo brava
a fare i vostri interessi.

Vogliono parlarvi.

Abbiamo saputo che un fiorentino
in fuga è stato qui.

Non sappiamo come si fa chiamare.
Il suo vero nome è Alighieri.

Se ci aiutate,
avrete una buona ricompensa.

- Se lo prendete, che gli fate?
- Vogliamo solo parlargli.

Comunque vi conviene tenere
gli occhi aperti.

Attenta, eh?

- (sottovoce) Dove sei?
- Sono qui.

Si è sparsa la voce che è da queste
parti, sono venuti a cercarlo.

- Vostro padre?
- Sanno che è uno che sta scappando.

Posso salire?

- Il prestito?

L'ho avuto, ma con questo a Firenze
hanno chiuso.

Non ci danno più un fiorino.

(SIBILO DEL VENTO)

Sta nevicando.

Avete freddo.

Dite di aver contato qualcosa
a Firenze, che eravate ascoltato.

Come avete fatto a ridurvi a vivere
nascondendovi a tutti?

Se tenti di placare la loro violenza
cieca, hai tutti contro,

perché la pace è la peggior nemica
per chi vive di odio e di guerre.

lo pensai... che da priore avrei
potuto esiliare i più facinorosi

salvando Firenze da tutti quegli odi
che la lacerano.

Ma tra questi più facinorosi c'era
il migliore dei miei amici,

l'uomo a cui devo di più
di tutta la mia vita

e per... amore della pace comune lo feci.

Benvenuti a Romena.

Aah!

- Fu accolto qui?
- Fu accolto qui.

Forza, dài, alzatevi!

Dài, vieni!

I signori conti sono ben felici
di ospitarvi.

- Credevo che ci ricevessero.

Mi dispiace.

Messer Agnolo è il solo che
lo ricordi, quando fu accolto qui.

- Lui c'era.
- Ero bambino

quando quello sbandato in fuga
fu accolto dal conte Alessandro.

Il capo della parte Bianca,
tra le tante incombenze

compose per il conte una lettera
lunghissima al paciaro del Papa

ma i Neri continuarono la guerra
e lui... dovette scappare ancora.

Ero stato in Lunigiana dai Malaspina
e in chissà quante altre signorie.

Quando il conte morì...

scrisse questa lettera ai nipoti.

Leggetela.

Leggetela, vi fa capire la sua situazione.

"Ai signori Oberto e Guido,
conti di Romena."

"Mi scuso per la mia assenza
alle lacrimose esequie

di vostro zio Alessandro,
illustre conte.

"Né negligenza né...

ingratitudine mi hanno impedito
di essere presente, ma...

l'improvvisa povertà...

che l'esilio mi priva
sia di armi... che di cavallo."

(SINGHIOZZI)

Dicono che a Poppi abbia cercato
madonna Gherardesca

per farsi raccontare di suo padre, Ugolino

e soprattutto della morte, tremenda
che gli fecero fare quei suoi figli.

È quello che avevo da dirvi.

Vi ricordate di lui,
di qualcosa della sua persona?

Sapeva il nome vero delle stelle.

Di tutte!

Più ci avviciniamo a Ravenna,
più si fa forte la paura

che... sapendomi fiorentino
non voglia vedermi.

Pare che non sia ancora capace...

di perdonare quello
che è stato fatto al padre.

Conta così tanto per voi?

lo... lo non sapevo che si potesse
scrivere il proprio dolore

in maniera così confidente

finché non lessi la storia d'amore
di Beatrice e della sua morte.

In quell'emozione lì...

in quel loro sguardo

c'è l'emozione del mondo.

Devo... Devo mostrarti una cosa.

È per la sola bambina che ho. Mi
sono morti tre figli prima di lei.

È la bambola di nozze
di una grande signora.

NARRATORE: L'indomani mattina raggiunsero,

dopo sei giorni di viaggio,
la nobile città di Ravenna.

- Sì, ma non facendo le puttane.
- Siamo donne semplici!

> lo sono vedova!
> Lo faccio con mio marito!

- Comunque a Ravenna non entrate.
- Dobbiamo entrare!

Entreremo!

Mamma?

- Sembrate malato.

- Sono malato.

L'avete cresciuta bene.

Questo è per te.

- Non... ti piace?
- Mi fa paura.

Paura?

- Che cosa ti fa paura?
- È un bimbo morto.

No.
No! No, è una...

Non potete pretendere che vi voglia bene.

Lo so.

C'è una brava persona di qui,
con una buona rendita

che mi vorrebbe in moglie,
ma senza di lei.

È la sua condizione.

Voi che siete il padre dovreste aiutarmi

per far sì che quando Violante
saprà leggere e fare i conti

possa essere oblata in qualche
santo posto a Firenze.

Ssh...

Ssh...

Voi conoscete frati e suore
più di chiunque altro.

Per voi sarebbe facile.

Era con lui la notte in cui è morto.

Potrà rispondere
a molte delle vostre domande.

Tutte le donne di qui hanno fatto
copie della vostra elegia

per madonna Fiammetta.

- Anche a palazzo...

- Anche a palazzo hanno fatto copie.
- Grazie.

Vengo da Firenze

dove malgrado tutti gli anni
trascorsi, ci sono ancora voci.

Voi eravate con lui, nella sua casa,
la notte che stava morendo.

Sapevate che aveva finito
di comporre il Paradiso.

Lo aveva detto ai suoi figli

la notte prima di partire
per la sua ambasceria... a Venezia.

Senza rivelare a nessuno

dove fossero nascosti
quegli ultimi... tredici canti.

Dalla notte della sua morte, i suoi
figli cercarono incessantemente

quegli ultimi tredici canti del Paradiso.

Poi una notte suo figlio Iacopo
mi svegliò urlando

che il padre in sogno gli aveva rivelato

che erano in una finestrella
della casa dove avevano abitato.

Erano veramente nascosti lì.

Voi credete davvero
che Iacopo abbia sognato suo padre?

O forse quei canti
sono stati nascosti dai figli

per via degli attacchi al Papa?

- So che siete qui per incontrare
la figlia, vero?

Sì.

Stasera, dopo i Vespri.

Non vorrà vedervi.

- Perché?
- Ha in odio Firenze e i fiorentini.

Dopo la morte di Dante,
è caduta la condanna per i figli

e sono potuti... ritornare a Firenze.

Ma lei si ostina a stare ancora qui,

in difesa delle povere ossa del padre.

A Classe voleva che io lo portassi
attraverso la pineta.

Era arrivato qui
nella più definitiva disperazione.

< Quel suo continuo fuggire
elemosinando sempre ospitalità

i tanti debiti che diceva
di avere lasciato a Firenze...

< Gli bastava raggiungere
quegli alberi per placarsi.

< Se ne stava zitto e guardava.

< Quando entravamo nella pineta, era
come se entrasse in un posto sacro.

- Buongiorno.
- Salute.

< Certe sere
volle essere lasciato lì da solo

ad attendere le prime luci.

DANTE: E vidi cento sfere

che insieme più s'abbellivan

con mutui rai.

E ancora le vidi.

Lume in forma di rivera.

< Sono certo che stava continuamente
pensando al Paradiso.

< Era questa la ragione
per voler essere condotto laggiù.

Alla fine...

Alla fine...

Mi sembra che abbia detto... "alla fine".

Alla fine...

di tutti i...

i... i desii.

Mi sembra che dica
"alla fine di tutti i desii".

(TUONO)

È morto.

(TUONO)

(SIBILO DEL VENTO)

(TUONO)

NARRATORE: Si ebbe all'improvviso il
silenzio delle preghiere e della pioggia

e nel macero dei rospi si rifletté

il muto volo degli angeli
verso l'infinito.

< Era la notte in cui a Ravenna
moriva Dante Alighieri.

NARRATORE: L'indomani mattina
nella immensa sala delle udienze

del palazzo dei Papi di Avignone,

Giovanni XXII emanava
nella solennità del concistoro,

quel tariffario penitenziale in cui
erano elencate le somme da pagare

per l'assoluzione da ogni peccato.

"Andrà l'ottava parte della prebenda.

Per il peccato di adulterio,
le sante messe dovranno essere..."

(sottovoce)
Questa notte, di malaria, a Ravenna.

Il cardinale del Poggetto ci informa

della morte in Ravenna di quell'eretico...

(in latino) In nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo, amen.

Sono rotelle di melograno come
segno di benvenuto.

Le faccio io.

Per il vescovo e i signori
da Polenta che ne sono golosi.

Il vescovo di più.

Dunque... Voi conoscete le ragioni
di questo viaggio.

Donato ve ne ha parlato.

Temo che suor Beatrice pur
ringraziandovi, non voglia vedervi.

Voi sapete il viaggio che ho fatto

e quanto ho faticato per convincere
il capitano della congregazione

- a decidersi per questa missione.
- Suor Beatrice non sa perdonare

il male fatto
dai vostri concittadini a suo padre.

- Una suora che non sa perdonare.
- Mi dispiace.

Per non costringervi di notte
a un così lungo ritorno

possiamo ospitarvi nella foresteria.
- Sì.

- Nella stalla c'è posto e biada per
le vostre cavalle. - Vi accompagno.

Ma voi siete certa
di non poterla convincere?

No, no, no, no, no...

No.

Sono fiorini d'oro

da parte della signoria
del capitano della congregazione

per suor Beatrice,
a titolo di risarcimento tardivo.

Ma voglio che suor Beatrice sappia

che considero suo padre... come mio padre.

Il padre di tutte le gioie della mia vita.

Ecco.

Ci sarà qualche topo, speriamo di no.

Una santa notte.

Il mattutino! Il mattutino!

Siete... voi?

So che avete fatto più e più volte
copie della sua opera

e che lo avete sempre difeso.

lo a vostro padre devo l'amore
per la poesia.

L'unica vera gioia della mia vita.

Malgrado la sua misteriosa
grandezza, quando lo penso

io lo so immaginare soltanto... ragazzo.

Voi potete immaginare quello
che io sto provando?

Mai avrei creduto che la vita mi
avrebbe dato una gioia così grande.

Era... ancora illuso che gli sarebbe
bastato concludere la sua opera

per poter fare ritorno a Firenze
ed essere laureato poeta.

Malgrado fosse stremato,
era ancora capace di illudersi.

Sono infinite le cose
che volevo chiedervi, ma...

Adesso che io sono qui con voi...

(sottovoce) Mi basta questo.
(SINGHIOZZI)

Mi basta questo.

Voi siete sua figlia...

e io sono qui con voi.

Vedete?

Dentro quel buio c'è un albero.

Qui lo chiamiamo "l'albero del Paradiso".

Non potete vederlo, è un albero
di mele selvatiche, piccole e aspre.

Mio padre diceva che avevano
il sapore delle mele rusticane

di una pianta sotto
la Torre della Castagna a Firenze,

davanti alla casa dove anch'io sono nata.

Gliele prendeva sua madre che
riusciva a raggiungerle, per premio.

Era l'ultimo ricordo che aveva di lei.

Dalla notte della sua morte
l'albero del Paradiso non le fa più,

come se sapesse che non c'è più
quel bambino che le aspetta.

Sapeva il vero nome di tutte le stelle.