All language subtitles for The Woman with Red Boots (1974) [25.000] [01.29.45.000] UTF-8 Italian ok.ru

- Irish?
- Sì, sono io.

Faccia una girata di 30.000 sterline
a Zurigo, blocchi i conti.

- Bene.
- Tenga ad occhio Wallstreet.

- Certo, è il momento buono.
- Compri, fino a 4.000.

- A 4.500 venda.
- Sì, certo.

- Niente di nuovo da Grenoble?
- Un metro a 3.000.

- 3.000 al metro? Quanti ettari?
- 500, ma ce ne sono anche altri.

- Pronto? La sento malissimo.
- Se ne possono trovare anche altri.

Verrà deciso nella prossima riunione
dell'associazione industriale.

La riunione è rimandata al 20.
Avverta Milano.

Non ho ricevuto
gli estratti conto di Heckler.

- Gli ha spediti lunedì.
- Va bene.

- Come sta sua moglie?
- E' tornata ieri dalla montagna.

- Bene. E i bambini?
- Beh, il più piccolo è malato.

- Bene.
- Da lei come va?

- Anche qui tutto bene.
- A presto allora.

Arrivederci.

E' ancora in tempo, signore.
Non ci vada.

O almeno lasci
che l'accompagni.

- Che succede? Chiamo un medico?
- No, non è il caso.

- I quadri vanno a quest'indirizzo.
- Quali?

Tutti. Le manderò
poi il contratto.

Comperiamo tutta la sua produzione,
per 20 anni.

- Si sente meglio, signore?
- Un po'.

- Non ho chiuso occhio tutta la notte.
- Le ho detto di non leggere al letto.

Ma lei non ascolta mai
quello che le dico.

Beh, ma...

- Perché ti rompe il Salone del Libro?
- I tascabili si vendono come tutti.

Allora, ha chiesto di vedermi
per un nuovo manoscritto?

Ho bisogno di soldi.

Per ora, i suoi diritti non coprono
neanche l'anticipo per "Secrets".

Quello che Lei scrive non è mica
facile. La gente non lo capisce.

Ma non l'ho faccio apposta.
E' così.

Mi hanno telefonato da Londra:
qualcuno forse tradurrà il suo libro.

Ma se ha bisogno subito di soldi,
perché non accetta la proposta

che le ho fatto l'anno scorso?

Gli amori proibiti
dei padri della Chiesa?

- Sì, perché no?
- Ma se sono neanche battezzata.

- A presto.
- Ciao.

Sì, scacco al re.

Mi da 100 franchi
se le faccio vedere qualcosa?

Lei crede che si possa essere
ancora curiosi alla mia età?

Curiosi non lo so,
ma taccagni forse sì.

Signorina.

Potrebbe farlo
un'altra volta?

Kléber.

Paghi.

Grazie, signore.

- Buongiorno.
- Salve.

- Me lo darebbe per 100 franchi?
- Ma che fa?

- Cerca di tirare su il prezzo?
- No, il fatto è che non ne ho di più.

- E perché non compra un libro da 100?
- Pablo.

Buongiorno.

- Come sta?
- Bene, grazie.

Senta un po', Pablo,
dove ha trovato questo libro?

Qui, da me, i libri
vanno, vengono...

Per caso, non ha nient'altro
di quest'autrice?

Françoise LeRoi...
LeRoi, LeRoi...

- Forse ha scritto solo questo.
- Potrebbe informarsi?

- Farò delle ricerche anch'io.
- E' davvero tanto interessante?

Beh, è allo stesso tempo
logico e passionale.

- Non so se mi sono spiegato.
- Mica tanto bene, sa...

- Diciamo che è molto femminile.
- Oh, adesso si è spiegato.

Kléber.

Ha cambiato espressione
da quando ha visto quell'uomo.

- Ciao. E non dimenticare il libro.
- Arrivederla, signor Rillet.

- Allora, lo vuole o no?
- Chi è quello?

Quello è Marc Rillet, il direttore
di "Optique", una rivista d'arte.

Abita qui di fronte.
E' un uomo che legge troppo.

Ehi, signorina,
ha preso il mio libro.

- Ma gliel'ho pagato, no?
- Ah, già.

- La seguiamo o torniamo a casa?
- La seguiamo, naturalmente.

- Tè ce n'ancora?
- Sì, in cucina.

- Sono stata da Catherine.
- Per 5 giorni?

Ne avevo bisogno.

E' passato José, mi ha proposto
una mostra per l'autunno prossimo.

- Sarai contento.
- E come no.

Cosa ne pensi?

- Bisogna vedere.
- E guardala allora.

- Non è un po' troppo fotografico?
- Se lo dici tu...

- Hai trovato l'uomo della tua vita?
- Non da Catherine, comunque.

Guarda,
non sono più la sola qui.

Si fa quel che si può.

- Gioca a scacchi Catherine?
- No.

- E allora, che cosa hai fatto?
- Ho giocato da sola.

- Per 5 giorni?
- E 5 notti.

Caro signore, la mia richiesta
è piuttosto insolita, lo so,

ma bisogna avere il coraggio
delle proprie passioni.

Le propongo quindi di incontrarci
al più presto possibile.

Stai già lavorando?

Il tuo è un caso disperato.

O sei in preda
a un romanticismo folgorante,

oppure sei affetta
dalla saggezza dei borghesi.

Il futuro è di quelli
che si alzano presto!

Dolce e primitiva fanciulla,

mi dici da dove viene tutto
il fascino che esercito sulle donne ?

Vestiti piuttosto,
prenderai freddo.

Kléber, la lettera.

"Ma bisogna avere
il coraggio delle proprie passioni.

Le propongo, quindi, di incontrarci
al più presto possibile.

La prego di depositare la risposta
nel colonnato dell'imbarcadero."

- Sarà nel grande parco.
- E le saponette?

- Non una parola.
- Ancora pubblicità. Tieni.

- Non risponderai a questa pazza...
- Certo che sì.

E aspetterò tutta la notte nel parco
che appaia la mia sconosciuta.

Andiamo.

E se non fosse
una pazza?

Io dico che non verrà.

"Stabiliremo i primi contatti tra noi
per mezzo della corrispondenza.

Continuiamo a scriverci e, quando
ci comprenderemo, c'incontreremo.

Cara sconosciuta, anche l'amore
è una questione di volontà.

Cara sconosciuta, stabiliremo
i primi contatti per corrispondenza.

Cara sconosciuta, anche l'amore
è una questione di volontà.

Cara sconosciuta, anche l'amore
è una questione di volontà."

Ancora quella lettera!
Ormai la saprai a memoria.

Sì, mi piace quello
che mi scrive.

E questo ti basta?
Senza nemmeno conoscerlo.

Vorrei tanto essere una pizzicagnola:
"Sì, signora, arrivederla..."

- Non ci sarebbero più domande.
- Ma quali domande?

Per tutta la vita mi hanno fatto
domande: "Dov'eri?"

"Che cosa facevi?"
"A che cosa pensavi?"

Allora da brava, dimmi,
ti chiami o no Françoise LeRoi?

Come ha fatto a cadere
la signora?

Senta, l'ho vista io perdere
l'equilibrio dalla ringhiera.

Può darsi, ma non si cade
così da un balcone.

Stava lavando i vetri.

Tu eri lì con la signora?

Vicino allo sgabello?

- Cosa stavi facendo?
- La lasci stare.

Cosa vuole che le dica? E' una
bambina, un po' di comprensione.

La odiavi quella donna?

Mi proibiva di andare
in salotto a leggere.

- L'hai spinta tu?
- Non l'ho nemmeno toccata.

Allora, perché ti senti colpevole?

Sono sempre successe
cose strane nella mia testa.

- Di che genere?
- Delle immagini, molto forti.

Io cerco di ricrearle quando scrivo,
ma è difficile, non ci riesco.

E pensi che la soluzione sia
tempestare quello di lettere?

Ma io voglio conoscerlo.

Però ho paura
di fargli del male.

Perché posso fare
del male, sai?

Anche a me?

- Così tu non le scrivi?
- No.

Però lei risponde?
Ha delle lettere tue?

- Sì.
- Quindi tu le scrivi.

Lei mi risponde, quindi le scrivo.
E invece no.

Non le scrivo,
non le ho mai scritto.

E queste saponette?

Un sacco di gente riceve delle cose
che non ha mai ordinato.

- Cosa è? Ti trova sporco?
- Sophie, ti prego!

Almeno fossero buone...

Stammi a sentire.

Ho tutto quello
di qui ho bisogno.

Ti sono fedele.
Non cerco niente.

Non mi servono
né amanti, né saponette.

- Da dove sono impostate le lettere?
- Che ne so, cambia sempre.

Ah, sì?
Non ti sfugge niente.

- La signora Rillet?
- Sì?

Certo che la vita
è proprio strana.

Ieri ho firmato un contratto
pubblicitario con suo marito.

Ho notato la sua foto
sulla sua scrivania

ed ecco che oggi
ho la fortuna di incontrarla.

E' proprio una strana coincidenza.

Suo marito mi è sembrato nervoso.
E' preoccupato in questo momento?

No, signore,
almeno...

E' un uomo di un'intelligenza
veramente notevole,

ma ha davvero tutto quello
che si merita,

tutto quello
che desidera?

Non c'è niente di più paralizzante
per un uomo di talento

della miseria
della sua vita privata.

- Non capisco cosa voglia dire...
- Può darsi che un giorno capirà.

Buonasera.

Scusami, sono in ritardo.

- Ti hanno regalato una cravatta?
- Una cravatta?

No.

Ho bruciato la mia col acido
in laboratorio

e ho mandato la mia segretaria
e me ne ha comprata un'altra.

Falle i miei complimenti.
Conosce benissimo i tuoi gusti.

L'avevo già vista in una vetrina,
mi sono limitato a descrivergliela.

Sono io che
l'ho scelta e pagata.

E l'invito al concerto per
sta stasera? Da dov'è uscito?

Non ne so niente.
Te lo ho già detto.

Un cliente.

Ma, poi,
che importanza ha?

L'ultima posta.

Ancora saponette.

Sono Françoise.
L'ho invitata io qui al concerto.

- Spero non le spiaccia.
- Cosa vuole da me?

Perché mi scrive?

- E perché quelle saponette?
- Quali saponette?

- Sono stato aggredito.
- Cosa stavi facendo?

Ero qui con Françoise.
E' stata lei ad invitarci.

E poi la luce...

Ma non è stata lei a colpirmi.

La chiami Françoise adesso, eh?

Ad un tratto si è spenta la luce.
Sono stata spinta verso la porta,

e, quando sono tornata,
c'era sua moglie con lui.

Cosa ti ha detto esattamente?

Non ricordo, perché è successo
tutto così in fretta.

Non ce la faccio andare di là.

Ha parlato di saponette.
lo dormo qui.

La bottiglia e i due bicchieri
li sciacqui, e fermi quell'aggeggio.

Bene, al lavoro.

Si deve vedere tutto.
Inquadri tutto.

Bene, un primo piano
del viso adesso.

Basta così.
Andiamo.

Potevi fare a meno di alzarti.

Mio marito che va a caccia

è uno spettacolo che
non si deve perdere.

Neanche fosse
la prima volta...

A stasera.

- Non prendi la macchina fotografica?
- E per fare che?

Ma non saprei...
Dei souvenir.

Di là, di là!

Vieni. Credo di aver
visto qualcosa.

Ecco, attento!
Di qua!

Ma no!
E' di qua!

Dai, spara!

Accidenti!

Per di qua!
Correte!

Buongiorno, Marc.

Si sieda pure.

Abbiamo deciso di mettere
in vendita l'appartamento.

L'avevamo comprato per nostra figlia,
ma visto che non c'è più...

Non riteniamo più necessario che Lei
rimanga alla direzione della rivista.

Mia nipote non poteva avere
un marito impiegato presso altri,

ecco perché abbiamo
assunto Lei, Marc.

"Optique" è una questione di famiglia
e lei non ne fa più parte.

Un ragazzo come Lei non avrà
difficoltà a trovare un altro lavoro.

Ecco la sua liquidazione.

Quanto vi sono pesato
in questi 10 anni...

Non avrà il coraggio di entrare.

Kléber, sentiamo.

Signore?
Mi scusi, la signorina...

- E' in casa Françoise?
- Si accomodi.

Françoise.

C'è una visita per te.

Finalmente si è decisa
a darmi il suo indirizzo.

Non ho mai capito
il suo gioco.

Non so neanche
se è veramente un gioco.

Non so più niente.

Per colpa sua,
mia moglie è morta.

Ero venuto per...

Non so più perché.

Ce l'avevo con lei.

Volevo vendicarmi.

Ma poi...

Mi è piaciuto il suo libro.

Mi piace l'ambiente dove vive.

Ha visto le sue lettere
che hanno fatto?

Adesso mi lasci in pace.

Buongiorno, signore.

Ciao, Françoise.

Allora, cosa voleva?
Cosa ti ha detto?

Ha detto che gli piace
molto questa stanza.

Su, dai. Suin ci ha portato
una bella bottiglia di vodka.

E allora cantiamo,
balliamo, facciamo festa...

Lasciala.
Non vede che sta piangendo?

Signore, la sua chiamata.

Il signor Lavalle, per favore.
Da parte di Pérou.

E con questo?
Cosa crede?

Di essere il mio avvocato
a tempo perso?

- Dormito bene?
- Ho preso una decisione.

Non scriverò più a Marc,
o almeno, per il momento.

Bene, già sei
in via di guarigione.

- La signorina Françoise LeRoi?
- Sì, sono io.

Sono l'avvocato Devalle,
procuratore legale.

Vorrei parlargli di una questione...
Mi scusi.

- No, no. Sono degli amici.
- Bene. Allora...

- Si accomodi.
- Grazie.

Un cliente vorrebbe pubblicare
la storia della sua vita, signorina.

- Di già?
- Come di già?

- A 26 anni?
- Lei è intelligente, ma sconosciuta.

Noi abbiamo intenzione di lanciare
un'altra collana, nuovi accenti.

Come si diventa scrittori,

e poeti
e compositori.

Questo è quello che
il mio cliente vorrebbe trattare.

- Perché proprio io?
- Il suo libro l'ha colpito.

- E allora?
- 100.000 peseta alla firma,

100.000 alla consegna,
10% sui diritti d'autore

e, per lavorare,
una casa in campagna.

E perché in campagna?

E' un vecchio signore a qui piace
che le cose si svolgono intorno a lui.

Ho capito.

Una governante che dirige la casa.
Non avrà niente da temere.

- C'è il telefono?
- Perché?

- Perché possa chiamarmi in aiuto.
- C'è il telefono, sì.

- Stupido...
- Ti farà bene cambiare aria.

Allora, accetta?

- Del tè, avvocato?
- Sì, con piacere. Grazie.

- Quanto zucchero?
- Quattro, per favore.

Non mi sembra molto loquace,
signorina LeRoi.

No.

- Leonora le accompagnerà.
- Scendo subito, avvocato.

Il mio cliente arriverà
tra un paio di giorni.

Lei, intanto,
può cominciare a lavorare.

E allora?
Lei scrive?

La sala da pranzo.
La cena è alle 20.00.

Mi auguro che lei non abbia
niente in contrario.

No, va benissimo.

- Il pranzo viene servito alle 13.00.
- Molto bene.

Questa è la sala di musica.
Dio solo sa perché.

Per quello, immagino.

- La casa è umida, eh?
- No, nel modo più assoluto.

Lo stanno restaurando.

Il signore ha fatto
la prima mossa.

Ha detto che adesso
sta a Lei giocare.

Ma io non conosco
questo gioco.

Si svolge su i tre piani,
evidentemente.

- Non c'è un libro sull'argomento?
- Il signore non possiede libri.

- Perché? Non legge?
- Mai.

Le faccio vedere
la sua stanza.

La vista dà sul parco.

Una campana
annuncerà i pasti.

Non mi ricordo se le ho già detto:
la prima colazione è alle 9.00.

Vedo che ha pensato a tutto.

Sì. Il signore tiene moltissimo
ai suoi ospiti.

Da dove viene la scultura
che sta nel salone?

Il signor Beretti l'ha lasciata
qui l'anno scorso.

Il Signor Beretti?

Uno scultore.

Lavorava qui?

Qui beveva.

Poi, una notte, se n'è andato
e non l'abbiamo più visto.

Non ha lasciato altro?

Questo non è un museo,
signorina.

Lei si chiama proprio Leonora?

E' il nome che mi ha dato la mamma,
se è proprio quello che vuole sapere.

E' molto che è al servizio
del signore Pérou?

Più di 20 anni.
La signorina ancora ha bisogno di me?

Lei è sposata?

Non è sposata.

Come fa per le comissioni?

Vado a piede al villaggio
tre volte alla settimana.

- E' lontano?
- 4 Km.

Il peggio è al ritorno.

Non potevano darle
una bicicletta?

II signore me lo ha proposto,
ma io ho rifiutato.

Qui non ci piacciono
le macchine.

Lei, per esempio.

lo mi domando come Lei
possa avere delle idee

mentre va su e giù
con tutte quelle dita.

- Allora anche Lei ha un segreto.
- Come?

Beh, quello del signor Beretti
era il vino rosso.

Niente vino rosso,
niente scultura.

Per lo meno
è quello che diceva lui.

Ci sono degli uomini,
a quanto pare,

che provano un gran piacere
a distruggersi.

Dimenticavo di chiederle:
Lei prende il tè alle 17.00?

Come era questo
signor Beretti?

L'ho visto molto poco,
gliel'ho detto.

E oltretutto aveva anche la barba,
era molto grosso.

- Leonora...
- Si?

Non prenderò il tè, grazie.

Signore...
Ma, signore, ha un cuscino in bocca.

Ma come ha fatto a ritrovarsi così,
con un cuscino in bocca?

- Ma come ha fatto?
- Torni subito al letto Lei!

Torni subito al letto!

Buongiorno, signorina.
Già al lavoro?

Buongiorno.

Le piace come è stata sistemata
la stanza?

Se c'è qualcosa che non va,
me lo dica pure, eh?

Noi ci siamo già incontrati,
mi sembra.

Sì, ha ragione.

- Davanti ad un biglietto di banca.
- E' vero.

- Piuttosto strana come coincidenza.
- A me non piace molto il caso.

- Però l'ammette?
- Ho il diritto di non rispondere.

- Comunque, le piace il gioco?
- Ah sì.

Mi piacciono i giochi logici,
ponderati, competitivi.

Per me, non esiste altro piacere,
al di fuori del gioco.

E l'arte?

Appunto, l'arte.

L'invenzione,
l'istinto, la follia...

Dicono che lei protegga gli artisti.
E' una cosa rara al giorno di oggi.

Oh, mio Dio.
Chi può dire una cosa simile?

Il suo avvocato,
la sua governante...

In questo caso...

Comunque sia, la ringrazio
di aver accettato il mio invito.

Conosco molti artisti che
avrebbero rifiutato invece.

Chi?
Beretti, per esempio?

Perché Beretti?

Chi le ha parlato di lui?

Leonora.
Ma forse ho capito male.

Non ho mai invitato
quel saldatore di ferraglia.

Vede, io non faccio venire
persone qualunque in casa mia.

Vorrei tanto che Lei
Se ne convincesse,

Ma io ne sono già convinta,
le assicuro.

Ho un appuntamento in città,
sarò di ritorno per la cena.

Ha una piuma sulle labbra.

Sono sicuro che non capirà
mai niente di questo gioco.

E' troppo difficile.

E' invece sì.

Invece sì.
Ha giocato.

Bene.
Andiamo.

Signore, Leonora
all'apparecchio.

Leonora, prenda nota:

il mio alfiere,
in 65, ripiano 3.

Ripeta.

Esatto.

Lo riferisca subito
alla signorina LeRoi.

Credevo che fosse venuta
per scrivere.

Non ha lavorato molto
da quando è arrivata.

Telefoni al suo padrone.

Il mio cavallo
dal ripiano 3,

in F6,
ripiano 2.

Il suo cavallo, ripiano 3,
in F6, ripiano 2.

Gli dica anche questo:

Ha!

Bisognerebbe sapere
da quale aneddoto, su quale ricordo,

iniziare il racconto
della mia vita.

Chi mi dirà dove
comincia la mia vita

e con quale segreto
comincerà il racconto?

- Il vino è pronto?
- Sì, signore.

- Le candele?
- Sì, signore.

Kléber, l'estate prossima
andremo in Grecia.

Ma ci siamo già andati
l'estate scorsa.

Signorina LeRoi...

I miei complimenti. Lei è una
terribile avversaria agli scacchi.

Aspetta un altro ospite?

E per parare il suo colpo,

prendo il suo alfiere bianco,

con il mio cavallo
del ripiano 3.

E io sposto
la mia torre in B7.

Naturalmente.

Sia il benvenuto.

Signorina LeRoi,

Lei conosce già Marc Rillet,
il mio nuovo direttore letterario.

Può servire, Leonora.
Accomodatevi, prego.

Kléber, il vino.

Château Margot, 1947.

L'ho imbottigliato io stesso,
e glielo raccomando.

Un giorno, non ce ne sarà più.
Sarà finito per sempre.

Eccoci qui complici
della sparizione di un tesoro.

Avere riunito dei commensali di rango
è un vero piacere, amici miei.

Lei riesce a togliersi
ogni capriccio.

Gliel'ho già detto,
io non credo al caso.

Preferisco prendere
le mie precauzioni.

- Lei vuole tutti a sua disposizione?
- Tutti?

Oh, no.
Non pretendo tanto.

- No, solo coloro che m'interessano.
- Io la interesso?

- Molto, signorina LeRoi.
- Perché?

Credevo che il mio avvocato
gliel'avesse spiegato.

Alla vostra salute.

Leonora, il caffè,
per favore!

Eccomi.

I bambini non hanno nessuna idea
del bene e del male.

E' per questo che sono
così cattivi.

Anche per questo si dice, credo,
gli artisti sono dei bambini grandi.

Perché vogliono conservare,
a tutti costi, la loro innocenza.

A volte anche fino alla morte.

- Lei non ha avuto figli?
- Oh no, grazie a Dio.

Venga, Kléber.
Tocca a me giocare.

Scacco matto
in sette mosse.

- Non pensavo di rivederla qui.
- Veramente?

Ma sì, veramente.

Signorina LeRoi,

sono venuto per vedere un'autrice
e occuparmi del suo libro.

Come vuole.

Avrei rifiutato, se avessi saputo
che si trattava di Lei.

- Eppure...
- Eppure, cosa?

Allora, piccioncini,
sto trascurando i miei doveri.

Ecco, assaggiate questo Armagnac.
Ha più di 100 anni.

Beh, che sta aspettando!
Chiami Leonora che pulisca subito!

E' più interessante
di quanto pensassi.

E più difficile anche.

- E non ha ancora visto niente.
- Non chiedo altro che di vedere.

Ma di che parlate?

Se le piacciono le situazioni
scabrose, si rallegri pure.

Il suo amico Richard
arriva domani.

Le auguro una buonanotte,
signor Pérou.

Buonanotte.

Deve essere stanco, signor Rillet.
Venga, l'accompagno.

E' stata molto sorpresa di vederla.
Eppure la conosci piuttosto bene.

No, affatto.
Cioè, solo un po'.

Lei mi stupisce. Sua moglie
mi parlava molto di Lei, Marc.

- Lei conosceva Sophie?
- Sì, molto bene.

Sono anche amico
dei genitori di sua moglie.

Sua moglie era convinta che Lei
avesse una relazione con Françoise.

- N'ero convinto anch'io.
- Ma no.

Si è sbagliato.

Certo, la signorina LeRoi
è molto attraente.

Buonanotte, signore.

Anche a Lei auguro
una buonanotte, Leonora.

Leonora!

Yuppie!

Che cosa c'è?

La sua tisana, signore.

Si levi dai piedi!

- Ehi, ciao.
- Ma che c'è? Sei caduto dal letto?

No, non ci sono andato.
Ho fatto fagotto e sono partito.

- Ha fatto un buon viaggio?
- Ottimo, grazie.

- Ci sono un sacco di fagiani qui, no?
- Domani ne faremo un paio arrosto.

Ho pensato che questo
le avrebbe fatto piacere.

Entri, si accomodi.

- Perché sei venuto?
- Hanno comprato il mio ultimo quadro.

- E tu come stai?
- Poi ti racconterò.

- Ma tu sta attento.
- Attento a che?

Anche lui è qui...

Sono qui tutti e tre adesso, non
mi resta quasi più niente da fare.

Posso dire una cosa, signore?

Se è interessante, sì.

Sono sicuro che Lei avrà
qualche problema con quella ragazza.

- E perché?
- Così, un'impressione.

Più l'avversario è forte,
più bella è la vittoria.

Stia tranquillo, Kléber.
Non è detta l'ultima parola.

Ci cascherà
come gli altri.

Come tutti gli altri.

Abbandoni la partita.

Scacco in sette mosse.

Una...

Due...

Tre...

Quattro...

Così prendo la regina.

La prenda.

Bene.

Ora vado di là
a lavorare un po'.

La disturbo, forse?

Perché ha fatto venire
il suo amico?

M'interessa anche lui.

Ma che scopo ha
questa riunione?

Dove vuole arrivare?

Francamente, non lo so ancora
molto bene nemmeno io.

Venga.

L'assolverebbero anche
senza confessione.

E' una creatura stupenda.

Chiuda la porta.

Io me ne vado.

Grazie per avermelo detto.

Leonora, suoni la campana
per il pranzo, subito.

Le saponette...

Allora? Dove lo vuole
appendere il suo quadro?

- Si accomodi.
- Grazie.

Mi permetta di brindare
al ricordo di sua moglie,

anche se Lei
comincia a dimenticarla.

Che cosa vuol dire?

Cosa state architettando?

Marc, stai zitto.

E' a lui che obbedisci.

E' lui che ti ordina di scrivermi
e di venire al letto con me.

Per favore, Marc,
smettila!

Lasciami!

Marc!

Marc.

Marc.

Marc.

Che cosa gli ha fatto?

Mi risponda.

Che cosa gli ha fatto?

E' lei...
Lei...

Lei, cosa?

Non lo so, ma...

Venga, Kléber.

Cosa è successo a Rillet?
Sta male?

Ma non capisci che fai il suo gioco?
E' quello che voleva.

Io non ho bisogno di lui, né di te.
E lasciatemi tutti in pace.

- No, Françoise.
- Se ne andrà.

Mi stupirebbe.

Avanti.

Mi dia tutto quello
che ha scritto.

- Non l'ho ancora riletto.
- Non importa.

Cinque pagine?
Tutto qui, eh?

- Signor Pérou...
- Sì?

Come è morto
lo scultore Beretti?

Come posso saperlo?
E' scomparso, senza lasciare tracce.

L'ho visto tagliarsi la gola
con un pezzo di metallo.

Qui, in questa casa.

In che consiste
esattamente il suo potere?

Non lo so.

Che cosa vede?
Mi dica.

Lei può far vedere quello che vuole
quando vuole?

Quindi, è senza limiti.
Lei potrebbe dominare il mondo.

Può darsi.

Ma Lei... Che gioco fa Lei
con tutti suoi soldi?

Sono affari miei.

Non ha ancora risposto
alla mia domanda, signor Pérou.

- Quale domanda?
- La morte di Beretti.

Ha ragione Lei.

Si è suicidato.

E' quasi pronto.

Io c'ero, l'ho visto.
L'esplosione è stata magnifica.

Come tutte le esplosioni.

Del resto, lo sa che io...?

Signor Rillet, mi scusi.

Tenga.

Sono state trovate tra gli oggetti
di sua moglie.

Le ho avute poco fa
dai genitori di lei.

Non capisco.

- Non le ha fatte Lei queste foto?
- No.

Pensavo che gliele avesse sottratte
sua moglie.

No, assolutamente.

Le vedo per la prima volta.

Allora...

Deve esserci qualcuno che
se n'è servito per comprometterla.

Françoise.
Non fa rumore, vieni.

- Come hai trovato il posto?
- L'ho cercato.

Che cosa vedi?

Niente, è già passato.

Vieni.

E' Beretti.

E questo...

E' Otto Mayer.

Quello che si è impiccato 3 anni fa
a New York, ricordi?

Lascia perdere, filiamo.

- No, io resto.
- Allora resto anch'io.

Mi fai fare tutto quello
che vuoi.

Faresti qualsiasi cosa
per me?

Tranne che smettere
di dipingere.

Sacrificare la regina
è stato geniale.

Ma io le ho bloccato
la torre.

Non avrà modo di evitare
il trabocchetto.

Perderà.

Su tutti i ripiani.

La ringrazio.

- Mi ha reso un immenso servizio.
- In che modo?

Mi ha guarito.
Molto semplicemente.

Ah, se sapesse tutte le sciocchezze
che ho fatto...

Le lettere che Lei riceveva
da Marc Rillet, per esempio,

ero io che le scrivevo.

- Perché?
- Non lo so.

E' assurdo.

Come il suicidio
di tutti quegli artisti.

Non sono stato io a provocarli,
si capisce.

Gli ho soltanto osservati,
guidati...

A che scopo?

La morte del arte.

Ma vi rendete conto...
Che stupidaggine.

Tutti questi anni sprecati.
L'arte morirà comunque.

Non ha bisogno di me.

Ma dimentichiamo tutto ciò,
vi prego.

Il tempo è bello,
la campagna è invitante...

Adoro i picnic.

Dov'è Marc?

Voleva camminare un po'.
Ci raggiungerà tra poco.

Da ragazzo, facevamo spesso delle
colazioni come queste con mia madre.

Lei portava
un gran cappotto di pelliccia.

E dei guanti da cui
usciva la punta delle dita.

Eravamo sulle Alpi,
al di sopra delle nuvole.

Avevo l'impressione
che fossimo soli al mondo.

E' molto importante saper
tagliare la selvaggina.

E saperla cacciarla anche.

Aspettarla, spiarla...

Abbatterla al momento giusto.

Kléber...

- Signore?
- E' il tuono, non è vero?

No, signore.

Come mai il nostro Rillet
non è ancora arrivato?

Françoise, aspetta!

Marc!

Marc!

Marc!

Era il vecchio che ti scriveva
le lettere. Ha combinato tutto lui.

Kléber, mi aiuti!

Bene, è finita.
Ce ne andiamo.

Tutti e tre?

Tutto si è concluso
secondo le premesse.

Eco da questa storia come vi sono
entrata: in compagnia di Richard.

Lui sapeva che non
ne sarei mai uscita

attraverso la porta troppo
convenzionale dell'affascinante Marc,

né attraverso la porta
troppo razionale del volitivo Pérou.

Marc continuerà a vivere
puntualmente

al servizio di
una dignitosa mediocrità,

la sua vita senza intuizioni.

Pérou, nel tentativo di distruggere
un mondo che intuiva,

ma che odiava
perché gli era precluso,

ha acuminato il suo cervello
limandolo ossessivamente

fino al punto d'incandescenza,

e continuerà a correre in eterno,
bruciando come un fiammifero.

Il fantasioso Richard, continuerà
invece a camminarmi accanto,

accompagnandomi,
attraverso la sua porta,

per le vie di quel magico mondo,
dove tutto è possibile.